Dossieraggio, Crosetto: “Non mi limito a fare la vittima. C’è in gioco la democrazia, bisogna reagire”
Con una lunga lettera al Corriere della Sera, Guido Crosetto interviene sul caso del possibile dossieraggio contro politici e personaggi in vista emerso grazie a una sua denuncia e ora anche all’attenzione del Copasir, oltre che della Procura di Perugia che ha aperto un fascicolo. Il ministro invita alla riflessione su argomenti che, partendo dal caso specifico, lo superano per arrivare infine al vero cuore del problema, perché quanto accaduto non riguarda “un grave fatto che oggi tocca me e che dovrebbe inquietare tutti, ma le regole della democrazia“. “Potrei limitarmi a fare la vittima, ma non è giusto”, chiarisce quindi il ministro, soffermandosi sulla necessità di allargare lo sguardo ai meccanismi che si celano dietro la raccolta e pubblicazione di dati sensibili e dietro le fughe di notizie su attività giudiziarie in corso, compresa quella di ieri sull’inchiesta di Perugia scaturita proprio dalla sua denuncia. Alla quale oggi il ministro ne aggiunge un’altra per violazione del segreto istruttorio.
La lunga serie di domande che chiedono una risposta
Crosetto pone una serie di domande che si affastellano su quanto accaduto e che sono le stesse che si pose lui a ottobre, quando denunciò la pubblicazione dei dati riservati che lo riguardavano: “Chi voleva minare la nascita del Governo fin dai primi passi? Il dossieraggio è una pratica diffusa? Possiamo convivere con il sospetto che persone, dentro lo Stato, lavorino per minarne le istituzioni? È giusto continuare a far finta di nulla quando si vedono pubblicati atti di indagini in corso che, tra l’altro, gettano schizzi di fango inaccettabili su istituzioni serie come la Dna?”.
L’orgoglio di Crosetto per aver fatto emergere il caso. “Ma non è giusto limitarmi a fare la vittima”
Il ministro si dice “particolarmente orgoglioso di aver promosso, da uomo delle istituzioni” la denuncia che ha dato il via agli approfondimenti “sul rischio che soggetti che dovrebbero garantire la normale vita democratica la mettano in pericolo” e sottolinea di essere “certo che Perugia procederà spedita a mia tutela, la parte offesa, e del nostro sistema democratico”. Ma non vuole e non può limitarsi a “a fare la vittima”. “Non è giusto”, aggiunge, soffermandosi poi sul tema della pubblicazione di notizie sulle inchieste in corso che sempre giudica “grave”, anche in questo caso in cui avviene “non per far male o attaccare un esponente politico ma, al contrario, per parlare di un fatto gravissimo a suo danno, e lo dico da parte lesa”.
L’attacco al governo Meloni “fin dal suo esordio” e i sospetti sulla fuga di notizie
Un caso in cui “è ancora più grave perché riguarda una vicenda oscura ai danni di un ministro e di un politico, che, se colpito con dossier costruiti ad arte, avrebbe potuto mettere in crisi la nascita dell’intero governo Meloni, fin dal suo esordio”. “Non vorrei sia in corso un tentativo di giustificare a posteriori attività illegittime”, spiega Crosetto, ponendo un’altra serie di domande: “Ma perché c’è chi fa uscire ora questa notizia? Ho un sospetto grave: non è che qualcuno vuole alzare polveroni per nascondere la verità? Chi sta cercando di precostituirsi delle difese? Come funziona il circuito dei dossier nel rapporto con chi, poi, li rende pubblici? E le fughe di notizie di indagini coperte dal segreto? Chi li fa uscire, con quali logiche, quali obiettivi? Li usa a vantaggio di un singolo o per un gruppo? Gratuitamente o per lucro? Pubblici ufficiali, pagati dai contribuenti, diffondono indagini costruite ad arte, per infangare o procurare effetti e danni politici?”.
Il ministro presenta una denuncia anche per violazione del segreto istruttorio
Infine, “la domanda più grave: perché colpire anche la Dna, il più alto baluardo morale contro la criminalità organizzata? Cui prodest?”. “Non certo alla magistratura onesta che, con coraggio, lavora per difendere ognuno di noi”, è la risposta di Crosetto, il cui timore è che “dietro questa gravissima vicenda, ci possa essere un mondo grigio, un porto delle nebbie, che sarebbe interesse nazionale disvelare”. Crosetto, dunque, ha deciso di denunciare anche la violazione del segreto istruttorio, “al fine di aiutare il lavoro dei magistrati e di ottenere la verità su una vicenda inquietante, ma anche a tutela dell’indagato stesso, l’ufficiale della Guardia di finanza”.
Crosetto: “Io garantista sempre, anche verso chi potrebbe volermi fare male”
“Io sono garantista sempre, anche verso chi potrebbe essere imputato di volermi fare male senza ragione o commettere reati contro di me. Per me, ogni cittadino è innocente per tre gradi di giudizio”, rivendica il ministro, avvertendo sul rischio che in questa vicenda contrassegnata da “molte cose strane”, potrebbero “essere coinvolti altri attori (non parlo dei magistrati), oltre alla persona individuata, intenzionati ad alzare polveroni per nascondere sé stessi, buttandola in caciara e scaricando le loro responsabilità su altri. Non sarebbe giusto consentirlo”.
“Si indaghi e si arrivi alla verità. In gioco ci sono le regole della democrazia”
Poi “una riflessione finale: stavolta non si faccia finta di non vedere, come si è purtroppo fatto con i casi di Renzi, Palamara, e tanti altri, riguardo decine di dossier illegittimi, ma si indaghi e si arrivi alla verità. Quando i rapporti tra pezzi di Stato e informazione si costruiscono partendo da reati, le notizie vengono alimentate in modo illegale e con finalità eversive. Quando la gestione dei dossier diventa non l’atto di una singola mela marcia ma — spero di no — un sistema complesso che coinvolge più attori e viene utilizzato per controllare, garantirsi potere, influenzare la vita democratica, servirebbe deporre le armi dello scontro partitico e riscoprire l’importanza di lavorare tutti insieme a difendere la democrazia”. “L’idea che qualcuno abbia potuto o possa costruire dossier su Crosetto come su Conte, su Renzi come su Meloni, su Gentiloni come su Salvini, non può essere accettata. Non si tratta di un grave fatto che oggi tocca me e che dovrebbe inquietare tutti, ma delle regole della democrazia”, conclude Crosetto.
L’Italia è una falsa democrazia, con un governo sotto tutela straniera. Riusciremo a lobrerarci? Dovremmo fare come in Nigeria e resistere alle sanzioni, col rischio di doversi avvicinare ad altri ancora peggiori degli attuali burrattinai.