Omicidio Diabolik: 4 anni dopo è ancora giallo sul mandante. Dall’agguato allla cattura del killer (video)

6 Ago 2023 11:42 - di Penelope Corrado
omicidio Diabolik

Sono passati 4 anni dall’omicidio di Fabrizio Piscitelli, leader degli Irriducibili noto come ‘Diabolik‘, ucciso con un colpo di pistola alla testa il 7 agosto del 2019 nel parco degli Acquedotti a Roma. Per quel delitto, che come scritto dai magistrati ha dato il via a “una lunga scia di fatti di sangue”, il 23 febbraio scorso davanti alla Corte D’Assise di Roma si è aperto il processo al presunto killer, l’argentino Raul Esteban Calderon. Al suo arresto si è arrivati dopo le indagini portate avanti nel più stretto riserbo sotto il coordinamento dei magistrati della Direzione Distrettuale Antimafia di Roma.

Ora, come ricostruisce l’agenzia ADNKRONOS un pool di magistrati, composto da Mario Palazzi, Rita Ceraso, Francesco Cascini e Giovanni Musarò, coordinati dagli aggiunti Michele Prestipino e Ilaria Calò, porta avanti l’accusa nel processo e le indagini per individuare il mandante. Piscitelli viene ucciso poco prima delle 19 mentre è seduto su una panchina: un uomo in tenuta da corsa arriva alle sue spalle, impugnando una pistola calibro 7,65, e gli spara alla testa a distanza ravvicinata. ‘Diabolik’ muore sul colpo mentre il killer fugge a piedi.

La zona viene battuta alla ricerca di tutti gli elementi utili a rintracciare il sicario. Vengono individuate e visionate le telecamere che possono aver ripreso la fuga dell’omicida e vengono sentiti i primi testimoni. Tra questi c’è anche l’autista cubano che da poco più di una settimana accompagna Piscitelli a tutti gli appuntamenti. E proprio le immagini di un video sono state decisive per arrivare a identificare il presunto killer: una telecamera installata in zona ha infatti ripreso l’esecuzione del delitto. Dopo due anni e mezzo di indagini, coordinate dalla Dda di Roma, viene arrestato l’argentino Calderon, accusato di omicidio aggravato dal metodo mafioso.

A Calderon viene imputato anche un altro delitto, insieme a Enrico Bennato (già detenuto per altri reati): l’omicidio di Shehaj Selavdi, ucciso sulla spiaggia di Torvaianica il 20 settembre 2020. In questo caso a condurre le indagini sono i Carabinieri di Frascati, e i risultati hanno portato a una ”convergenza” con le indagini svolte dalla Squadra Mobile di Roma: dalle intercettazioni in particolare emergono elementi importanti a far luce sugli esecutori materiali di entrambi gli omicidi e al contesto in cui sono maturati, cioè dinamiche dei contrasti per il controllo delle piazze di spaccio della Capitale.

Omicidio di Diabolik: una guerra tra gruppi criminali

L’omicidio di Diabolik ”è maturato in un contesto criminale di gruppi contrapposti” scrive il gip di Roma Tamara De Amicis nell’ordinanza con cui convalida il fermo e la misura cautelare per Calderon. Nel contestare l’aggravante del metodo mafioso, il giudice delinea il quadro criminale in cui è maturato il delitto, riportando anche parti della richiesta formulata dal pm, con riferimenti alle indagini relative a ‘Grande raccordo criminale’ ai rapporti col clan Senese, all’indagine ‘Mondo di Mezzo’.

Per l’argentino si aprono così due distinti processi davanti a due diverse Corti d’Assise: quello per l’omicidio di Diabolik e quello per il delitto di Torvaianica in corso a Frosinone. L’argentino, in videocollegamento dal carcere di Larino, partecipa a tutte le udienze finora svolte nell’aula bunker di Rebibbia nel processo in cui è accusato di aver ucciso l’ex leader degli ‘Irriducibili’ laziali. Dopo che i giudici respingono alcune questioni preliminari poste dalla difesa di Calderon viene ufficialmente dichiarato aperto il dibattimento. In aula viene mostrato il video del delitto e la fuga del killer, con l’analisi dei singoli frame, e vengono ascoltati gli investigatori, della Squadra Mobile e della Scientifica, che hanno portato avanti le indagini e che hanno ricostruito davanti ai giudici le diverse fasi: dalla prima richiesta di intervento al numero unico del 7 agosto 2019 negli istanti successivi al delitto, la descrizione del killer in tenuta da jogging, all’arrivo del personale del 118 nel parco che ha constatato la morte di Piscitelli, fino ai rilievi sul luogo dell’omicidio da parte della Scientifica e all’acquisizione delle prime testimonianze e degli impianti di videosorveglianza presenti nella zona.

Quei due video che incastrano il killer di Piscitelli

I video, acquisiti da due attività commerciali di viale Tito Labieno e di piazza di Cinecittà, mostrano il passaggio dello scooter utilizzato per l’omicidio di Diabolik mentre una telecamera posizionata su un terrazzo di via Lemonia riprende le fasi dell’omicidio: si vede il killer dirigersi verso la panchina dove Piscitelli è seduto insieme al suo autista, l’esplosione del colpo mortale e la fuga. Un video, che insieme che insieme a quello di viale Tito Labieno, mostra anche la copertura, una fasciatura sulla gamba destra del killer mentre scappa sullo scooter con un complice. Si iniziano anche ad ascoltare i testimoni, come l’autista cubano accompagnava il leader degli Irriducibili. ”Fabrizio era tranquillissimo. Ci siamo seduti sulla panchina con le spalle al parco e la strada davanti, lui era alla mia destra e faceva telefonate. A un certo punto ho sentito tre passi che si avvicinano da dietro, di una persona che corre, e ho visto la pistola alla testa di Fabrizio. Poi il colpo esploso, un solo colpo. Mi e’ caduto il mondo addosso, nessuno si aspettava una cosa del genere” ha detto in aula Eliobe Creagh Gomez, raccontando gli ultimi istanti di vita di ‘Diabolik’.

”Ho visto Fabrizio accasciarsi – ricostruisce in aula il cubano rispondendo alle domande dei pm Rita Ceraso e Mario Palazzi – mi sono alzato, ho visto una persona che correva con la pistola in mano, una persona sportiva, più alta di me, piu’ di 1,80. Ricordo che aveva qualcosa sul braccio e un pantaloncino fino al ginocchio”, ma del volto del killer l’autista di Piscitelli dice di non ricordare nulla. Nel Parco degli Acquedotti Gomez e Piscitelli c’erano stati anche il giorno prima dell’omicidio. ”Eravamo andati al parco,

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