Il Generale Vannacci sbaglia, ecco tutte le contraddizioni. Ma nessun rogo, per favore

24 Ago 2023 10:18 - di Carmelo Briguglio

Non svicolo sul Generale. Manco per niente. Non ne vedo il motivo. Intanto ho letto il suo libro, “Il mondo al contrario”. Tutto. In giorni nei quali molti ne parlano, soprattutto quelli che ne hanno letto (sui giornali), senza averne scorso una pagina; neppure un rigo. Un degrado: ma risparmiatevi “o tempora o mores” che ci invecchia; il mio é un non eroico atto di correttezza: anche di rispetto per l’autore e le sue tesi. Ora vi dico come la penso. Intanto é un dovere ragionare; ragionarci, se possibile. Senza appiccare altro fuoco alla discussione, fatemi il piacere: questa estate ne abbiamo avuti fin troppi di incendi; e fate pure a meno di improvvisati “Indici”: incentivate le vendite. Ma se vi piace, fate.

Su Egonu, Jacobs, Mahmood, ragionamento “non patriottico”

Dico subito: la battutaccia su Paola Egonu, é una caduta di stile che Roberto Vannacci poteva risparmiarci; siccome vedo che insiste, non é una boutade, ma un’idea: io non la condivido neppure un poco. E non per amore di “politicamente corretto”, ma per un’assorbente ragione di merito; “di destra”, se permettete. Ecco la teoresi: italiane e italiani “non bianchi” o con la “pelle olivastra” sono materiali umani buoni per fare salire l’Italia – mia, nostra e dell’italiano Vannacci – sui podi internazionali; i connazionali “abbronzati” o con “gli occhi a mandorla” o gourmet di “riso alla cantonese” servono: portano oro alla Patria – trofei, premi, medaglie – facendola primeggiare in tornei, festival e competizioni europee e mondiali; ma fanno un po’ senso all’autore – a me per niente, anzi – quei “tratti somatici” così distanti da quelli nostrali che si possono “invece scorgere in tutti gli affreschi, i quadri e le statue che dagli etruschi sono giunti ai giorni nostri” (p. 110). Con tutto il rispetto per l’estetica del Generale, il ragionamento mi pare scarsamente ragionato; certo c’è di mezzo il sacro e irrinunciabile – sono sicuro anche per lui – valore dell’articolo 3 della Costituzione; ma é proprio che la voluttà di differenza si risolverebbe in un autogol “di “italianità”, se dovessimo fare a meno – questo sarebbe ? – di atleti, artisti, imprenditori, docenti, intellettuali o altre eccellenze; italiane, ma con lineamenti “alla rovescia”: sarebbe un “antipatriottico” autolesionismo; a parte la Egonu, vogliamo fare a meno dei successi sportivi di Marcel Jacobs o di quelli canori di Alessandro Mahmoud, in arte Mahmood – per giunta poco etero, mannaggia a lui – per citare i primi esempi che mi passano per la testa ? Chiedo: si dovrebbe allargare la riflessione anche alle Forze armate ? O alle Forze dell’ordine ? Vogliamo i servitori dello Stato, donne e uomini, di oggi o di domani, tutti con lineamenti michelangioleschi o botticelliani ? “Non importa il colore della pelle, l’etnia, la religione o il dialetto parlato, nello Stato sovrano tutti fanno riferimento ad un’unica Patria attorno alla quale si stringono e ad un’unica legislazione che sono tenuti a rispettare in nome del principio di eguaglianza ereditato dalla rivoluzione illuminista” (p. 95), scrive il Generale; appunto. Spero si renda conto, di affermare in una pagina il contrario di ciò che sostiene in un’altra. Il che dà argomenti a chi insinua non sia tutta farina del sacco suo: maligna e invidiosa genia quella italica.

“Il mondo al contrario” non é un manuale della cultura di destra

La seconda questione: guardate che la cultura politica dell’autore del libro – ormai un bestseller – non é che si accordi proprio con i “tòpoi” cari al mondo della destra. Ad esempio – la cosa farà arricciare il naso a Maurizio Belpietro e ai colleghi della Verità – Vannacci ridicolizza chi nutre obiezioni e dubbi su vaccini e pandemia, paragonati a quelli “che la terra ritorna a essere piatta, che la NASA ha inscenato un teatrino spaziale per farci credere che l’uomo abbia passeggiato sul suolo lunare”; in un mucchio – scrive irridente il generale – dove “i vaccini diventano vettori per microchip al fine di controllare in senso orwelliano la nostra esistenza, che il virus del Covid non esiste, che i galli, ogni tanto, fanno le uova”. (p. 2). Toni sferzanti: sicuro non vadano di traverso ai “dubbiosi” della “droite” ?

