Altro che “TeleMeloni”: i dati AgCom smontano le accuse di occupazione dei Tg Rai
I dati dell’Agcom smentiscono le grida della sinistra sull’occupazione della Rai, sul fatto che si sarebbe trasformata in “TeleMeloni” e che esisterebbe una smodata sproporzione tra le presenze in video di premier, ministri & co a discapito dell’opposizione. Dalle ultime tabelle disponibili, quelle di luglio e agosto, emerge infatti non solo che nei Tg il governo è meno presente dei precedenti, ma anche che si attesta ben al di sotto della “canonica” suddivisione 30-30-30 tra esecutivo, maggioranza e opposizione.
I dati delle presenze Tg di premier e ministri
A mettere in fila i numeri è stato il Giornale, che svela come il cosiddetto “tempo di parola”, ovvero quello in cui ministri e premier parlano direttamente in video, al Tg1 di agosto si è attestato rispettivamente al 19,9% e al 3,3%, per un totale del 23,2%. Percentuali grosso modo simili a quelle di luglio, quando tra premier e ministri il tempo di parola è stato del 24,7%. E si parla del Tg di Gian Marco Chiocci, “scelto personalmente dal premier”, sottolinea Paolo Bracalini che firma l’articolo. Al Tg2 di Antonio Preziosi ci si attesta al 19,8% ad agosto e 20% a luglio.
Il confronto con i governi precedenti
C’è poi il confronto con gli anni precedenti, che risulta impietoso nei confronti di quanti hanno gridato allo scandalo di una sorta di TeleKabul di segno opposto: “Dicembre 2018, a Palazzo Chigi c’è Giuseppe Conte, al Tg1 è appena arrivato Giuseppe Carboni, in quota Cinque Stelle. In quel mese il governo e il premier totalizzano al Tg1 un bel 43,2% di presenza nel tempo di parola. Ma ci sono picchi anche più alti”, si legge sul Giornale, che ricorda il 49,7% di ottobre 2020, quando Conte governava col Pd, il 41,9% di Draghi del dicembre 2021 e anche alcune percentuali “bulgare” registrate dalla stessa Meloni, ma quando ai vertici dei Tg c’erano i direttori nominati prima di lei.
Altro che “TeleMeloni”: i Tg Rai ora “sono più equilibrati”
Dunque, se una “melonizzazione” dei Tg Rai c’è stata, è andata esattamente nella direzione opposta a quella denunciata dai cantori del pluralismo, della democrazia e della libertà di parola (purché sia sempre e solo la loro): “Non fosse una Rai sotto un governo di centrodestra, si direbbero percentuali equilibrate”, rileva il Giornale, numeri alla mano.