Mantovano: «Guerra in Ucraina? L’Europa non ascoltò le parole di Wojtyla e sbagliò»

22 Ago 2023 18:52 - di Mario Campanella
Mantovano

L’Italia è un Paese credibile, l’attenzione verso l’Africa è un nodo strategico della politica nazionale, la guerra in Ucraina ha come concausa l’assenza delle radici cristiane in Europa. Non annoia la platea del Meeting, Alfredo Mantovano, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, cattolico ed esponente di primo piano del governo.

“L’Italia è un Paese credibile a livello internazionale e rivendichiamo l’appartenenza all’Europa in modo non supino” le parole di Mantovano che, rispetto all’iniziale diffidenza dei media internazionali sul governo Meloni fornisce una definizione metaforica parlando di “quello che accade quando si incontra una persona di cui ti hanno parlato male: poi ti accorgi che il buonsenso e la ragionevolezza prevalgono e diventi un partner sempre più affidabile”.

“Percepiti come stabili”

Mantovano snocciola l’elenco dei fatti che maggiormente hanno contribuito al cambio di opinione a livello europeo e internazionale: “Il primo è che questo governo è percepito come stabile, destinato a durare, tendenzialmente per l’arco della legislatura e a livello internazionale ha un peso. Il secondo fattore che vale per l’Europa è che noi non abbiamo mai messo in discussione  l’europeismo, ma rivendichiamo l’appartenenza non in modo supino, consapevoli delle opportunità che l’UE offre, ma senza complessi di inferiorità e pronti a non demordere dai nostri obiettivi”.

Mantovano, la guerra in Ucraina e Wojtyla

Sul conflitto in Ucraina, Alfredo Mantovano compie un’analisi storica. “Quando vent’anni fa in Europa qualcuno fece fallire il progetto di Costituzione europea pur di non riconoscere a fondamento di quella Costituzione le radici cristiane che venivano evocate con tanta forza dal pontefice dell’epoca, San Giovanni Paolo II, quel qualcuno ha negato l’elemento fondante dell’Europa. L’Europa vent’anni fa ha rifiutato di riconoscere il suo unico elemento unificante, da Lisbona a Bucarest, mi verrebbe da dire da Lisbona a San Pietroburgo e se oggi, ottant’anni dopo la fine del secondo conflitto mondiale, la guerra è tornata in modo così tragico sul territorio europeo è, insieme con tante altre cause, anche per aver rifiutato la forma e la sostanza di quell’elemento unificante”.

L’Africa e la questione migranti

Il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio parla anche della questione dei migranti e del Piano Mattei .”Ci rendiamo conto che camminiamo su un terreno disseminato, le difficoltà sono enormi: l’Africa in questo momento è il terreno probabilmente più vasto e più tragico di quella che, riecheggiando Papa Francesco, qualche giorno fa proprio qui al meeting, il cardinal Zuppi ha riproposto come la terza guerra mondiale a pezzi”. Poi, una dichiarazione sul tema dell’immigrazione, ricordando come “qualche settimana fa è stato pubblicato il decreto flussi dell’Italia che, per la prima volta, è triennale e che prevede l’arrivo di 450 mila stranieri che verranno in modo regolare”.

Sempre sul fronte africano, come riconosciuto al Secolo anche da Marco Minniti, Mantovano sottolinea che “tra i fattori di difficoltà ci sono anche quelli estranei alla Russia e interni a singole nazioni africane: la guerra civile in Niger prescinde dalla Russia e dalla Wagner, poi può anche darsi che ne approfittino inserendosi in futuro in questa faglia che si è aperta”.

“Nessun cedimento nella lotta alla mafia: la ‘ndrangheta la più temibile”

Sul tema della lotta alle mafie, il sottosegretario alla Presidenza ribadisce che “il contrasto prosegue con gli obiettivi storici. Sottolineo la cattura di latitanti, come successo con Matteo Messina Denaro. Cosa nostra c’è e va contrastata, ma ha una potenza meno devastante, discorso analogo per la camorra. La realtà criminale più preoccupante resta la ‘ndrangheta”.

 

 

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