Putin fa riscrivere i libri scolastici esaltando Stalin e l’Urss. E prepara Mosca alle “guerre stellari”

10 Ago 2023 12:17 - di Vittorio Giovenale
Putin Stalin, Russia

Il nuovo libro di testo che gli studenti russi porteranno sui banchi di scuola a partire da settembre riscrive “la storia degli ultimi cinquant’anni” fino alle vicende attuali del conflitto in Ucraina (bollato come “Stato nazista” nei nuovi manuali) e con questa operazione il presidente Vladimir Putin, “eccezion fatta per Lenin, recupera in toto la storia come veniva raccontata ai tempi di Stalin e di Breznev” e dell’Urss. Lo scrive Paolo Mieli nel suo editoriale pubblicato oggi sul Corriere della Sera.

Mieli spiega la strategia di Putin: rivalutare Stalin e l’Urss

“Fondamentalmente”, sottolinea Mieli, “Putin ha gettato a mare Lenin stabilendo una continuità tra la stagione degli zar che hanno fatto grande la Russia (Caterina II, Alessandro III) e quella di Stalin. Il quale, dopo aver stipulato nel ’39 un patto con Hitler, una volta aggredito (nel ’41) dalla Germania nazista, l’ha combattuta riuscendo – ed è questo il suo merito – ad ampliare i confini dell’Unione Sovietica”.

“Tutti i riconoscimenti delle responsabilità staliniane in piccoli e grandi misfatti” (tra cui le fosse di Katyn, la repressione dei dissidenti, e l'”arcipelago gulag”), “tutte queste ammissioni di colpa in alcuni tra i più efferati crimini del XX secolo, sono scomparse” nei manuali di storia che approderanno nelle scuole della Federazione russa.

Mieli rivolge poi una critica a quegli storici occidentali “che guardano con simpatia al Presidente della Federazione russa” e che “si sono adeguati” alla rivisitazione della storia fatta dal governo di Putin. “In pochi – rimarca l’editorialista – hanno trovato qualcosa da ridire sulle svariate pubblicazioni in cui, nell’ultimo anno e mezzo, sono state riproposte versioni della storia russa ricalcate su quelle degli anni Cinquanta”. Secondo Mieli “è uno sbaglio considerare le divagazioni storiografiche di Putin come cose marginali. A maggior ragione adesso che le tesi dell’autocrate moscovita si accingono a diventare cardine formativo di una generazione di giovani russi. Trascurarle è un imperdonabile errore. Di sottovalutazione”.

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