I tecnici del Cnel smascherano il Pd sul salario minimo: “Impossibile definire il livello giusto”
Sono bastati solo sette giorni al Cnel (Consiglio nazionale dell’economia e del lavoro) per individuare le notevoli criticità sulla ipotesi di riforma sul salario minimo avanzata da Giuseppe Conte, Elly Schlein e sinistre minori. La presidente del Consiglio aveva affidato all’organo costituzionale di arrivare a un parere entro 60 giorni, cioè in piena manovra finanziaria, su una proposta di legge condivisa sul loavoro povero. Che fosse basata sui dati. Nel Cnel siedono i rappresentanti delle parti sociali ed è contenuto l’archivio nazionale dei contratti collettivi. Il Cnel, ora guidato da Renato Brunetta, ha potuto evidenziare tutte le perplessità di poter arrivare all’individuazione di una misura standard dei salari:
I tecnici del Cnel svelano il bluff del salario minimo che vuole il Pd
«La questione salariale non può essere ricondotta unicamente ad un dibattito sull’opportunità, o meno, di introdurre un salario minimo legale. Ma deve andare a toccare i principali problemi che ostacolano la crescita dei salari dei lavoratori in Italia: dai rinnovi contrattuali alla diffusione del dumping contrattuale; dalla crescita esponenziale del costo della vita all’elevato cuneo fiscale; fino all’impatto della precarietà e del lavoro povero», si legge in una memoria in cui il Cnel criticava – sul tema- la mancanza nella proposta delle minoranze: «il riferimento a possibili soluzioni in grado di affrontare il problema dei bassi salari dal lato della riforma fiscale e da quello della contrattazione ai vari livelli». Rilevava inoltre che «i livelli retributivi minimi non sono fissati in modo uniforme. E che in una eventuale definizione legale della retribuzione non sarebbe possibile fissare una misura standard, non differenziata per settore e qualifica». La critica riguarda l’impossibilità di ricondurre tutto alla fissazione di misure legali.
Salario minimo, Cnel, i veri numeri: la proposta riguarderebbe 60mila persone
Il Cnel rivela poi il bluff dei numeri di cui si riempie la bocca l’opposizione. L’accusa rivolta al governo sarebbe quella di lasciare indietro 3 milioni di lavoratori. In realtà la platea dei lavoratori potenzialmente coinvolti dal salario minimo sarebbe molto più ristretta: dato che i contratti collettivi nazionali coprono già la maggior parte del mercato e sono sopra i 9 euro l’ora. Dunque la proposta del salario minimo così come la vorrebbe l’opposizione riguarderebbe “circa 400mila lavoratori”. E i lavoratori privi di una assenza effettiva di tutele sarebbero ancora meno, 60mila.
Cazzola: “la sinistra dà i numeri sul salario minimo”
Sempre sul Giornale l‘ex sinbdacalistal e parlamentare Giuliano Cazzola conferma che il Pd “dà in numeri” sull’argommento salario minimo. «Finora la sinistra politica e sindacale “ha dato i numeri”. L’entrata in scena del Cnel è servita per smentire le narrazioni secondo cui la responsabilità del sotto salario era tutta attribuibile ai contratti pirata. Un inganno”. E per quanto riguarda i contratti pirata aggiunge: “Riguardano lo 0,3% dei lavoratori, cioè 60mila. Si possono contrastare già con le disposizioni vigenti”.