Ditte apri-chiudi, addio. Foti: “Su 58mila imprese cinesi, 37mila chiuse senza pagare tasse”

19 Ago 2023 8:32 - di Carlo Marini
Foti

L’offensiva contro le partite Iva apri e chiudi «è frutto di una norma che abbiamo inserito nella Legge di Bilancio, partendo dal presupposto che di 58mila imprese cinesi, 37mila erano state chiuse entro l’anno con elusione fiscale e contributiva e svantaggi competitivi per chi lavora in regola. Ora stiamo raccogliendo i frutti di una nostra battaglia storica». Tommaso Foti, capogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera, lo dice al Giornale e rivendica la promessa mantenuta con gli elettori in campagna elettorale.

“Extraprofitti alle banche, si può migliorare ma non si torna indietro”

Foti torna anche a parlare della tassa sugli extraprofitti alle banche «Non mi innamoro delle norme per come escono inizialmente, migliorarle è sempre possibile, fermo restando che migliorare non significa snaturare o creare situazioni di disparità di trattamento che finirebbero per diventare una autostrada per qualche impugnativa». Altro tema caldo è quello del caro benzina. «Se puntassimo un po’ di più a estrarre il nostro petrolio – osserva il presidente dei deputati di Fratelli d’Italia – qualche carta in più potremmo giocarla. La vera iniziativa deve arrivare dall’Europa che ha dimostrato di saper reagire di fronte ai monopolisti del prezzo del gas. Lo stesso può fare per il petrolio. Che gli italiani debbano pagare l’ingaggio di Neymar mi sembra un po’ eccessivo».

Foti: “Il salario minimo per i 5 Stelle era 9 euro dieci anni fa”

Foti torna quindi, come aveva già fatto nei giorni scorsi in un’intervista al Corriere, sulla raccolta firme del centrosinistra sul salario minimo. «Le raccolte firme hanno sempre finalità propagandistica. Di certo la campagna è ingannevole visto che promette “salario minimo subito” quando avrà effetto dal 15 novembre 2024. Siamo al salario minimo post-datato. A tacere del fatto che bisogna individuare la copertura finanziaria per aiutare le piccole imprese a sopravvivere, mentre si rinvia a un decreto ministeriale il salario orario del lavoro domestico». Foti lo dice chiaramente:  «Temiamo che rischi di essere uno strumento che non contrasta il lavoro povero. Una curiosità: la prima proposta dei Cinquestelle di 10 anni fa proponeva un salario minimo a 9 euro. Si trattava di un errore per eccesso allora o per difetto oggi? Noi riteniamo che bisogna intervenire sull’estensione della contrattazione collettiva nella quale l’Italia è all’avanguardia, sui part-time involontari, sui falsi stage. E ancora: Elly Schlein non ha mai sentito parlare di appalti al massimo ribasso o Conte di cooperative spurie? Il problema dell’aumento delle retribuzioni in Italia passa anche attraverso tre fattori: il rinnovo dei contratti scaduti, l’azzeramento della tassazione su straordinari e tredicesima; la partecipazione dei dipendenti agli utili delle imprese, un diritto e non una facoltà».

 

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