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Sulla Santanchè si processa il ceto medio. Il “lusso” di Lady Souhmahoro non ha insegnato nulla alla sinistra

Sulla Santanchè si processa il ceto medio. Il “lusso” di Lady Souhmahoro non ha insegnato nulla alla sinistra

Politica - di Carmelo Briguglio - 8 Luglio 2023 - AGGIORNATO 8 Luglio 2023 alle 16:41

Daniela Santanchè è personalità forte, impattante; a volte bella sfrontata: non fruisce, per ciò, di sconti empatici da parte delle opposizioni; perché è figura tranciante dei valori-pauper che le leadership progressiste predicano al proprio mondo, senza praticarli nel privato; anzi, volentieri, imitano nella sfera individuale, le leggere filosofie dell’agiatezza che Lady Daniela espone con non poca iattanza.

A sinistra, coscienze double face

La vocazione vistosa (e costosa) all’armocrimia di Elly Schlein è emblematica. E fa il paio col diritto all’eleganza e al lusso reclamato dall’onorevole Sumahoro, come nuovo “diritto sociale” della sua signora.
In aula, la ministra, con poco inclito parlamentare, si è difesa rinfacciando vis a vis ai politici dell’opposizione di averla cercata per accedere alle raffinatezze della “Twinga life”: così, ha bussato alla porta delle coscienze double face. Ora, al netto delle responsabilità penali che, se vere, saranno accertate nelle sedi proprie, il “problema” non è la Santanché. La riflessione da fare, con serietà di analisi, a mio modo di vedere, è un’altra; in verità il suo caso rivela una questione politica. Che non è quello dell’”opportunità” sollevato dalla sinistra: un’arma che “di là” tengono sempre carica contro gli avversari; soltanto. Ma quella del ceto sociale rappresentato nel governo Meloni; problematica seria, che riguarda la costituency del centrodestra. Perché un governo “right” possa rispecchiare la comunità nazionale, non può fare a meno di donne e uomini provenienti dal sistema delle imprese e dal lavoro autonomo. Anche perché, l’atlante sociale indica quell’area come “vicina” al centrodestra; e segnala un dato politico: è quello il liquido amniotico dove vive molto del ceto medio; cioè della “borghesia dinamica” che, nelle società occidentali, si fa protagonista anche del consenso; nel trascorso “secolo breve” è stato così. Lo è anche in questo nuovo.

Il centrodestra e la middle class

Il centrodestra è destinatario dell’opzione privilegiata di quelle categorie: la fascia “di mezzo” tende ai valori più conservative che liberal; e, nel confronto bipolare, tra l’area moderata e quella progressista, fa pendere la bilancia in favore della prima: determina così la scelta del Corpo elettorale.
Per tali ragioni, un governo di centrodestra è anche destinato a sbattere spesso con le tematiche – infondate o meno – che sono state sollevate a carico della ministra del Turismo; non è e non sarà un caso singolo; sono armi che saranno periodicamente ricaricate dalle opposizioni, per ora deprivate di munizioni, a causa dei buoni numeri dell’economia italiana.
Ci sono, nel gabinetto Meloni, come in passato nelle compagini guidate da Berlusconi, presenze che vengono da significative esperienze aziendali e professionali; le giudico necessarie, se si vuole assicurare all’azione di governo competenze adeguate.
Un esecutivo non può essere soltanto la rifrangenza dell’emisfero che vive nel pubblico e di pubblico; inclusa la classe dirigente “professionista” della politica; nel cui primato, comunque, credo. La sinistra trova difficoltà d’ingresso in quegli strati sociali che vivono di “proprio” e non “di Stato”; nella finanza, per dire, il rapporto con la destra é inverso: prevale la sinistra. Ma ci sono in atto progettualità e traiettorie del ministero Meloni che sono seguite con attenzione dalla middle class: la riforma fiscale e quella del lavoro in primis; alcuni corpi intermedi stanno facendo sul governo un investimento di disponibilità e dialogo; quindi le opposizioni trovano porte sbarrate; per adesso. La sinistra, peraltro, ha nel suo mirino le figure che vengono dalle attività libere, a prescindere: é un daimon che il mondo progressista mantiene nel suo statuto politico; e spiega la difficoltà a interpretare le istanze degli ambienti “mediani”; di quelli che spesso stimolano e guidano i cambiamenti. In queste condizioni, per la “gauche”, vincere le elezioni, diventa più difficile, naturalmente; ma questo é un altro, più lontano discorso.

