Campi: il fronte conservatore è l’approdo naturale di FdI, non c’è spazio per una destra radicale

4 Set 2023 10:28 - di Elsa Corsini

“L’apprezzamento internazionale della Meloni è ancora alto. Il suo attivismo all’estero in questo primo anno è servito a rimuovere molti pregiudizi ideologici sul suo conto. E a tessere importanti legami personali, che in politica estera spesso sono decisivi”. Parola di Alessandro Campi, commissario straordinario dell’Istituto per la storia del Risorgimento italiano, politologo e grande conoscitore della storia politica della destra. Intervistato da Libero, non crede alla tesi della fine della luna di miele tra il premier e le cancellerie.

Campi: Meloni è ancora molto apprezzata all’estero

Campi apprezza il percorso di sdoganamento dal sovranismo al conservatorismo. La sfida della Meloni è chiara: portare i Conservatori europei, di cui è la leader, nella futura maggioranza che guiderà il parlamento di Bruxelles. Anche con se in quella maggioranza ci saranno i socialisti, come polemizzano gli avversari. “È un’accusa che trovo curiosa. Si preferisce forse che l’Italia resti fuori dal futuro governo dell’Unione solo per ragioni di coerenza politica?”.

Europee, il gioco della Lega a smarcarsi è fisiologico

Quanto alle prossime europee, ogni partito è concorrente degli altri ed è fisiologico che Lega e Forza Italia si smarchino ogni giorno da FdI. Ma questo non cambierà gli equilibri in campo. “Cosa può aspettarsi Salvini da un continuo distinto tattico dalla Meloni? Può al massimo sperare di recuperare due-tre punti percentuali”. L’obiettivo però non dovrebbe essere quello di rosicchiarsi consensi a vicenda – sottolinea il politologo – ma di catturare il voto degli italiani che in questi anni hanno smesso di andare alle urne.

La scelta conservatrice di FdI è l’unica possibile

Benvenga il viaggio  di Giorgia Meloni per portare Fratelli d’Italia su posizioni conservatrici tradizionali, analoghe a quelle dei gollisti francesi o dei tories inglesi. “È la sfida politico-culturale della destra italiana da almeno un ventennio. Una via senza alternativa: indietro non si torna. I primi a non apprezzare sarebbero gli elettori”. Nessuna chance, invece, per chi cerca uno spazio elettorale alla destra della destra. O per chi, come Gianni Alemanno, cerca spazio a titolo personale non avendolo trovato all’interno di Fratelli d’Italia. L’estrema destra italiana vale al massimo il 2%”.

Non c’è spazio elettorale per una destra estrema

Sul presidenzialismo, invece, Campi pensa che si possa fare una riforma migliore di quella di cui si parla. “Se si rafforzassero i poteri del premier, dandogli per di più un’investitura popolare, bisognerebbe ridare centralità anche al Parlamento. Non toccare le prerogative del Quirinale. Fare una legge elettorale che dia davvero potere di scelta agli elettori. E trovare il modo di rilanciare il ruolo dei partiti politici, che oggi sono mere macchine di consenso al servizio dei rispettivi leader”. Campi invece pensa a un premierato forte a base parlamentare, senza elezione diretta.

La Schlein occupa un posto che non è il suo

Sul Pd il verdetto è lapidario, la Schlein non ha i numeri. “Ma – avverte – è  una fortuna che non può durare a lungo. Anche l’autolesionismo politico della sinistra ha un limite. La segretaria occupa un posto che in un Paese (e in un partito) normale non dovrebbe essere il suo. Ha scalato il Pd dall’esterno un po’ come Trump ha scalato i repubblicani negli Stati Uniti. Ha una visione della società che sembra riflettere un certo mainstream mediatico-culturale globale alla moda. Sui temi del lavoro sembra andare al rimorchio della Cgil. Non esprime una visione di governo che possa far pensare ad un’alternativa realistica. Detto questo – conclude il politologo – resta l’insegnamento del caso Meloni. Mai sottovalutare gli avversari, anche quando sembrano deboli, confusi o destinati a perdere”.

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