Ponte Morandi, 5 anni dopo. La Meloni chiede scusa per la strage a nome dello Stato italiano

14 Ago 2023 10:32 - di Marta Lima

Nel quinto anniversario del crollo del Ponte Morandi si rinnova il dolore per le quarantatré vite spezzate in una tragedia che ha colpito al cuore Genova, la Liguria e l’Italia intera”, scrive Giorgia Meloni sulla pagina web del governo italiano, poco dopo che il Capo dello Stato aveva a sua volta rivolto un messaggio alle vittime della strage del 2028.

Mattarella e la necessità di fare giustizia

“Il crollo del Ponte Morandi a Genova ha rappresentato un drammatico appello alle responsabilità di quanti sono incaricati di attendere ad un pubblico servizio, sia di coloro che provvedono, sul terreno, alla erogazione agli utenti, sia di chi deve provvedere alla verifica delle indispensabili condizioni di sicurezza”, ha scritto il presidente della Repubblica Sergio Mattarella. “Un patrimonio la cui manutenzione e miglioramento sono responsabilità indeclinabili. La garanzia di mobilità in sicurezza è un ineludibile diritto dei cittadini. Il trascorrere del tempo – sottolinea – non attenua il peso delle responsabilità per quanto accaduto. Ed è responsabilità fare giustizia, completando l’iter processuale, con l’accertamento definitivo delle circostanze, delle colpe, delle disfunzioni, delle omissioni”.

La strage alle 11.36 del 14 agosto 2018

Il crollo del  ponte Morandi  avvenne alle 11.36 del 14 agosto 2018, quando la sezione del ponte che sovrasta la zona fluviale e industriale di Sampierdarena, lunga 250 metri collassò all’improvviso insieme al pilone di sostegno numero 9, provocando 43 vittime a bordo dei mezzi in transito e tra gli operai al lavoro nella sottostante isola ecologica dell’AMIU, l’azienda municipalizzata per la raccolta dei rifiuti. Il 3 agosto 2020 è stato inaugurato, in sua sostituzione, il nuovo viadotto Genova San Giorgio, costruito su disegno dell’architetto Renzo Piano e aperto al traffico il giorno dopo.

Meloni si scusa con i parenti delle vittime del Ponte Morandi

Dopo il dolore di Mattarella, arrivano le “scuse”, a nome delle istituzioni, dello Stato italiano, del premier Meloni: “Le quarantatré vittime, la sofferenza dei loro cari e i disagi degli sfollati rimarranno per sempre impressi nella nostra memoria. Così come non dimenticheremo mai l’eroismo dei soccorritori e l’impegno senza sosta dei tantissimi che, in quelle ore e in quei giorni drammatici, diedero testimonianza di quanto gli italiani sappiano donarsi al prossimo. L‘orgogliosa reazione dei genovesi, vettore decisivo della ricostruzione e della rinascita della città, è un esempio altrettanto potente della capacità del nostro popolo di non lasciarsi mai abbattere dalle difficoltà, anche le più estreme, e di sapersi rialzare. Da questa forza, dalla collaborazione tra le Istituzioni e dalle migliori energie del sistema imprenditoriale italiano è nato quel ‘modello Genova’ che ha permesso, in tempi record, di ricucire lo strappo inferto dal crollo del Morandi con la costruzione del nuovo Ponte Genova San Giorgio”.

Il premier chiede di far luce anche sui punti ancora oscuri, anche dal punto di vista giudiziario, di quella tragedia. “Sono tante le domande poste da quella tragedia che sono ancora rimaste senza risposta. La rabbia, il dolore, la sete di giustizia dei familiari delle vittime sono sentimenti sacrosanti e che meritano tutto il nostro rispetto. A chi il 14 agosto 2018 ha perso un figlio, un genitore, un caro – tutto -, rinnoviamo oggi le doverose scuse dello Stato per ciò che è successo, pur consapevoli che nessuna parola sarà mai sufficiente a lenire la sofferenza e placare il desiderio di giustiziaIl processo sul crollo del Morandi è ancora in corso. La giustizia sta lavorando e noi, come tutti gli italiani, confidiamo nel lavoro dei magistrati. Il nostro augurio è che la verità possa emergere con tutta la sua chiarezza e che i responsabili di quel disastro siano acclarati e accertati. Perché sarebbe davvero imperdonabile che questa tragedia nazionale possa rimanere impunita”.

Il messaggio del presidente del Senato La Russa

“È con spirito di forte partecipazione che invio il mio saluto in occasione del quinto anniversario del crollo del ponte Morandi; un evento tragico e doloroso, che ha colpito al cuore Genova e tutta l’Italia. Questa cerimonia è un solenne momento di cordoglio e condivisione, in cui il primo pensiero deve andare al commosso ricordo delle 43 persone che in quella terribile mattina del 14 agosto 2018 hanno perso la vita, alle loro famiglie ed a tutti coloro che sono stati coinvolti in questa tragedia”. Così il presidente del Senato Ignazio La Russa che aggiunge: “Dobbiamo continuare a investire nella manutenzione, nel rinnovamento e nella sicurezza delle nostre infrastrutture; a essere vigili e ad agire tempestivamente. Perché nell’Italia che abbiamo il dovere di lasciare alle future generazioni non devono più esserci tragedie come quella del Ponte Morandi, ponti che crollano o morti per frane, alluvioni o inondazioni. Questa è la vera sfida che ci attende”.

“Le ferite di quel disastro sono ancora aperte, così come vivide sono nella nostra memoria le immagini di Genova spezzata in due e quel senso di sgomento, incredulità e precarietà che tutti abbiamo provato in quel momento – prosegue – Ma il pensiero oggi deve andare anche all’orgoglio di una comunità che, di fronte a tanto dolore, si è riunita per affrontare la sfida di ricostruire non solo un ponte, ma anche un senso di speranza e di fiducia nel futuro”. La Russa rimarca infatti che “la ricostruzione del ponte Morandi è stata un’impresa monumentale, e questo grazie all’instancabile determinazione di tutti coloro che hanno dedicato le loro energie e le loro competenze per restituire a Genova – all’Italia – un prezioso simbolo di connessione e progresso. La velocità con cui si è arrivati alla ricostruzione del Ponte Morandi – anzi del nuovo Ponte San Giorgio – è stata frutto di una sinergia senza precedenti tra pubblico e privato, tra istituzioni e cittadini, e rappresenta un modello di efficienza, rapidità e innovazione a cui tutti abbiamo il dovere di guardare”.

“Ma questa cerimonia deve essere anche un’occasione per riflettere sulla lezione appresa dalla tragedia del ponte Morandi. Ricordare il dolore di Genova, insieme al dolore di tutti i luoghi del nostro Paese colpiti da disastri ambientali o infrastrutturali, deve essere motivo per non sottovalutare i segnali di allarme che provengono dai cambiamenti climatici in atto, dalle sempre più frequenti calamità idrogeologiche e dai tanti altri pericoli innescati dall’incuria o da uno sfruttamento irresponsabile dell’ambiente e delle sue risorse”. “Ricordiamo quindi il passato, impariamo dal presente e soprattutto guardiamo al futuro con quello stesso sentimento di fiducia e di speranza con cui guardiamo al nuovo Ponte San Giorgio. Perché il ricordo di quella dolorosa mattina del 14 agosto di cinque anni – conclude – fa resterà per sempre nei nostri cuori, ma la nostra determinazione a ricostruire e a crescere deve essere ancora più forte”.

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