Tajani sulle rivelazioni di Sarkozy: “C’era anche Obama all’incontro per far cadere Berlusconi”
Ci sono nuovi sviluppi sulle rivelazioni dell’ex presidente francese Nicolas Sarkozy sulla caduta del governo Berlusconi nel 2011. «Mi pare ci siano due fatti gravi. Il primo: in democrazia un Paese non può interferire nella vita di un altro, per lo più amico e alleato, per modificarne il governo. Che diritto aveva Sarkozy di fare dimettere il presidente del Consiglio italiano? Fu un’operazione scorretta e illegittima. Come seconda conseguenza, fare cadere un esecutivo riconducibile al Ppe ha significato aprire le porte agli avversari in Italia», dice al Giornale il ministro degli Esteri e leader di Forza Italia Antonio Tajani dopo le rivelazioni dell’ex presidente francese Sarkozy, che si è vantato di avere fatto cadere il governo Berlusconi nel 2011.
Tajani: nel libro di Sarkozy imprecisioni e omissioni
«Ci sono molte imprecisioni. Sarkozy non racconta che in quell’incontro c’era anche il presidente Usa Obama che invece difese Berlusconi, dicendo che non si sarebbe sporcato con il suo sangue. Anche il passaggio sul debito pubblico italiano è scorretto: non si ricorda che il valore del patrimonio privato italiano era superiore all’esposizione e che c’erano i soldi nelle banche. Quindi non c’era quell’emergenza usata come operazione politica contro il Paese. È la dimostrazione che aveva ragione Berlusconi, che oltretutto rifiutò i 40 miliardi proposti dal Fmi paragonandoli a un’elemosina. Anche in quell’occasione lui tutelò il proprio Paese, ma forse per Sarkozy quell’Italia contava troppo sulla scena internazionale. Sono sbagliati pure i riferimenti a Mario Draghi: era Berlusconi a volerlo capo della Bce e non lui, oltre a ad altre incongruenze sulle date dei fatti narrati». «Sicuramente ci furono complici interni tra chi tramava contro Berlusconi, oltre a parecchi settori della vita pubblica che interloquivano con altri. La sua personalità forte dava fastidio a molti. E così, non riuscendo a batterlo alle urne, trovarono altri modi per spodestarlo, prima da presidente del Consiglio e poi dal Senato», conclude Tajani.