Tempi duri per Greta: ora ha esasperato pure la Svezia. E dopo l’ultimo blitz finisce alla sbarra

7 Lug 2023 9:59 - di Lara Rastellino
Greta

Greta Thunberg e eco-gretini hanno esasperato pure la Svezia. La loro mobilitazione incessante. L’allarme green, e i manifestanti in servizio effettivo e permanente e, soprattutto, la formula della contestazione “pacifista” modello monaci tibetani, sono finiti nel mirino della giustizia svedese che, appena due giorni fa, ha iscritto nel registro degli indagati l’attivista e altri manifestanti del gruppo “Riprendiamoci il nostro futuro”. Ma procediamo con ordine.

Greta ha stancato pure la Svezia: l’attivista alla sbarra per l’ultimo blocco stradale

Qualche settimana fa l’enigmatico simbolo delle rivendicazioni ambientaliste giovanili ha partecipato ad un’azione di protesta nei pressi del porto petrolifero di Malmö, nel sud della Svezia. Il gruppo di attivisti con Greta in testa ha giustificato l’azione dichiarando sul proprio sito che «il blocco fa parte di una resistenza pacifica all’industria dei combustibili fossili, che minaccia il futuro» delle nuove leve. Una lettura dell’episodio vista dall’angolazione di chi è intervenuto sul campo per ripristinare ordine e sicurezza segnala invece: «Thunberg e altre persone sono state coinvolte in una manifestazione a Malmö e hanno interrotto il traffico. La polizia ha chiesto loro di spostarsi e si sono rifiutati», ha dichiarato la procuratrice Charlotte Ottesen, intervistata dall’emittente di servizio pubblico svedese, Svt.

Tempi duri per Greta Thunberg e eco-gretini

Anche i lavoratori svedesi non hanno gradito la protesta e le sue conseguenze pratiche. Specie i camionisti svedesi che si sono visti vanificare gli sforzi di riuscire comunque a portare a casa la giornata di lavoro, rovinata dalle proteste apocalittiche dei manifestanti green. Un po’ come accade con gli eco-vandali sguinzagliati in Italia e nelle principali città europee, i cui blitz fanno danni, rifilando la beffa delle spese. Azioni che i militanti della dittatura climatica millantano essere mirate per proteggere l’ambiente, ma che alla fine finiscono per infierire a loro volta contro quello per cui sostengono di mobilitarsi. Innegabile, infatti, che il loro sia un modus operandi contro-producente, che non solo comporta esborsi e rinunce, ma scatena reazioni che certo non aiutano la causa della lotta all’inquinamento.

Le proteste “pacifiche” che danneggiano luoghi, cittadini e lavoratori

Imbrattare monumenti, opere d’arte e sedi istituzionali. E dover ricorrere poi all’utilizzo di solventi per rimuoverne i segni della devastazione. Denudarsi in strada e bloccare il traffico, aumentando le emissioni di gas di scarico delle auto paralizzate negli ingorghi scatenati dalle loro proteste. Far perdere ai lavoratori giornate di operatività e guadagno, non vanno infatti nella direzione opposta a quella indicata nel decalogo interventista di eco- soldati e eco-vandali? Fatto sta che, interrogativi a parte, per restare all’ultima incursione ambientalista, la scena di Malmö ha fatto saltare la mosca al naso degli svedesi, infierendo su chi, dovendo lavorare per mettere insieme il pranzo con la cena, è stato impossibilitato a farlo.

Cosa rischia Greta dopo l’incriminazione: dal risarcimento economico a sei mesi di reclusione

Per questo, la ventenne svedese e gli altri attivisti potrebbero essere condannati ad un risarcimento economico o (caso molto remoto) rimediare fino a sei mesi di reclusione. Ma, ultimo episodio e incriminazione o meno a parte, quello che sembra più in discussione che mai oggi sono ruolo e immagine di Greta e del suo seguito. Un simbolo, quello della Thunberg, sempre più appannati. Una figura, la sua, il cui astro nascente ha smesso di brillare da un po’ agli occhi dei cittadini. E finanche delle istituzioni svedesi, aperti al suo messaggio e pazienti nei confronti di una narrazione catastrofica, continuamente rilanciata a costo di disagi e polemiche.

Così Greta, dai sit-in di fronte  alla sede del parlamento svedese a Stoccolma. Ai blitz in porti e fabbriche. Passando per i blocchi del traffico disseminati in manifestazioni in giro per il mondo, ora ha stancato le platee internazionali e le piazze. A partire da quella svedese.

Ma, soprattutto, il suo astro contestatario non brilla più come prima…

Non solo. Come riporta Libero oggi sul momento di impopolarità della leader degli eco-gretini, «non è la prima volta che Greta finisce nei guai per il suo attivismo. Le è già capitato in Germania, ad esempio, lo scoro gennaio». Quando le autorità intimano l’alt alla sua incursione a Lützerath, «per via delle proteste contro l’allargamento di una miniera di carbone. A marzo, invece, la cronaca registra un doppio arresto «a Oslo durante una manifestazione per la rimozione di 151 turbine eoliche dai pascoli di renne». Spazi «utilizzati dai pastori Sami nella Norvegia centrale». E la lista di “precedenti” scomodi si allunga… Mentre lei si rifiuta di commentare la notizia della sua incriminazione e rilancia indomita: «Non ho intenzione di fermarmi mentre minacciano il pianeta». E la bagarre continua.

 

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