Berizzi, il partigiano immaginario, prima di convertirsi all’antifascismo lavorò al “Borghese”
All’epoca, Berizzi non aveva convinzioni politiche molto forti. Longoni precisa infatti che “vent’anni fa “di destra” e “di sinistra” sembravano per lui solo modi per classificare le tifoserie ultras del calcio. Un argomento che lo appassionava (come la cucina di alto livello) e su cui era (ed è) davvero competente”. Non disdegnava gli scherzi da caserma. “Insieme a un collega si presentò nell’ufficio di Leonello Bertolucci, raffinato photo editor che schifava quei giornalisti che giudicava rozzi; a un cenno convenuto, i due estrassero dai pantaloni i rispettivi membri sessuali. Lo sventurato Leonello cadde dalla sedia per lo spavento”.
Conclude Longoni: “Quando sento gente che si infuria per i suoi servizi mi viene da ridere. Perché mi è difficile prenderlo troppo sul serio”. Un buontempone che si sarebbe incattivito con gli anni dunque, uno che fiuta il vento e si butta là dove la brezza ti conduce e in quel vento vuole esporsi e primeggiare. Il vento dell’antifascismo lo ha reso in qualche modo celebre, una celebrità farlocca e strumentale ma se Berizzi si accontenta, lasciamolo alla sua illusione di partigiano immaginario.