Grosseto, sì della Prefettura a via Giorgio Almirante: si scatena la gazzarra della sinistra
Nascerà via Giorgio Almirante a Grosseto. La Prefettura ha dato il nulla osta dopo tre mesi dalla richiesta partita dall’amministrazione comunale guidata da Antonfrancesco Vivarelli Colonna, il sindaco della cittadina toscana che ha deciso di intitolare una strada sia allo storico segretario nazionale del Msi, sia ad Enrico Berlinguer, come esempio di pacificazione nazionale. Il via libera da parte del massimo organo governativo non ha spento, però, le polemiche.
Il sindaco: “Fatta giustizia”
Il progetto di toponomastica dell’amministrazione comunale parte da via della Pacificazione nazionale e arriva sino a via Enrico Berlinguer Berlinguer e via Giorgio Almirante. L’idea del primo cittadino grossetano è quella di costruire, attraverso i simboli storici, condivisioni politiche che spazzino via risentimenti e rancori. Vivarelli Colonna ha più volte ricordato che la proposta di intitolazione delle strade ad Almirante e Berlinguer è stata approvata per ben due volte dal consiglio comunale. Ma tutto questo non ha spento le polemiche speciose di alcuni settori della sinistra.
“No ad Almirante a Grosseto”
Reazioni isteriche sono arrivate puntualmente dalla sinistra. Parla di “revisionismo storico” la capogruppo alla Camera di Alleanza Verdi e Sinistra, Luana Zanella, citando un passo di uno scritto di Almirante pubblicato su “La Difesa della Razza” in cui scriveva che “il razzismo ha da essere cibo di tutti e per tutti”. Dal Partito Democratico, invece, accusano la prefetta, per mezzo del deputato dem Marco Simiani, “di non avere sensibilità. La pacificazione non si impone con la toponomastica ma con il rispetto di tutte le posizioni politiche e non dimenticando fatti tragici causati dalla violenza nazista e fascista”. Anche l’Anpi non si tira indietro, annunciando che “faremo le nostre valutazioni rispetto all’eventualità e ai contorni di un ricorso al Tar”.
La prima via al leader del Msi trent’anni fa da un esponente della sinistra
La prima via intitolata a Giorgio Almirante in Italia fu ad opera, nel 1993, di Costantino Belluscio, per anni deputato del Psdi e segretario particolare di Saragat al Quirinale, sindaco di Altomonte, in provincia di Cosenza. Non ci furono polemiche, nessuno si scandalizzò. In Italia ne esistono oltre duecento. Il passo indietro compiuto in tutto questo periodo è il sintomo di una regressione culturale impressionante. Almirante è stato il simbolo dell’onestà politica, deputato per 40 anni, capace di un gesto simbolico forte come la presenza ai funerali di Berlinguer. Una figura politica che molti elettori della sinistra rispettano come rappresentante di idee e azioni improntate sulla coerenza e sull’etica.
Le amnesie di un antifascismo insopportabile
Guardare alla storia con gli occhi del presente è sempre un esercizio sterile. Le obiezioni su Almirante e sul manifesto della difesa della razza sono strumentali e ambliope. Rileggendo gli articoli di Eugenio Scalfari, Enzo Biagi, l’adesione di Dario Fo alla Rsi(solo per citare alcuni dei totem della sinistra passati per il fascismo e autori di scritti non certo edificanti in quel periodo), bisognerebbe adottare lo stesso metro di giudizio. Decontestualizzare senza operare un distinguo tra prima e dopo serve solo ad alimentare un antifascismo inutile. Da Grosseto arriva un messaggio di superamento di steccati e contrapposizioni che trent’anni fa sembravano non esistere più. E che oggi paiono l’espressione di una triste involuzione culturale.