Malagiustizia a Perugia: un giudice accumula 800 procedimenti. Il perito: “Ha un disturbo di personalità”
È un caso da record ed emblematico della giustizia in Italia quello di Ernesto Anastasio, 54 anni, originario di Piano di Sorrento (Napoli), in magistratura dal 1999, ex Giudice Civile a Santa Maria Capua Vetere ed attualmente Giudice di Sorveglianza a Perugia, vanta un cumulo di arretrati da record: ben 214 sentenze non redatte nei termini, ma complessivamente 800 procedimenti. Una vicenda della quale si sono già occupati diversi giornali.
Sanzionato a Santa Maria Capua Vetere, trasferito a Perugia dove ha stabilito il triste primato
Magistrato di sorveglianza a Perugia dal 2021, Anastasio – il “giudice poeta” come è definito anche dai vertici degli uffici giudiziari della regione – ha accumulato un arretrato di circa 800 procedimenti che riguardano i detenuti nelle carceri dell’Umbria (per varie esigenze, dai permessi alla liberazione anticipata) e coloro che sono sottoposti ad esecuzione penale. Ora, per farvi fronte, il presidente del Tribunale di sorveglianza Antonio Minchella ha predisposto un piano di smaltimento che prevede l’assegnazione dei fascicoli a se stesso e agli componenti dell’ufficio.
Dopo una prima sanzione a Santa Maria Capua Vetere, nel 2021 Anastasio è stato trasferito a Perugia. Ma anche qui ha accumulato enormi arretrati. Davanti alla Sezione Disciplinare del Consiglio Superiore della Magistratura il giudice napoletano ha riconosciuto le sue responsabilità, ma ha spiegato di non essere “portato” per l’incarico che gli hanno assegnato. Un incarico comunque ben retribuito, da almeno 50mila euro l’anno.
La perizia sul giudice napoletano a Perugia: “Ha un disturbo di personalità che lo porta a procrastinare”
Nella perizia assegnata a Stefano Ferracuti, docente di psicopatologia forense alla Sapienza” si riporta che il giudice avrebbe «un disturbo di personalità che lo porta a procrastinazione e irresolutezza nell’adempiere determinate mansioni». «Appare — aggiunge Ferracuti secondo quanto riportato dal Corriere della Sera — consapevole del problema, ma allo stesso tempo non è in grado di opporsi a questa spinta interna… si trova a fare un lavoro che non genera in lui alcuna soddisfazione essendo tutti i suoi interessi orientati in altri campi, letterari e poetici, e questo non è in alcun modo soddisfacente per i suoi obiettivi esistenziali».
Sostanzialmente, «si sente oppresso dal lavoro… quello che fa non è quello che avrebbe voluto e tende a boicottarlo. Lo sa, ma allo stesso tempo può far poco per evitarlo… si trova a vivere una vita che non avrebbe voluto vivere ed ha difficoltà ad uscirne». Anastasio ha condiviso in ogni punto le conclusioni del perito con il quale ha spiegato «mi sono sfogato, senza nascondere nulla del mio dissidio interiore».
Nel frattempo ci sono 800 procedimenti arretrati e una giustizia in tilt, anche per situazioni al limite come queste. Una riforma che il governo ha messo tra le priorità, nonostante le proteste delle toghe e dell’opposizione.