Il giuslavorista stronca il Pd sul salario minimo: “Proposta pasticciata. Fissare una soglia è pericoloso”
Sul salario minimo il giuslavorista del Cnel Michele Faioli smonta la proposta di legge Pd-M5S-Avs-Azione. «Se si deve intervenire, si deve farlo bene. Mettere una soglia tanto per metterla mi vede contrario perché si sbilancia il ruolo della contrattazione. La proposta dell’opposizione mi sembra pasticciata e potrebbe creare problemi legislativi». Stroncata in poche, precise parole, la “bandierina” della Schlein sulla quale ha impostato una fallimentare estate militante conclusasi nella “ricca” Svizzeracasa delle parti sociali, imprese e sindacati, si spacchi e non produca nulla. O parlando di fascismo. Mancano quaranta giorni al 10 ottobre, ovvero alla data di consegna della proposta Cnel sul salario minimo alla premier Meloni. L’ente guidato da Renato Brunatta, “casa” delle parti sociali, imprese e sindacati, è all’opera da giorni.
Salario minimo, il giuslavorista: “Con una soglia le imprese potrebbero uscire dai contratti nazionali”
Faioli, che insegna diritto del lavoro alla Cattolica, spiega tutta la sua perplessità su un salario minimo legale richiesto dal Pd e parte delle opposizioni. E’ scritta male, anzitutto afferma nell’intervista a Repubblica: «Mette insieme due elementi che renderebbero l’Italia un unicum nel panorama europeo: l’erga omnes, estensione della validità dei contratti nazionali a tutti, e i 9 euro lordi all’ora». Non è una combinazione giusta. «Accadrebbe che le piccole imprese, ma anche le medie e le grandi, potrebbero scegliere di applicare i 9 euro orari – anziché i 12-13-14 euro – : e dire così di essere conformi alla legge e poi uscire dai contratti nazionali». Il giuslavorista del Cnel evidenzia i due aspetti sui quali si è focalizzato il governo proprio per stoppare la proposta delle opposizini per poterne formulare una complessiva contro il lavoro povero. Che dovrebbe essere la stella polare di tutte le forze politiche. Lo schiacciamentoo verso il basso delle retribuzioni è il pericolo da evitare. «Chi studia conosce le insidie della materia. Credo che in questo campo delicatissimo non debbano esserci ideologie», rileva Faioli.
Salario minimo, primo suggerimento: “Evitare di fissare una soglia”
Come uscirne? «Suggerisco di trovare un modo per estendere i livelli minimi dei contratti nazionali e di evitare di fissare un numero, come i 9 euro. E poi sperimentare una soglia intersettoriale applicandola ai lavoratori più vulnerabili, ispirandoci il più possibile al caso tedesco». Il giuslavorista auspica cche si arrivi all’unanimità tra i consiglieri del Cnel: “Nella consiliatura uscente si è cercato di evitare la conta e adottato i documenti all’unanimità. E ciò rispetta la natura del Cnel, composto di tre anime: quella governativa, i sindacati e le imprese. O si arriva a un risultato condiviso da tutti o non arriveremo a nulla».
La memoria dei tecnici del Cnel
«La questione salariale non può essere ricondotta unicamente ad un dibattito sull’opportunità, o meno, di introdurre un salario minimo legale– erano i termini di uno studio del Cnel all’indomandi del loro coinvolgimento da parte del premier-. Ma deve andare a toccare i principali problemi che ostacolano la crescita dei salari dei lavoratori in Italia: dai rinnovi contrattuali alla diffusione del dumping contrattuale; dalla crescita esponenziale del costo della vita all’elevato cuneo fiscale; fino all’impatto della precarietà e del lavoro povero»,. Nella memoria il Cnel criticava tale mancanza nella proposta delle minoranze: «il riferimento a possibili soluzioni in grado di affrontare il problema dei bassi salari dal lato della riforma fiscale e da quello della contrattazione ai vari livelli». Rilevava inoltre che «i livelli retributivi minimi non sono fissati in modo uniforme. E che in una eventuale definizione legale della retribuzione non sarebbe possibile fissare una misura standard, non differenziata per settore e qualifica». La critica riguarda l’impossibilità di ricondurre tutto alla fissazione di misure legali.