Confimi lancia l’allarme: “I tassi della Bce rallentano l’economia. Bene l’occupazione in Italia”
Gli industriali non hanno dubbi: i tassi d’interesse della Bce non sono la giusta contromisura per combattere l’ondata inflattiva “ma porteranno a un rallentamento dell’economia”. Così Paolo Agnelli industriale e presidente di Confimi Industria commentando l’indagine congiunturale condotta dal Centro Studi della Confederazione che ha intervistato gli associati sul consuntivo del primo semestre del 2023 e sulle previsioni per fine anno. “Siamo in un circolo vizioso che non permette alle aziende di calare i listini: i costi energetici sono tre volti superiori rispetto al 2019, la meccanica ha adeguati gli stipendi all’indice europeo apportando + 1.500 euro lordi a ciascun dipendente e il costo del denaro è quadruplicato in meno di un anno”, prosegue Agnelli.
“L’occupazione resta stabile ma la Bce non ci aiuta”
Nella disamina sullo stato dell’economia, Paolo Agnelli sottolinea che “Il conto economico è allo stremo per la politica della Bce. Nessun grande scostamento si registra sul lato occupazione che rimane stabile nel 72% delle imprese. A registrare una leggera riduzione del personale sono state le imprese del settore edile e della plastica. A creare nuovi posti di lavoro invece il settore digitale e dei servizi”.
I dati delle banche smentiscono le previsioni della Lagarde
Negli ultimi mesi le obbligazioni bancarie sono state tra le classi di attivi più performanti del reddito fisso, grazie al forte rimbalzo dopo la crisi bancaria regionale statunitense e l’evento di valutazione del Credit Suisse a metà marzo. Dall’inizio di aprile, infatti, l’indice COCO ha registrato un rendimento superiore al 7% rispetto all’High yield europeo e statunitense, entrambi a ~3%. Come previsto, i fondamentali bancari sono rimasti solidi (con i risultati bancari i livelli dovrebbero iniziare a normalizzarsi), tuttavia, anche se è iniziata una ripresa, il debito bancario offre ancora agli investitori un premio molto interessante rispetto al credito non finanziario.
Anche in questo caso sono state smentite le previsioni della Bce .Il recente stress test bancario ha dimostrato i progressi compiuti dalle banche europee: nello scenario estremo dello stress test della Banca Centrale Europea ( BCE), che prevedeva un calo del PIL del 6% e dei prezzi degli immobili di oltre il 20%, il livello di capitale di UniCredit sarebbe sceso di 349 punti base, ben al di sopra della citata soglia MD. Tutte previsioni che il mercato non ha confermato.