Uccidono a calci una capretta e postano il video: ennesimo caso di crudeltà narcisistica
Hanno ucciso a calci una capretta che pascolava all’interno di un agriturismo di Anagni e poi hanno immortalato l’azione in un video pubblicato sui social. Nelle immagini si vede un giovane che sfoga la sua furia contro l’animale, tra le risate dei presenti a una festa di compleanno per i diciotto anni di una giovane. L’episodio è avvenuto sabato scorso. Scioccato il titolare dell’agriturismo ha sporto denuncia presso la Compagnia dei Carabinieri di Anagni.
La capretta e le risate
Nel video postato, i giovani prendono a calci la capretta come se fosse una bambola di pezza, ridendo in continuazione mentre l’animale soffriva e si apprestava a morire. L’ennesimo esempio di crudeltà narcisistica di alcuni giovani che, in branco, diventano pericolosi, perdendo qualsiasi riferimento con la realtà. Per molti, e non sono solo ragazzi, i social sono diventanti un amplificatore di tutte le azioni possibili. E cosi, un atto di crudeltà pura, senza nessuna motivazione, diventa addirittura motivo di esibizionismo e di scherno collettivo.
Il caso di Latina
Lunedì 28 agosto ci siamo occupati del caso di Latina. E’ successo Ferragosto, ad una festa tra adolescenti come tante, quando una ragazzina si era accasciata a terra per aver bevuto troppo. Il vestito corto che indossava per stare in spiaggia si era alzato un po’ a seguito dello svenimento. E quelli che credeva amici si trasformavano, diventando qualcos’altro. In un impeto di follia uno dei ragazzi che era con lei ne aveva approfittato, filmando con lo smartphone proprio le parti intime rimaste scoperte e mettendo il video su Instagram.
Cosa rischiano gli uccisori della capretta
L’articolo 544 ter del codice penale recita che, “Chiunque, per crudeltà o senza necessità, cagiona una lesione ad un animale ovvero lo sottopone a sevizie o a comportamenti o a fatiche o a lavori insopportabili per le sue caratteristiche etologiche è punito con la reclusione da tre a diciotto mesi o con la multa da 5.000 a 30.000 euro”. La pena in questo caso sarà aumentata della metà perché l’animale è morto.