Più impegnativa, perché legata all’azione di governo é la questione degli Ogm. Secondo il Generale la comunità scientifica é concorde: “in base agli studi effettuati nell’ultimo ventennio, ha confermato chegli OGM sono da considerarsi sicuri almeno quanto i prodotti tradizionali”: e pertanto – lui ne é certo – “quale conseguenza di queste scelte ideologiche, l’Italia vieta la coltivazione di OGM ma, di contro, importa centinaia di tonnellate di OGM per produrre i prodotti tipici italiani generando un deficit annuo del settore agricolo che, nel 2017, si stimava in 5 miliardi di euro” (pp. 37-38). Rispettabile tesi. Che però non é esattamente quella del governo Meloni: anzi é l’opposto delle politiche messe in campo dal ministro dell’Agricoltura e della Sovranità alimentare, Francesco Lollobrigida; il quale non si discosta dalla tradizionale linea della destra politica – e delle organizzazioni agricole, Coldiretti in testa – fin dal tempo in cui al Masaf c’era Gianni Alemanno. Beh, non é questione da poco, anche sul piano culturale, oltre che colturale, diciamo così. Sostenere che l’ingegneria genetica “non fa nulla di diverso rispetto alla Natura ma lo fa in modo più strumentale e preciso: infatti, solo una minuscola parte del corredo cromosomico viene modificata in maniera specifica con lo scopo di ottenere un determinato risultato” (ibid.) a me pare – dico a me, che spesso sono impreciso e irregolare, non fidatevi – una weltanschauung un pochino “scientista”, più che “conservative”. Insomma, il pamphlet a me non sembra un manuale di cultura politica della destra. Vedete un po’ voi.

Le ricette per l’ambiente e il “paradiso russo”

Il Generale ha ricette pure per l’ambiente, Ehi, voi apocalittici fossili; carboniferi, estrattivi, nuclearisti “di destra”, non esaltatevi troppo leggendo le pagine che vi aggradano. Perché Vannacci é “anche” un fan delle “rinnovabili”: insomma, ha ricette per tutti i palati. É particolarmente entusiasta del fotovoltaico perché – in fondo, non é così difficile trovare soluzioni semplici alle questioni complesse, no ? – é “l’uovo di Colombo: genera un impatto contenuto, non ha organi meccanici in movimento, produce energia abbastanza pulita ma occupa spazio”. E “parlando di ultime decisioni” – precisa direttiva che l’autore manda al governo – “se proprio si volevano incentivare le rinnovabili ad invarianza di spesa, non sarebbe stato molto più ragionevole abbassare magari all’85% il superbonus edilizio e innalzare al 70-75% (dall’attuale 50%) il bonus per chi installa solo pannelli solari svincolandolo da altri requisiti”(p. 81).

C’è poi il “paradiso russo” di cui voi avete scarsa conoscenza. Il Generale, sì, notevole: fa felice tanta gente che conosco nella Roma politica. “Quando abitavo a Mosca ho visto decine di vecchie e decrepite strutture cadere sotto le pale dei bulldozer e lasciare il posto a edifici nuovi, moderni, termo e fono- isolati e dotati di ampi garage” (p.328): anche in Ucraina, Putin ha tirato giù edifici, con metodi più radicali. E pare anche l’aereo su cui viaggiava Evgheny Prigozhin, capo della compagnia di mercenari della Wagner. E vabbè. Ma non sapete nemmeno che “in Russia c’è lavoro, e ce n’è anche tanto. Rispetto a molti posti del mondo, vi si vive anche abbastanza bene” (p.116); anche perché “in Russia, nonostante l’incredibile estensione del territorio e l’impossibilità di gestirne e controllarne le frontiere, l’immigrazione clandestina non esiste o è un fenomeno relegato alle popolazioni nomadi delle steppe asiatiche. Il clandestino in Russia non lo vai a fare, perché sai che non avrai vita facile”(p. 117). Giusto: non solo il “clandestino”, ma non importa. L’autore ricorda, poi, con particolare trasporto i suoi soggiorni a Mosca, “dove incontravo, ben dopo l’imbrunire nei grandissimi e bellissimi parchi cittadini, donne sole e mamme con bambini che assaporavano il fresco delle sere estive senza il benché minimo timore di essere molestate da qualcuno” (p. 147).

