Zelensky sposta il Natale ucraino: per non festeggiarlo con la Russia lo anticipa al 25 dicembre
L’Ucraina ha deciso di spostare al 25 dicembre la data ufficiale delle festività del Natale, con un disegno di legge firmato dal presidente Volodymyr Zelensky. Si tratta di una rottura con la Chiesa ortodossa russa che celebra il Natale il 7 gennaio.
“La lotta incessante e vittoriosa per la propria identità contribuisce al desiderio di ogni ucraino di vivere la propria vita con le proprie tradizioni e festività”, si legge in una nota esplicativa al disegno di legge sul sito web del parlamento di Kiev.
Zelensky sposta il Natale ucraino e altre date religiose
Un provvedimento che fa parte degli sforzi per “rinunciare all’eredità russa”, come ha detto lo stesso Zelensky. Come riporta il Kyiv Indipendent, ci saranno ulteriori modifiche firmate da Zelensky: la Giornata della statualità ucraina sarà spostata dal 28 luglio al 15 luglio e il 1 ottobre segnerà la Giornata dei difensori dell’Ucraina e la Giornata dell’intercessione della Santa Madre di Dio, invece del 14 ottobre. Il 27 luglio, la Chiesa ortodossa ucraina indipendente ha adottato il nuovo calendario giuliano, con la modifica che entrerà in vigore il 1° settembre. Ciò significa che la data delle celebrazioni religiose del Natale, come ha evidenziato lo stesso presidente Zelensky, si sposterà al 25 dicembre, invece che al 7 gennaio come è stato fino a ora.
Proprio in queste ore di trecento sacerdoti della Chiesa ortodossa ucraina Upz (Ukrainskaja Pravoslavnaja Zerkov), ancora formalmente legata al patriarcato di Mosca, hanno inviato una lettera al metropolita Onufryj di Kiev, capo della giurisdizione ucraina, esprimendo costernazione dopo la distruzione della cattedrale della Trasfigurazione di Odessa, una delle maggiori chiese Upz di tutto il Paese.
300 sacerdoti ortodossi ucraini chiedono di lasciare la Chiesa di Mosca
‘Non vogliamo soffrire né per la Russia, né per Putin e neppure per Kirill”, si legge nell’appello rilanciato da Asianews, in cui si chiede di troncare subito e in via definitiva le relazioni con la Chiesa moscovita. La tragedia di Odessa viene definita ”un atto di barbarie”, e i sacerdoti chiedono di riunire il Sinodo della Upz, per sancire il distacco dalla gerarchia che ”sostiene il genocidio degli ucraini, per mano degli occupanti russi. Migliaia di ucraini non vedranno più il cielo rischiarato dal sole, non scriveranno più versi poetici, non doneranno mazzi di fiori alla persona amata e non prenderanno più in braccio il proprio figlioletto… E tutto questo dolore inesprimibile, questa immane tragedia in nome della giustizia satanica proveniente dalle fogne moscovite, come proclama il patriarca. E noi che cosa gli rispondiamo?”.
“L’aggressione della Russia contro l’Ucraina è satanica”
L’aggettivo ”satanico” viene usato più volte nella lettera per definire l’aggressione russa contro l’Ucraina, e in particolare i proclami di Kirill, il cui nome, spiegano i sacerdoti, ”si è continuato a ricordare nelle liturgie da parte di molti di noi, nonostante le decisioni del Sinodo dello scorso anno”. Diversi vescovi e metropoliti Upz continuano a sostenere ”l’unità con il patriarcato di Mosca”, da dove la giurisdizione ucraina viene continuamente ricordata come ”parte della Chiesa ortodossa russa”. Per questo l’appello a Onufryj, che secondo i firmatari ”non ha cercato di convincere del contrario né gli ucraini, né i russi”.