Ricolfi: la sinistra non è matura e non capisce che Giorgia Meloni non è la “ducetta”. Elly poi… un disastro
Il sociologo Luca Ricolfi torna a castigare la sinistra, non solo per la sua antipatia ma anche per la sua presunzione di essere la sola parte buona e democratica del Paese pur senza apprezzare la sostanza stessa della democrazia. E lo fa in una intervista odierna a Libero, realizzata da Daniele Dell’Orco. Il problema è che la sinistra non è democraticamente matura. Infatti “se vince la sinistra è una vittoria della civiltà e della democrazia, mentre se vince la destra la democrazia è in pericolo e la barbarie avanza”.
“La sinistra – argomenta Ricolfi – non è mai stata in grado di comprendere la natura del partito di Giorgia Meloni, sbrigativamente etichettato come neo-fascista, anziché riconosciuto per quel che è: un impasto di conservatorismo (culturale) e keynesismo (in economia)”. Ciò si combina, continua, con quella che il professore “la sciagura Schlein”, che ha reso il Pd ancora più incapace di cogliere la vera natura di Fratelli d’Italia.
Questo insieme di fattori, tra cui il mancato rispetto del voto degli elettori alle ultime politiche, ha generato anche – secondo Ricolfi – il vuoto dibattito sulla strage di Bologna, che ha disconosciuto i dubbi espressi anche a sinistra sul verdetto giudiziario che ha dichiarato colpevoli i neofascisti Mambro, Fioravanti e Ciavardini. È da questo cocktail che originano l’attuale fissazione sulla “matrice neo-fascista” della strage di Bologna, e la cecità di fronte ai dubbi di decine di studiosi, politici, giornalisti riguardo alle responsabilità di Francesca Mambro e Giusva Fioravanti».
A Sant’Anna di Stazzema, fa notare l’intervistatore, un sindaco ha pensato bene di non invitare esponenti del governo per commemorare un eccidio che, a quasi un secolo di distanza, dovrebbe ormai accomunare tutti nel dolore…
«Siamo sempre lì – risponde Ricolfi – “è tornato il fascismo”, quindi è nostro dovere opporci con tutti i mezzi. Però, anche in questo caso, non butterei la croce solo sui militanti e i politici di sinistra. Il dramma è che, nel mondo più ampio della cultura, dell’informazione, nuotano a loro agio – coccolati, esaltati e riveriti dai media –intellettuali che da 30 anni, ossia dalla discesa in campo di Berlusconi, gridano “al lupo al lupo” fascista, senza mostrare la minima capacità di cogliere le trasformazioni della società italiana. Abbiamo tutti perfettamente capito che Pd al governo non significa bolscevichi a Palazzo Chigi, ma non siamo stati capaci – come intellettuali, studiosi, giornalisti, scrittori, artisti – di compiere la medesima operazione mentale con Fratelli d’Italia, ossia di prendere atto che l’andata al potere di Giorgia Meloni non è la marcia su Roma. Se un seguitissimo foglio on line si ostina a chiamarla invariabilmente “la ducetta”, non è solo il senso del ridicolo che difetta, ma è la più basilare capacità di leggere la realtà senza paraocchi».