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Tassa sugli extraprofitti, l’analisi dell’economista: “Dalle banche scarsa visione e attenzione sociale”

Tassa sugli extraprofitti, l’analisi dell’economista: “Dalle banche scarsa visione e attenzione sociale”

Politica - di Roberto Guida * - 9 Agosto 2023 - AGGIORNATO 10 Agosto 2023 alle 10:46

Riceviamo e volentieri pubblichiamo l’analisi dell’economista Roberto Guida dal titolo: “Banche e extraprofitti: l’azzardo morale della mano “visibile””

Il dibattito sulla tassa che il governo ha approvato sui cosiddetti extraprofitti delle banche ha una sua condivisibile ratio nella peculiarità dell’attività e nel ruolo “istituzionale” che esse svolgono. Il denaro che queste particolari imprese prestano alla clientela solo in parte (spesso non proporzionalmente rilevante) viene fornito in prestito dalla BCE che ne decide il costo attraverso le manovre di politica monetaria, influenzando quindi indirettamente il livello dei tassi che le banche stesse applicano a loro volta a imprese e famiglie.

L’aumento dei tassi di interesse ha quindi per le banche un effetto positivo sia sui prestiti a tasso variabile, sia su quelli a tasso fisso di nuova acquisizione, determinando un aumento dei ricavi. Va considerato che i costi dei finanziamenti (i tassi passivi) per le stesse banche aumentano, ma molto più lentamente rispetto ai tassi attivi poiché la gran parte di essi è rappresentata dalla massa dei depositi bancari della clientela, sulla quale l’adeguamento della remunerazione a favore della clientela avviene in tempi volutamente rallentati e comunque meno che proporzionalmente.

Roberto Guida: “Il rialzo dei tassi porta gettiti ulteriori alle banche”

Il rialzo dei tassi di interesse di mercato, frutto della politica di contrasto all’inflazione intrapresa nell’ultimo anno da Francoforte, ha senza dubbio fornito l’opportunità anche al sistema bancario italiano di trarne profitto, attraverso l’aumento del margine di interesse (i ricavi netti delle banche). Si tratta di un comportamento che, in un contesto di mercato pienamente concorrenziale e con un impatto relativo sul reddito di famiglie e imprese, sarebbe accettabile in coerenza con logiche di libero mercato. Nel caso specifico il settore dell’intermediazione creditizia non ha caratteristiche tali da rendere le parti (banca e cliente) equilibrate nel reciproco rapporto negoziale. Per le famiglie con mutui sulla casa, nonostante la possibilità della surroga, non c’è infatti l’opzione di porre un tetto al rilevante incremento delle rate e alla conseguente drastica riduzione del reddito disponibile; per le imprese, la possibilità di trovare finanziamenti alternativi a condizioni meno onerose rispetto a quelle conseguenti al rialzo dei tassi risulta praticamente inesistente.

“Banche opportunistiche e poco aderenti al mercato”

Si tratta quindi di un comportamento opportunistico da parte delle banche, un vero e proprio “azzardo morale” per dirla alla anglosassone, che rappresenta un evidente fallimento del “mercato”, per giunta in un settore nel quale la posizione sempre più oligopolistica del sistema bancario e la mancanza di alternative praticabili pone un problema di intervento pubblico di riequilibrio ed equità. Invocare semplicisticamente presunti “danni” ai corsi azionari e turbative al naturale equilibrio dei mercati finanziari tradisce parzialità e scarsa visione, considerando che se i valori di borsa si sono corretti per considerare l’impatto del provvedimento fiscale è, anche vero che precedentemente gli stessi titoli avevano scontato in positivo la crescita dei profitti da incremento dei margini di interesse. È indubbio che gli interventi di natura fiscale disegnati su indicatori di bilancio vanno attentamente ponderati per il loro impatto difficile da stimare in termini di efficacia ed equità, in ragione delle complesse dinamiche aziendali e delle loro reciproche interazioni.

*Roberto Guida, ordinario di economia . Top manager del gruppo Marzotto Venture

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di Roberto Guida * - 9 Agosto 2023