E’ durata poco l’indignazione per l’orsa Amarena e per la capretta, ora nel mirino finiscono gli animalisti
Come sempre accade in Italia l’indignazione dura poco. Così è avvenuto anche per l’orsa Amarena uccisa senza un giustificato motivo in Abruzzo e così è avvenuto anche per la capretta presa a calci da un sadico diciassettenne incitato dagli amici in un agriturismo di Anagni. Diffusi i nomi degli autori di tali nefandezze questi si sono trovati al centro di commenti non certo benevoli, comprese minacce varie.
Ora i carnefici fanno le vittime
Così hanno cominciato a fare le vittime. Ed è iniziata la colpevolizzazione degli animalisti. Questi ultimi hanno chiarito che il sistema della gogna – cioè di rendere noti i nomi e i volti di chi uccide o maltratta gli animali – è l’unica via a loro disposizione per denunciare il fatto che chi maltratta o uccide un animale in Italia non fa un solo giorno di carcere e se la cava, appunto, versando qualche lacrimuccia di pentimento.
Il sindaco di san Benedetto dei Marsi: attenti alla manifestazione di domenica
Gli episodi di cui parliamo hanno tuttavia generato un’ondata di emozione collettiva e i responsabili non hanno certo rimediato elogi. Di qui il cambio di registro: prima tutti indignati verso i killer di orsa e capretta. Adesso tutti comprensivi. Il sindaco di San Benedetto dei Marsi Antonio Cerasani mette in guardia contro la manifestazione che gli animalisti terranno nel paese aquilano domenica 10 settembre, quasi si trattasse di devastatori black bloc.
“L’uccisione di Amarena è un gesto da condannare – afferma – così come però è da condannare la gogna mediatica incontrollata che si sta portando avanti in questi giorni nei confronti di chi ha sparato all’orsa, e che ha reso necessaria una pattuglia di scorta di fronte alla casa dell’autore”. L’interesse mediatico suscitato dalla morte di Amarena e dalla ricerca spasmodica dei suoi cuccioli ha fatto sì che moltissime persone si recassero sul posto, chi per semplice curiosità, chi con l’intento di vedere con i propri occhi ‘la casa dell’assassino’.
I social e le minacce di morte
“A parte qualche caso sporadico, la situazione sembra rientrata, per quanto riguarda questa sorta di ‘pellegrinaggio’ nelle nostre zone”, prosegue il sindaco “ma continua l’attenzione, soprattutto sui social, nei confronti della vicenda, che ha fatto conoscere il nostro paese in tutto il territorio nazionale, forse anche oltre”. Proprio i social sono stati veicolo delle prime offese e minacce di morte nei confronti di A.L., il 56enne che ha sparato ad Amarena: l’uomo è stato costretto a chiudere il suo profilo Facebook per cercare di arginare le offese. “Se anche una sola persona, tra le diecimila che l’hanno minacciato, ha intenzioni serie è chiaro che la scorta serve e servirà forse ancora per un po'”, spiega ancora il sindaco, che poi si concentra anche sulla manifestazione organizzata dal Pae (Partito Animalista Europeo) e dall’Associazione Animalisti Italiani. “E’ prevista per domenica 10 settembre, probabilmente arriveranno molte persone qui a San Benedetto dei Marsi, sicuramente ci sarà da tenere alta l’attenzione”.
La capretta uccisa a calci, a Fiuggi animalisti aggrediti
Ancora più surreale quanto avvenuto a Fiuggi. Qui i residenti hanno aggredito i pochi animalisti che, guidati dall’attivista Enrico Rizzi, mostravano cartelli con il volto del minorenne che ha preso a calci la capretta fino ad ucciderla. E’ intervenuta la polizia che ha tenuto Rizzi e e i suoi seguaci in commissariato scortandoli poi a notte fonda fuori dal centro abitato. Episodio che mostra come a Fiuggi pochi abbiano voglia di condannare seriamente un atto barbaro come l’uccisione a calci di un animale per divertimento. Atteggiamento che potrebbe anche avere ricadute sull’attrattiva turistica della cittadina. Paradossale anche il modo in cui i genitori hanno difeso il loro “pargoletto” violento, prima dicendo che la capra era agonizzante poi sostenendo che era già morta, poi raccontando che gli animalisti volevano recarsi a casa loro per farsi giustizia da soli. Insomma alla fine la realtà dei fatti è una sola: gli animalisti, nonostante i loro eccessi, non hanno torto un capello a nessuno. Invece il minorenne ha commesso un atto atroce e il suo bestiale modo di svagarsi è stato filmato e diffuso. Ora, far passare gli animalisti come violenti esaltati e il minorenne come un perseguitato è un rovesciamento della verità che nuoce a una giusta causa, quella che impone il rispetto degli animali e la punizione adeguata per chi trasgredisce questa regola di civiltà.