Delitto Capovani, depositata perizia psichiatrica su Seung: “E’ psicopatico e imputabile”

31 Ago 2023 12:01 - di Roberto Garritano
Seung

I professori Renato Ariatti e Stefano Ferracuti , consulenti del Gip di Pisa, hanno depositato la perizia psichiatrica su Gianluca Paul Seung, il giovane italo-cinese che uccise ad aprile la psichiatra Barbara Capovani. Il verdetto dei due periti è inequivocabile: “Seung è uno psicopatico con disturbo di personalità paranoideo ma pienamente imputabile e può andare a processo”. Una perizia che segna la svolta in un caso mediatico importante.

La perizia Seung sulle carte

Ariatti e Ferracuti , cosi come gli altri consulenti, hanno dovuto scrivere la perizia per tabulas e cioè in base agli atti esaminati, dopo che il giovane si era rifiutato per ben due volte di incontrare gli psichiatri in carcere. Dalla perizia, lunga 95 pagine, si evidenzia che Seung “può andare incontro a decomposizioni di tipo delirante ma ha una personalità psicopatica e manipolatoria”. I due periti, tra i più illustri d’Italia, escludono la presenza “di uno scompenso psicotico che possa impedire a Seung di partecipare al processo” .

Cosa cambia adesso

In attesa di vedere le conclusioni degli altri periti è assai probabile che adesso il Gip percorra la strada ordinaria che porti al processo per Paul Seung, che ovviamente rischia l’ergastolo. Il giovane, da oltre quattro mesi in carcere, si proclama innocente e ha sfidato gli inquirenti a trovare le prove del Dna che lo inchiodino. La dottoressa Capovani aveva visitato Seung nel novembre del 2019, definendolo affetto da disturbi di personalità diversi che non raffiguravano un quadro psicotico.

Le possibili reazioni

Chiaramente la difesa, il cui consulente è Alessandro Meluzzi, insisterà per l’infermità mentale. Le quattro perizie precedenti sul giovane, svolte in relazione a reati minori, avevano dato lo stesso, identico esito in tre casi , nei quali si escludevano vizi di mente, mentre in una sola perizia l’italo-cinese era stato dichiarato affetto da un disturbo delirante, salvo poi affermare di avere simulato per evitare il carcere. La presenza di Ferracuti, figlio del grandissimo criminologo Franco che negli anni settanta si occupò del caso Moro, era già ritenuta una garanzia, cosi come quella di Ariatti, apprezzato professionista emiliano.

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