G20, oltre la Via della Seta, Meloni trova l’intesa e rafforza i legami Italia-Cina: il faro del partenariato strategico
G20, la Meloni trova l’intesa per un addio soft alla Via della seta e rafforza i legami tra Italia e Cina. Il faro sarà un partenariato strategico tra i due Paesi, nel segno del consolidamento e approfondimento del dialogo tra Roma e Pechino. L’Italia è da tempo pronta a lasciarsi alle spalle i memorandum della Via della Seta – 19 intese istituzionali e 10 accordi commerciali sottoscritti nel 2019 dal governo Conte – il punto era come farlo. E ieri Giorgia Meloni ha compiuto un passo avanti significativo, che assesta nuovi equilibri geopolitici globali. La diplomazia cinese ha chiesto un incontro tra il premier Li Qiang e il nostro presidente del Consiglio. Un colloquio a due – con interpreti – a New Delhi, durato circa mezz’ora, con la Cina in pressing perché il cambio di passo con l’uscita italiana dall’intesa in scadenza a fine anno potesse delinearsi con tutti gli accorgimenti diplomatici del caso.
G20, l’incontro della Meloni con il premier cinese
Un accorgimento che Giorgia Meloni ha dimostrato di saper fare suo, guardando oltre la Via della Seta individuando una exit strategy senza polemiche e strascichi dall’accordo infrastrutturale-commerciale – soluzione di cui anche il partner avrebbe ormai preso atto – nel comune impegno a rilanciare il rapporto a 360 gradi. E a mantenerlo nei canali della solida amicizia. Il “faro” dei rapporti fra Roma e Pechino è dunque il Partenariato strategico globale del 2004. Una linea che, tra nuovo slancio e con il massimo rispetto della leadership cinese e di Xi, continua a percorrere il solco tracciato dall’allora premier Silvio Berlusconi nel maggio di vent’anni fa.
G20, Meloni e l’exit strategy sulla Via della seta
Una mozione, si ragiona nella maggioranza, potrebbe servire per una valutazione sul futuro dei rapporti. E allora, nella nota seguita al bilaterale, Palazzo Chigi ricorda «la storia millenaria», forte della quale i due Paesi condividono il partenariato «che costituirà il faro per l’avanzamento dell’amicizia e della collaborazione tra le due Nazioni in ogni settore di comune interesse». Non solo. «Il colloquio ha confermato la comune intenzione di consolidare e approfondire il dialogo tra Roma e Pechino sulle principali questioni bilaterali e internazionali». Perché, se da una parte è fondamentale evitare ritorsioni economiche, non è meno cruciale mantenere il dialogo politico con una potenza mondiale protagonista in aree fondamentali come Medio Oriente e Africa, dove – secondo la linea italiana – non si deve combattere ma competere. E possibilmente collaborare».
G20, Meloni: l’intesa sul partenariato strategico faro per le relazioni Italia-Cina
E infatti, una relazione rinnovata nel segno della stabilità e del reciproco rispetto tra Cina e Italia non solo è in linea con gli interessi comuni di entrambi i Paesi. Ma è necessaria per un migliore sviluppo di entrambi», ha detto Li Qiang – che al G20 ha fatto le veci del il presidente della Repubblica popolare Xi Jinping – alla Meloni, ribadendo un auspicio più volte espresso da Pechino: ossia «che l’Italia fornisca un ambiente imprenditoriale equo, giusto e non discriminatorio affinché le aziende cinesi possano investire e svilupparsi in Italia. La Cina continuerà ad espandere l’accesso al mercato per creare maggiori opportunità per i prodotti di qualità italiani».
Via della seta, Tajani: la strada è quella del partenariato
Così, a quanto raccontano fonti italiane – e riferisce tra gli altri l’Ansa – «alla fine è stato positivo l’incontro (il primo) con il capo del governo, che in India ha fatto le veci del grande assente Xi Jinping. Il premier cinese avrebbe provato a evidenziare i vantaggi portati dalla Via della Seta all’Italia, unico Paese G7 ad aver aderito, nel 2018 con il governo Conte». L’esecutivo di centrodestra ha ribadito la sua intenzione a non rinnovare l’accordo, profilando l’uscita soft già prospettata ai cinesi nella recente visita del ministro degli Esteri Antonio Tajani.
«Lunedì scorso i dirigenti dei nostri ministeri hanno trovato molti accordi con i cinesi»
Il quale, in un’intervista a La Repubblica ha infatti ricordato: «Avere un quadro positivo di collaborazione dal punto di vista economico con la Cina, un partenariato strategico voluto da Berlusconi fin dal 2004, per noi è un elemento fondamentale. Noi lo vogliamo rinforzare, lunedì scorso i dirigenti dei nostri ministeri hanno trovato molti accordi con i cinesi. Quindi vanno favoriti gli scambi economici e culturali. Detto questo, la Via della Seta è una pagina delle nostre relazioni che non è stata vantaggiosa per noi, l’ho detto chiaramente a tutti i vertici del governo cinese».
Tajani: «I dati dell’export: più vantaggiosi per Germania e Francia che non facevano parte della Via della Seta»
Avvalorando la sua analisi, rilevando: «I dati dell’export sono chiari e sono più vantaggiosi per Germania e Francia, che – sottolinea Tajani – non facevano parte della Via della Seta. Ascolteremo naturalmente il Parlamento, ma la Via della Seta non deve essere fondamentale nei rapporti con la Cina». Concludendo quindi: «Ho incontrato gli imprenditori italiani: sono numerosi, e li ho rassicurati sul futuro dei rapporti».
G20, l’incontro Meloni-Modi
Per certi aspetti, dunque, quello di ieri con il leader cinese era l’appuntamento più delicato della tre giorni di New Delhi, da dove Meloni ha avuto poche ore dopo l’incontro con Li Qiang un bilaterale con il leader dell’India, che invece con la Cina è ai ferri corti per tensioni al confine. Si è congratulata con il padrone di casa Narendra Modi per il “successo” del G20 alla sua conclusione. Esito sperato anche dal governo italiano, che vede in New Delhi la leadership ideale del Sud globale.
L’Italia ponte tra Europa e Africa
E guardando a quella parte del mondo, l’Italia ha spinto per l’ingresso nel G20 dell’Unione Africana, e quindi di molti Paesi da coinvolgere con il Piano Mattei. «L’Italia – ha detto la premier – destinerà all’Africa oltre il 70% suo Fondo Italiano per il clima, 3 miliardi di euro nei prossimi 5 anni». E, ha affermato davanti agli altri leader, «deve riguardare davvero tutti» la lotta per mitigare gli effetti «dei cambiamenti climatici, che impattano soprattutto sui Paesi del sud globale».