Giulia Tramontano, l’autopsia: topicida su lei e il feto. Il sospetto: Impagnatiello l’avvelenava da mesi

30 Ago 2023 20:15 - di Greta Paolucci
Giulia Tramontano

Gli inquirenti al lavoro sull’omicidio di Giulia Tramontano dopo i risultati dell’esame autoptico ora ne hanno la certezza: Impagnatiello avvelenava lei e il feto da mesi: con il topicida. Nel sangue, nei capelli e nei tessuti della giovane, morta dissanguata per le coltellate inferte dal compagno, così come sul piccolo mai nato che portava in grembo, sono state trovate tracce di bromadiolone, l’anticoagulante più tossico tra quelli annoverati nella categoria del veleno per topi.

Giulia Tramontano, l’autopsia rivela tracce di topicida nei capelli e nei tessuti della giovane

È l’ultima certezza in mano agli inquirenti al lavoro sul caso. L’ultima agghiacciante acquisizione d’indagine che, se possibile, amplifica un orrore che non si hanno più parole per descrivere. Un orrore messo nero su bianco nella relazione medico-legale sul corpo della 29enne incinta, al settimo mese, del piccolo Thiago. Secondo gli esperti di Medicina legale di Milano non si può determinare se questo elemento è frutto «di più somministrazioni a basse dosi» o di un’unica più elevata. Ma sicuramente «nell’ultimo mese e mezzo», prima del delitto, c’è stato un incremento nella somministrazione del veleno da parte di Impagnatiello.

Ma il veleno non è stata la causa della morte: Giulia Tramontano è morta dissanguata

Topicida che non è stata la causa di morte di Giulia, uccisa con 37 coltellate e morta dissanguata come Thiago. La 29enne non ha avuto neppure il tempo di difendersi. Assenti i tagli su mani e braccia tipici dell’autodifesa, mentre l’autopsia restituisce la mappa delle ferite al collo, al viso e al torace. I segni di un massacro che, tra depistaggi e bugie, Impagnatiello ha cercato di ridimensionare, puntualmente smentito da rilievi e riscontri delle indagini. Come nel caso della relazione dei carabinieri. Dalla quale emerge che l’indagato, a partire dal dicembre 2022, ha fatto ricerche sul web per capire «quanto veleno è necessario per uccidere una persona». Mentre dall’analisi di alcune chat, una con un’amica per esempio, Giulia si lamentava di sentirsi “una pezza” dopo aver bevuto una bevanda calda: «Ho troppo bruciore di stomaco (…) lo stomaco mi uccide (…) mi sento drogata»…

La mappa delle ferite conferma: la ragazza viva dopo ogni coltellata

Una suggestione. O forse un’avvisaglia impossibile da immaginare per la 29enne in attesa del suo primo figlio. Fatto sta che oggi quelle ricerche di Impagnatiello, iniziate mesi prima dell’omicidio. E il referto autoptico che rivela le tracce del veleno per topi sulla vittima, potrebbero rappresentare un elemento importante nel processo. Per l’accusa, infatti, da sempre convinta di una premeditazione del delitto, il topicida trovato sia su Giulia che sul piccolo Thiago, potrebbe significare la pianificazione del delitto. Avvalorando il sospetto degli inquirenti di una premeditazione da parte dell’assassino. Mentre, sempre dall’autopsia, emerge che la giovane, morta dissanguata dopo 37 coltellate, era ancora viva dopo ogni fendente. Un elemento che rende – se possibile – l’omicidio ancora più atroce. E che potrebbe tradursi, in aula, nell’aggravante della crudeltà, contestata dalla Procura fin dal primo istante.

 

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