I vandali del Vasari sono 11 tedeschi. La provocazione di Senaldi: Scholz farà come la Meloni a Valona?
C’è voluta appena mezza giornata, e alla fine li hanno beccati. I vandali del Corridoio Vasariano hanno nome e cognome: sono undici turisti tedeschi, ripresi proprio dalle telecamere, uno dei quali, condotto in commissariato per l’identificazione ufficiale indossava ancora la maglietta indossata durante il raid. Una brigata di undici teppisti identificati anche per l’acronimo DKS1860, squadra di calcio del loro Paese, militante in terza lega. E ora ci si augura che per loro, stanati in poche ore, si attuino le sanzioni ribadite ieri dal ministro Sangiuliano, tornato a parlare – come già per gli eco-vandali – di inflessibilità. Tolleranza zero. E risarcimento del danno. Ma procediamo con ordine.
Individuati i vandali del Corridoio Vasariano: è un branco di 11 tedeschi
I carabinieri del Nucleo operativo della compagnia di Firenze e della stazione dei carabinieri Uffizi, analizzando più filmati di videosorveglianza, sono riusciti ad individuare due persone, ritenute responsabili di aver imbrattato, alle 5.20 di stamattina, il colonnato del Corridoio Vasariano. I due sono stati monitorati fino al loro ingresso all’interno di un’abitazione in piazza della Signoria. I militari hanno quindi fatto ingresso nella casa trovando 11 giovani studenti tedeschi, tutti nati tra il 2002 e il 2003.
Perquisizioni, rilievi e riscontri: indagini lampo chiudono il cerchio sui vandali stranieri
Nel corso di una perquisizione nell’appartamento sono state trovate due bombolette di vernice spray del tipo usato per l’imbrattamento, oltre a parte dell’abbigliamento indossato dai due sospettati. Il foto-segnalamento e la comparazione con le loro impronte digitali con quelle che verranno ritrovate sulle due bombolette sequestrate, chiuderanno il cerchio. Indagini lampo condotte con successo, che ora cedono il passo alle disposizioni che ci si attende nel merito.
Sangiuliano rilancia: «Tolleranza zero. Le istituzioni facciano ciascuna la propria parte»
A partire da quelle annunciate dal ministro della Cultura che, nel ringraziare i militari per la tempestività dell’identificazione della gang tedesca, ha continuato a ribadire: «Atti come questo non devono restare impuniti. Ora la giustizia faccia il suo corso». Aggiungendo anche: «sarà tolleranza zero e su questo tutte le istituzioni dovranno fare ciascuna la propria parte. Chiedo la massima collaborazione». E partire da prese di posizione più decise decisamente aiuterebbe, se non altro a fungere da deterrente. O almeno lo si spera.
Vandali beccati, ora ci si attende una risposta esemplare: la provocazione di Senaldi
Ancora ieri, del resto – come già più volte rilanciato nei casi delle proteste di imbrattamento degli eco-teppisti – sempre Sangiuliano ha annunciato che «a breve sarà legge il decreto» contro i vandali ambientalisti: un provvedimento annunciato ad aprile, ispirato a quello che oggi Pietro Senaldi, commentando la vicenda, definisce «il sacro criterio di buon senso “chi rompe paga”». Una norma, prosegue il vice-direttore di Libero, la norma mette in capo ai vandali la riparazione dei danni che producono».
Senaldi: l’esempio della Meloni sul caso degli italiani a Valona
Il provvedimento, però, ancora non è in vigore, e per questo il giornalista suggerisce – a mo’ di provocazione – una soluzione più immediata, suggerita, come scrive Senaldi, «da Giorgia Meloni con il suo esempio albanese». Come noto, infatti, quando il premier ha appreso che a Valona quattro turisti italiani non avevano saldato il conto al ristorante, ha provveduto di tasca propria.
Ora Scholz pagherà i danni dei suoi concittadini?
Dunque oggi Senaldi la butta lì, con disinvoltura, ratio e un pizzico di pepe che spezia una vicenda già piccata di suo: «Potrebbe fare altrettanto il suo collega tedesco, il socialista Olaf Scholz. Salvo poi rivalersi sui suoi concittadini. Sarebbe un gesto apprezzato di scuse da parte del suo Paese, visto che non è il primo caso di turisti tedeschi che vengono in Italia e si comportano neanche fosse il cesso di casa loro. Non accadrà», conclude quindi laconico il giornalista. Ma il dado è tratto: non resta che assistere alle prossime mosse.