Caso Vannacci, Klaus Davi: “La gogna è una follia. Noi gay non ci sentiamo minacciati dal generale”
La gogna politica e mediatica che sta travolgendo il generale Vannacci è «una follia» illiberale. A parlare è Klaus Davi, il massmediologo che, intervistato dal Giornale afferma e e spiega come il “rogo” invocato contro il generale, autore de “Il mondo al contrario”, è un danno innanzitutto per la comunità gay. Il suo parere in materia è significativo. Parla «da omosessuale» e afferma che le parole contenute nel libro incriminato non lo hanno offeso. “In questa vicenda c’è una forma di ipocrisia e perbenismo inaccettabili. Noi gay siamo stati gli alfieri della libertà d’espressione: ci siamo battuti e sacrificati storicamente per difenderla. E adesso pretendiamo la gogna per chi ha idee diverse dalle nostre? Mi sembra una follia. Così ci rendiamo odiosi, diventiamo dei censori. Noi, che per secoli abbiamo vissuto nell’emarginazione, ora chiediamo che una persona venga emarginata”?
Caso Vannacci, Klaus Davi: La gogna? Follia, danneggia la comunità gay”
Una posizione che dovrebbero memorizzare sinistre e opposizioni che da giorni, insoddisfatte delle misure prese dal ministro Crosetto e dall’Esercito che ha rimosso Vannacci, vogliono sempre di più. Non si sa bene cosa: rogo dei libri e delle idee? Sfruttare Vannacci in chiave anti- Meloni? Da un punto di vista mediatico -risponde Klaus Davi a Marco Leardi- si tratta di un «dibattito elitario. In quanto gay, non mi sono sentito assolutamente offeso dalle dichiarazioni di Vannacci. Anzi, in qualche modo lui ha detto che siamo influenti e ci ha fatto un favore: ha sottolineato come una minoranza sia riuscita a condurre certe battaglie. Noi omosessuali non siamo minacciati dal generale, come sostiene qualcuno. Né lo siamo dal governo Meloni o da quelli precedenti. Queste sono balle. Chiedere la censura è aberrante, è contro la nostra storia. E io da liberale non lo posso accettare».
Caso Vannacci: “C’è molta ipocrisia. Anche a sinistra molti la pensano come il generale”
Quanto all’ipocrisia di cui parlava, Davi precisa: «In questa vicenda c’è una forma di ipocrisia e di perbenismo inaccettabile. Anche a sinistra c’è molta gente che la pensa come il generale, ma magari non lo dice. Ecco perché tutta questa canea mi dà fastidio». E’ molto chiaro lo studioso e opinionista sulla posizione assunta dai “progressisisti”. «Non sono d’accordo con l’atteggiamento di certi esponenti di sinistra, che in quel modo confermano peraltro il concetto di lobby evocato da Vannacci». Per non parlare del vizio della sinistra di voler decidere cosa bisogna scrivere o dire. Il generale Mauro Del Vecchio (poi diventato senatore Pd) disse che i gay nell’esercito «sono inadatti», ricorda il Giornale a Davi, eppure non si ricordano reazioni minimamente paragonabili al caso Vannacci.
“Due pesi e due misure”
«Ma certo, due pesi e due misure- risponde Klaus Davi- . Ed è quello che rende poco credibile il dibattito sull’argomento. Se certe cose le dice uno di destra, parte la gogna, se invece le dice uno di sinistra – che poi si scusò – passa tutto in cavalleria. Criticare le idee è legittimo, ma non dobbiamo chiedere l’espulsione e la discriminazione di chi le esprime. Noi gay – conclude- siamo morti nei campi di concentramento per il nostro orientamento e le nostre idee; quindi non possiamo essere illiberali».