Europee, Renzi ripensa al Terzo polo. E sull’ex-Iv Bonetti: «Non mi aspettavo gratitudine»

11 Set 2023 12:14 - di Michele Pezza
Renzi

Matteo Renzi in modalità zen è una novità sorprendente anche per gli intimi del “giglio magico“. A maggior ragione se l’imperturbabilità è condizione ostentata all’indomani dell’abbandono di Italia Viva da parte di un calibro pesante come l’ex-ministra Elena Bonetti, approdata ora alla corte di Carlo Calenda. «È fisiologico che qualcuno vada e altri arrivino – commenta Renzi nella sua e-news -. Nella nostra storia è sempre stato così. Non chiedo riconoscenza per ciò che in tanti hanno ricevuto perché so benissimo che la gratitudine non è una categoria della politica». Apparenze a parte, la defezione della Bonetti brucia terribilmente in questa fase di contabilità stentata, con lo sbarramento per le Europee rimasto inchiodato al 4 per cento e con i sondaggi ancora troppo lontani da quel traguardo.

Così Renzi nella sua e-news

Ma è proprio per allontanare lo spettro di nuovi addii che Renzi sfoggia ottimismo. «Dopo le politiche – sottolinea, infatti – eravamo 14 parlamentari, ora siamo 15. Avevamo 10 consiglieri regionali, oggi sono 15. Abbiamo raddoppiato gli iscritti. Ci aspetta una sfida bellissima e il tempo come sempre dirà chi ha ragione». Numeri e toni che tuttavia non possono mascherare più di tanto la realtà. Che ci consegna un ex-premier in mezzo al guado, guardato con diffidenza tanto dall’opposizione quanto dalla maggioranza. E privo, al momento di prospettiva politica, come ben testimonia l’ingloriosa fine del Terzo polo.

Appello a Calenda per la lista dei riformisti

È quello il dente che duole, e non è un caso se è lì che batte marzullianamente la lingua di Renzi, dandosi domanda e risposta. «Perché non replico ai quotidiani attacchi di Calenda? Molto semplice: perché non ho niente di personale contro di lui nemmeno quando mi attacca sul personale o con toni giustizialisti. L’ho voluto ministro e ambasciatore, sostenuto più volte in passato da Roma a Strasburgo, gli abbiamo dato le firme dopo la rottura con Letta, non abbiamo chiuso le porte nemmeno quando all’improvviso ha interrotto l’esperienza del Terzo Polo». Una lunga recriminazione che non gli impedisce di tentare una riconciliazione fuori tempo massimo. «Noi – conclude, infatti – continuiamo a essere disponibili per una lista unitaria dei riformisti. Se altri non vorranno, spiegheranno il perché e ci misureremo sul consenso. A viso aperto».

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