Se la democrazia non dà risposte

Una bella realtà, che vorreste dire ? Mi ricorda tanto… però non voglio; non posso. “Ma là c’è una dittatura” – tuona qualcuno –, si dice da solo Vannacci. Ma ha pronta la replica a se medesimo: “Se la democrazia non riesce a dare risposte concrete soprattutto nei confronti della delinquenza comune e di quei reati, come i furti, che toccano più di ogni altro il cittadino, allora l’elettorato si volgerà verso sistemi diversi, verso forme di governo più efficaci nei confronti dei malviventi” (p.148). “Forme di governo” non é tecnicamente esatto, ma fa niente. Il Generale vi ha reso l’idea: ma scrive per scrivere, per discettare, state tranquilli; macché “tintinnar di sciabole”, non preoccupatevi, che andate pensando. Solo che, per lui, i modelli virtuosi “sono il Qatar e gli Emirati Arabi”; mentre se vogliamo parlare “di grandi paesi, Cina e Russia hanno un indice di criminalità notevolmente inferiore ai grandi paesi europei, agli Stati Uniti e al Canada”(ibid.). Che avete da stupirvi ? La pensa così. E che, vige il pensiero unico ? Non siamo in una caserma, siamo in democrazia: ognuno può dire e scrivere ciò che vuole. Non precisamente come in Qatar, in Cina o in Russia, ma fortunatamente per noi e per il Comandante, viviamo e battibecchiamo – hai voglia – qui e non lì. E poi, c’è quell’altro articolo della Carta sulla libertà di pensiero – il 21 – no ? Il Generale dice la sua, voi la vostra, io la mia (finché me la fanno passare). Mi fermo qui. Non vorrete una esaustiva esegesi del libro ? Concludo con poche riflessioni finali.

La serietà di Crosetto e gli attacchi sbagliati a esponenti dell’opposizione

La prima: il Generale non va messo “ai ceppi”: va fatto ragionare. Con pacatezza; col confronto. Anche perché, di “buon senso” nel volume ne trovate. Ma di quello, hanno scritto tanti; soprattutto le bizzeffe dei non (ancora) lettori. Io ho cercato di dare il mio solito contributo; dicendo la mia; a modo mio. La seconda: il ministro della Difesa, Guido Crosetto, é una persona seria; non solo ha senso dello Stato, ma ha anche molto a cuore questa esperienza così importante della destra parlamentare a Palazzo Chigi (e anche al soglio della seconda carica dello Stato). Temo non tutti “di qua” lo abbiano presente, nell’estiva foga del politicamente scorretto. Lo scrivo chiaro, oltre ogni ironia pedagogica, anche a futura memoria: quando il Generale Agosto si porterà via questa discussione, più irreale che surreale, aperta dal Generale Scrittore, forse qualcuno dovrebbe spiegargli che un alto ufficiale in servizio e in ruolo di comando, non può scrivere proprio tutto ciò che ha scritto; ma non per i contenuti in se che hanno diritto di ingresso nel discorso pubblico, ma per la “qualità” dell’autore. Il che non compete a me.

Ma di questo “politico” sono invece certo e firmo: il Generale “non può” disseminare le sue pagine di attacchi a politici e parlamentari dell’opposizione; o a giornalisti “critici” col governo; almeno finché esercita il suo grado. Questo va detto. Anche a lui; il quale, per me, ha dato armi alla sinistra la quale – quando avrà finito di leggere – avrà argomenti per dolersi che suoi esponenti (Bersani, Bonelli, Boschi, Azzolina, cito alla rinfusa) o giornalisti progressisti (Fusani, Rula Jebreal et cetera) siano presi di mira da un generale della Difesa. Non si fa. E non spiego, perché: offenderei chi legge. Forse anche il Generale. Dico però che il ministro ha fatto il ministro. E ha ragione lui, non il Generale. Il quale – non so se lascerà la divisa e si candiderà da qualche parte, veda lui – non va certo mandato al rogo per le sue idee, come alcuni vorrebbero. Ma, se permettete, neppure io, per le mie. Mi avvalgo, per ciò, dell’alto dire che l’impareggiabile Borges, nella sua “Storia dell’eternità”, mette in bocca a Michele Serveto; il quale “avrebbe detto ai giudici che lo avevano condannato al rogo: ‘Brucerò, ma questo è soltanto un fatto. Continueremo a discutere nell’eternità”. Nel mio piccolo, vorrei evitare.

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