Crosetto: “Il Patto di stabilità va cambiato. E’ una spada di Damocle sui conti italiani”
«La spada di Damocle è il ritorno alle regole originarie del Patto di stabilità: è impossibile portare i bilanci degli Stati al rispetto dei parametri ordinari». Il ministro della Difesa Guido Crosetto è chiarissimo e nel colloquio con Repubblica centra il nodo cruciale del discorso: la richiesta di revisione delle regole fiscali europee. Mentre il governo Meloni sta mettendo in piedi una manovra “complicata” ma cercando di dare un segnale sul fisco, sul lavoro alle fasce più deboli, sulla rimessa in moto del mondo del lavoro, le vecchie norme europee rischiano di affossarla. Il governo e FdI in primis da tempo lancia messaggi di chiarezza. Inseguire il rigore tralasciando la crescita non è la mossa vincente.
Patto di stabilità, Crosetto: “Non si può ragionare con le regole di tre anni fa”
A Bruxelles Crosetto chiede un cambio di passo: «Serve un approccio da statisti, non da miopi». «Non penso che, quando va a Bruxelles, il mio collega Giorgetti si metta a discutere dell’asticella del deficit, piuttosto di una prospettiva più ampia. La spada di Damocle, per il 2024- sottolinea il ministro della Difesa- è il ritorno alle regole originarie del Patto di stabilità. In una fase di crisi economica e industriale ritengo impossibile portare i bilanci degli Stati al rispetto dei parametri ordinari. Bisogna cambiare la natura della discussione: il mondo è cambiato». Non si può ragionare con le regole di tre anni fa.
Ne va non il destino dell’Italia ma « il futuro dell’Europa. Sono in corso enormi cambiamenti: la transizione ecologica, la carenza di materie prime e l’avanzamento dei Brics impongono la ridefinizione dei parametri del Patto di stabilità dal puro ragionamento tecnico. Serve una visione di politica macroeconomica che guardi almeno ai prossimi 10-15 anni».
Crosetto: “Il mondo è cambiato. L’Europa non sia miope”
Crosetto lancia uno scenario di ampie prospettive. E rimarca una volta di più. «Insisto. Non si possono affrontare questi temi come si affrontavano due o tre anni fa». Poi replica a chi “dà i numeri” su quotidiani e siti : «Sui giornali leggo calcoli fatti sul Def, che contano un ammanco di 20 miliardi. Ma la manovra si fa sulla Nota di aggiornamento al Def. Attenderei quella per capire le effettive esigenze di politica economica».
Sfugge a tutti che il tema è un altro. Non si sfugge. «Se vogliamo attrarre investimenti in alcuni settori fondamentali per il futuro dell’Europa, come la transizione industriale e digitale o altra spese, allora dobbiamo escludere questi investimenti dal Patto di stabilità. Non è più il tempo di dire “abbiamo sempre fatto così”».
Caso Vannacci: “L’ intervento pubblico del premier non era necessario”
E precisa: «La regia è del presidente del Consiglio di concerto con il ministro all’Economia. Le proposte le fanno tutti i ministri, poi serve una sintesi che si trova in Cdm dove il premier è il primus inter pares. Il punto è concentrarsi non solo sulle risorse da trovare: l’azione di governo deve guardare alla costruzione di un humus economico per spingere gli investimenti e far crescere il Pil». Sul caso Vannacci il ministro Crosetto difende il silenzio della presidente del Consiglio Giorgia Meloni. «Ci siamo sentiti in più occasioni per vari motivi. Un suo intervento pubblico – spiega – non era necessario». Cicchitto sostiene che dietro Vannacci ci potrebbe essere la mano di Putin. Crosetto su questo tema replica: «Non parlo di un caso su cui sono in corso i necessari accertamenti».