Caso Vannacci, la sinistra vuole il gulag delle idee. FdI: “Donzelli ha toccato il nervo scoperto del Pd”
Sul caso del generale Roberto Vannacci non sono bastate le parole del ministro della Difesa, Guido Crosetto, a difesa del “decoro delle istituzioni”. Non basta che lo Stato Maggiore dell’Esercito abbia destituito il militare dalla guida dell’Istituto geografico militare dopo la pubblicazione del libro ” Il mondo al contrario”. La sinistra vuole di più. E cavalca in maniera forsennata questo “filone” per sollevare un polverone ipocrita. Ed è bastato che Giovanni Donzelli toccasse il “nervo scoperto” del Pd per mandare in tilt il mondo della sinistra. Il responsabile dell’organizzazione di Fratelli d’Italia, intervistato dal ‘Corriere della Sera‘ si era fatto delle domande e aveva posto delle considerazioni: «Leggo che il Pd e le sinistre dicono che non basta. Ma cosa vogliono? La lapidazione in piazza? Il rogo dei libri che non condividono? Il gulag delle idee che non corrispondono alle tante correnti con cui litigano? In un mondo libero si scrive ciò che si pensa». Ha messo sul piatto delle polemiche una osservazione fondamentale: «Crosetto ha agito correttamente ad avviare l’indagine. Se stabilissimo che compito della politica è decidere la bontà delle idee sarebbe la fine della democrazia».
Caso Vannacci, Foti “Donzelli ha toccato il nervo scoperto del Pd”
Eppure a sinistra si è scatenato il “dies irae”. Perché il punto è proprio questo: il Pd non può e non vuole rinunciare al suo diritto di censura con cui condizionare il dibattito pubblico. Per questo, avendo trovato un “filone” polemico, non intende lasciarlo, visto che in queste settimane è stato “surclassato” su tutti i temi fondamentali, dal reddito di cittadinanza al salario minimo, fino alle grottesche polemiche sul conto pagato in Albania dal premier Meloni. Al Pd non resta altro che fare gazzarra sul generale Vannacci e sulle parole di Donzelli. Interviene Tommaso Foti e smaschera l’assurdità del primo partito di opposizione: «È bastato che l’onorevole Donzelli toccasse un nervo scoperto del Pd, e cioè il tentativo di volersi sostituire alla autorità gerarchicamente competente a giudicare il comportamento del generale Vannacci, e contro di lui si è concentrato l’attacco dei fedeli e degli accoliti vari della Schlein. La tecnica è sempre la stessa, ha radici consolidate ed è scontata- sottolinea il capogruppo di FdI a Montecitorio- : accusare l’avversario politico di ciò che quest’ultimo non ha mai detto e montare una virulenta polemica».
“Non spetta al Pd decidere cosa può o non può essere scritto”
E qui veniamo al “nervo scoperto” che intossica ogni dibattito. «Donzelli – incalza Foti – ha solo ribadito che non spetta al Partito democratico o ad altri partiti decidere cosa può e cosa non può essere scritto nei libri: un principio basilare in democrazia. Ma immediatamente la sinistra, come sempre quando è a corto di argomenti, arriva a accusare Donzelli di essere razzista, omofobo e addirittura antisemita. Ma se pensano di condizionare così, con insulti e ricatti morali, il nostro operato, sbagliano grossolanamente».
Caso Vannacci, Montaruli: “Nel Pd atteggiamenti più da soviet che da democratici”
È una questione di dna: «La stessa a sinistra che fa polemiche sulle parole di Donzelli ammette di volere un proprio ruolo di censura non solo su di noi ma sugli italiani», interviene nel dibattito Augusta Montaruli. «Ciò li conferma più soviet che democratici: ed è questa la strana concezione dei diritti costituzionali su cui qualcuno dovrebbe interrogarsi anziché elevarsi a professore». Un atteggiamento che inquina il dibattito e la dialettica politica. È l’arroganza di chi pensa di avere la verità in tasca. E addirittura dettare cosa dobbiamo dire. Tutto ciò squalifica chi in queste ore ci attacca; ed un’opposizione che volta costantemente le spalle alla libertà di pensiero. La sinistra ha un evidente grave problema nel rispettare le idee altrui. Preferisce i diktat al dialogo, l’insulto al confronto semplicemente perché ha esaurito idee e argomenti. Siamo orgogliosi di non avere lo stesso approccio».