Ceti sociali e presenze nel governo

Il problema che si trova il premier – che è anche il leader della coalizione – non è l’imbarazzo di queste grane che scoppiano o vengono fatte esplodere sul tragitto dell’esecutivo; ma il circolo vizioso, all’interno del quale, se vuoi ministri in grado di prendere per la gola problemi insoluti da tempo, non puoi rinunciare alle competenze. E alle capacità e, qualche volta, alle eccellenze – cito il caso esemplare di Maurizio Leo, titolare della delega fiscale – per portare a casa risposte a lungo ricercate. Insomma, un governo dell’Occidente sviluppato, membro del G7, non si può privare delle risorse umane espresse dai mondi vitali centrali; anzi, dovrà vantarne la l’esistenza, per stabilire una relazione permanente con gli interessi organizzati; e per darsi un profilo di credibilità erga omnes. Ma – ecco l’altro corno del ragionamento – se scegli di ricorrere a tali energie, devi mettere nel conto una conseguenza non evitabile: quella di azioni “contras” dell’opposizione la quale, in atto, rappresenta strati sociali e immaginari molto distanti. Oggi più che mai, non sempre é stato così: per dire, al tempo di Prodi, il centrosinistra riusciva a interpretare una parte di quelle classi. Il che vuol dire che, se resteranno delusi dall’attuale compagine, il pendolo politico potrà andare nuovamente dall’altra parte; il credersi eterni è un vizio di ybris: lo vedo circolare molto, in chi per giovinezza o per miopia, non ha sguardi ciclici.
Ora, bisogna comprendere il fenomeno, non il fatto singolo: l’opposizione si concentrerà sempre più sulla dimensione personale di chi gestisce e molto meno – a volte mai – sugli atti di governo; soprattutto sui casi dei “governanti” con un passato recente nell’area del lavoro non dipendente, non pubblico. A parte il Turismo, ci sono dicasteri di peso come la Difesa, le Finanze, il Lavoro, i cui titolari hanno un passato-presente che li espone agli attacchi della sinistra; la quale mette in campo la “strategia dell’ombra”: mettere in ombra il loro fatturato attuale; e gettare ombre, sugli inevitabili interstizi che esistono tra il loro “oggi” e il loro “ieri”.

Doveri e poteri di chi governa

Ma un premier della destra tutto può fare che privarsi di queste partecipazioni al gabinetto.
Il che impone poteri e doveri, a monte e a valle. Il primo è del presidente del Consiglio: attiene all’articolo 92, secondo comma, della Costituzione; che non richiede commenti. Il secondo riguarda i ministri. Ai quali spetta l’onere di attrezzarsi, meglio prima che dopo, per tutelare se stessi e l’esecutivo di cui fanno parte; e proteggere la fiducia, talvolta la buona fede, del Primo ministro. In questi casi, occorre cacciare da se il demone circolante del “a me non succederà”; e pure quello “io ho tanti amici di là, ‘a me’ non ‘mi’ attaccano”.
State attenti: ”Non si illuminano gli spiriti che con le fiamme dei roghi, e la verità non può brillare di luce propria”.
Erano gli stolti apedeuti di Giustiniano, raccontati da Voltaire nell’”Ingenuo”. Hanno contemporanei imitatori; tanti. E sapete dove.

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di Carmelo Briguglio - 8 Luglio 2023