Pier Silvio Berlusconi è tentato dalla discesa in campo. Marina frena, Travaglio va già all’attacco
Tutto è partito da un sondaggio estivo: il 68 per cento degli elettori di Forza Italia vorrebbe come leader Pier Silvio Berlusconi. Il secondogenito del Cavaliere, 54 anni, gode di un apprezzamento alto e trasversale ed è quindi, nell’immaginario collettivo, l’ideale erede politico del padre. L’ultimo test in occasione di una partita del Milan, dove Pier Silvio ha ricevuto un’attenzione fuori dal comune e ha acceso la fantasia di osservatori e berlusconiani più convinti.
Quanto c’è di plausibile in questa nuova discesa in campo? «Pier Silvio Berlusconi è — a detta di tutti — davvero tentato», conferma Paola Di Caro del Corriere della Sera. «Affascinato, sembra, sia dalla politica in sé, sia dal ruolo di primo piano che in effetti entrare in questo mondo, anche solo a livello di ipotesi, dà. Popolarità, interesse, riconoscimento, possibilità di mostrare una leadership che non sempre gli è stata attribuita, nel suo atteggiamento molto più defilato rispetto alla sorella». Appunto la sorella Marina, la primogenita che invece per anni è stata indicata come la leader designata. Un ruolo che la stessa presidente di Mondadori ha sempre respinto. In modo ufficiale e categorico.
Retroscena nella famiglia Berlusconi: Marina frena Pier Silvio
Tra i sostenitori e i dirigenti azzurri, il nome Berlusconi rappresenterebbe un rilancio clamoroso del “brand”. Un formidabile richiamo elettorale. Un richiamo del quale lo stesso Pier Silvio è consapevole. Tuttavia, scrive il Corriere riferendo un retroscena, «a consigliargli prudenza, ad avvertire quanto rischioso possa essere un passo del genere sia per la sua persona sia per l’azienda, tra i più vicini a Pier Silvio è proprio l’adorata sorella Marina». Gli scenari sono prevedibili. Scomparso il bersaglio Silvio subentrerebbe quello di Pier Silvio, permettendo alla sinistra di denunciare un grande conflitto di interessi. Non basterebbe rinunciare alle cariche pubbliche. Come sarebbe prevedibile, il governo Meloni ne è la cartina di tornasole, qualche inchiesta ad orologeria.
E che aria tiri si capisce dall’attacco di Marco Travaglio, che oggi sul Fatto si occupa della questione in prima pagina lanciando stilettate preventiva contro «l’ad e vicepresidente esecutivo Mediaset, presidente Rti – viene dato dai sondaggisti come il leader ideale di FI in quanto più popolare di Tajani (bella forza) perché, levando il Pier, si chiama come il padre che “tira” anche da morto».
Tommaso Montesano su Libero ha intervistato alcuni esponenti storici di Forza Italia, e lo scetticismo prevale. «L’impegno politico sarebbe incompatibile con il ruolo in azienda e poi come avverrebbe l’ingresso? Pier Silvio si candiderebbe alla segreteria al congresso? Oppure prima affronterebbe la prova delle Europee?», chiede l’ex governatore lombardo Roberto Formigoni. Mentre l’ex capogruppo azzurro Fabrizio Cicchitto, osserva: «Fi ha tutto l’interesse a conservare il nome, direi il “marchio” Berlusconi. Ma Pier Silvio, persona responsabile, potrebbe domandersi: “Visto ciò che ha patito mio padre, sono disposto ad affrontare lo stesso? Cosa mi ha insegnato la sua esperienza?”
Tutti, con sfumature diverse, a ribadire che “Berlusconi scende in campo” è un film già visto che non ha bisogno di sequel.