Coppa Davis: Italia suicida, sconfitta dal Canada. Gli errori di Volandri fatali agli azzurri

14 Set 2023 15:52 - di Massimo Farina
Coppa Davis

La Coppa Davis negli anni sessanta e settanta era come la Nazionale di calcio. Seguita in maniera straordinaria in televisione con le dirette di Giampiero Galeazzi. Dal 1976 al 1980, i nostri quattro moschettieri(, Panatta, Barazzutti, Bertolucci e Zugarelli) ne vinsero una in Cile e raggiunsero altre tre finali, vedendosene scippare un’altra a Praga nel 1980 dagli errori arbitrali. Ora che la competizione è una specie di brutta copia e che abbiamo nuovamente tennisti in grado di farcela vincere, siamo riusciti a suicidarci. Nel girone che qualifica le prime due squadre per la finale di Malaga, in corso a Bologna, siamo stati in grado di farci battere 3-0 dalla squadra più debole, il Canada. Adesso ci tocca assolutamente vincere contro Cile e Svezia ma la sconfitta di ieri ha diversi responsabili.

Il rifiuto di Sinner la scelta di Volandri

Innanzitutto Jannik Sinner, il nostro migliore giocatore, numero sette al mondo. Dopo la fatica degli US open ha rinunciato all’appuntamento. Era pressoché certo che avrebbe vinto i suoi singolari ma evidentemente l’amore verso la maglia non è notevole. Matteo Berrettini è infortunato e non ha colpe ma il capitano non giocatore, Filippo Volandri, deve ancora spiegare perché non ha convocato Fabio Fognini, che rimane il nostro migliore doppista. Detto questo, Lorenzo Musetti e Lorenzo Sonego, i due singolaristi schierati ieri, erano nettamente più forti dei canadesi e il loro crollo è inspiegabile. A questo punto bisogna battere Cile e Svezia confidando nel recupero di forma dei due singolaristi, oppure sostituire uno dei due con Federico Arnaboldi, giocatore in forte crescita.

Quando la Coppa Davis era una cosa seria

Pietrangeli, Merlo, Sirola, Gardini negli anni sessanta e poi i moschettieri degli anni ottanta, ma anche Paolo Canè ed Omar Camporese nei decenni successivi: c’è stato un tempo in cui giocare in Davis era un onore per ogni tennista. Ora prevale la logica della conservazione fisica per i tornei che portano soldi e punti Atp. Tutta un’altra storia, tutta un’altra Italia.

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