Sgarbi: non ce l’hanno con me, ma con Giuli. Basta vedere chi è la signora che ha organizzato tutto…
Vittorio Sgarbi è un fiume in piena. Come sempre. Respinge le accuse. Replica al ministro Sangiuliano. Afferma che le parolacce facevano parte del clima leggero di uno spettacolo. Ed evoca una manovra politica ai danni del presidente del Maxxi di destra, Alessandro Giuli.
«Sangiuliano – dice Sgarbi al Corriere – è un cultore dell’estetica futuristica, sulla quale sta appunto progettando una mostra. Futurismo vuol dire dadaismo, significa la rivoluzione dentro i musei innescata da Marcel Duchamp. Una provocazione evidente che, anni dopo, culmina nella Merda d’artista di Manzoni…».
E ancora: «Se mi venissero chieste le dimissioni per una cosa del genere, il ministero della Cultura dovrebbe chiudere le porte per sempre. Sarebbe censura, vero fascismo. Le osservazioni di Sangiuliano sono condivisibili in tutto e per tutto, ma se riferite al comportamento in società o in sedi istituzionali: ad esempio, è chiaro che al Quirinale io non mi metto a dire parolacce. Ma il mio era uno spettacolo, era provocazione. C’è stato un profondo equivoco».
Il sottosegretario evoca una manovra politica ai suoi danni: “Tutti hanno applaudito e il video era tutto online da tempo — aggiunge —. Poi succede che un gruppo di “signore” dipendenti del Maxxi spedisce questa lettera di protesta a Giuli, ben 10 giorni dopo, e solo in quel momento scoppia il putiferio. Soprattutto mi risulta che la “signora” animatrice di questa lettera sia una fiera oppositrice di questo governo: la lettera è solo un modo per colpire Giuli, perché è semplicemente reo di essere di destra».
Il ministro Sangiuliano, racconta ancora, gli ha inviato un sms. E Sgarbi ha risposto di essere «indignato con i Calenda, con i soloni del Pd. E soprattutto con i grillini, che militano in un partito il cui figlio del fondatore Beppe è a processo per violenza sessuale».