“Il salario minimo non regge”: l’esperto spiega punto per punto perché oggi in Italia è inapplicabile

13 Set 2023 20:19 - di Agnese Russo
salario minimo

Con la ripresa dei lavori parlamentari riprendono anche le strumentalizzazione della sinistra sul tema del salario minimo. La legge resta tra gli argomenti in agenda dell’Aula della Camera per il mese di ottobre, dopo la sospensiva votata a Montecitorio prima della pausa estiva. Nella riunione di oggi della conferenza dei capigruppo non è stata fissata una data precisa per l’esame dell’Aula. Da Pd e M5S, che intanto si destreggiano fra piazza e raccolte di firme, sono arrivati gli allarmi e diktat preventivi sul fatto che “il governo non può più scappare” o “cercare stratagemmi”. In realtà, si attende la proposta del Cnel, cui il governo ha rimandato gli approfondimenti sul tema. Il presidente Renato Brunetta ha spiegato che sarà di una “proposta plurale”, anticipando che guarderà al tema salariale nel suo complesso.

Brunetta: “Il Cnel sta lavorando a una proposta plurale, che tratti l’intera tematica salariale”

“Sul salario minimo il Cnel sta cercando di esprimere una proposta plurale”, ha detto Brunetta, intervenendo al convegno “Il senso del lavoro”, promosso da Unioncamere insieme a Fondazione per la Sussidiarietà. “Il principio – ha chiarito – è innanzitutto quello di conoscere per deliberare. La contrattazione collettiva è una bellissima selva selvaggia, quindi viva la complessità e la comprensione della complessità. Stiamo lavorando da agosto per cercare di fornire una proposta plurale che tratti l’intera tematica salariale così come è posta dalla direttiva europea: non una scelta duale, o di qua o di là, ma, come diceva Keynes, con una ‘cassetta degli attrezzi’ per offrire le migliori regole in termini di salari”.

Raguseo, esperto di risorse umane, spiega perché oggi il salario minimo in Italia non è possibile

A spiegare quale sia oggi la “complessità” del mercato del lavoro italiano, aggiungendo che il salario minimo è di fatto inapplicabile allo stato attuale, è stato poi il ceo e co-founder di Reverse, azienda internazionale di head hunting e risorse umane, Alessandro Raguseo, sentito dall’Adnkronos. L’esperto, come altri prima di lui, ha spiegato che “la questione infatti non è essere d’accordo o meno sull’introduzione di un salario minimo”. “I temi – ha chiarito – sono altri: la sostenibilità economica, il cambiamento o adeguamento della contrattazione collettiva, il probabile conseguente depauperamento della rappresentanza sindacale, la diminuzione della tassazione sul lavoro”.

La questione dei contratti collettivi

Tutte questioni che la proposta di legge presentata dall’opposizione non risolve e rispetto alle quali, anzi, presenta spiccate criticità, tanto da rischiare di essere controproducente, a partire dalla soglia fissata a 9 euro l’ora. In Italia, infatti, salvo rari casi, non è prevista una retribuzione oraria, ma la maggior parte dei contratti è impostata su un valore mensile da moltiplicarsi per il numero delle mensilità. Un altro tema, da non trascurare, è costituito dalla molteplicità dei contratti collettivi nazionali, ciascuno dei quali presenta una diversa modalità di calcolo della retribuzione oraria.

“In Italia – ha ricordato Raguseo – abbiamo più di 900 contratti collettivi nazionali e ciascuno di essi presenta un diverso divisore giornaliero, esso stesso figlio di contrattazione. Inoltre, ogni contratto presenta un numero differente di giorni di ferie, di ore di permessi e anche di mensilità, senza contare il fatto che ci sono aziende che forniscono diverse forme di welfare ai propri dipendenti: come verrebbe conteggiata questa forma di risparmio e quindi di retribuzione aggiuntiva nei confronti di chi non ha lo stesso beneficio? Ritengo che a queste condizioni l’introduzione di un salario minimo su base oraria non sia ancora una strada percorribile”.

I rischi per le imprese e lavoratori

Dunque, per l’esperto bene che se ne parli, “ma per renderlo concreto occorrerebbe prima di tutto intervenire sulla macchina burocratica del lavoro, iniziando dalla diminuzione del numero dei ccnl, dalla semplificazione della busta paga e dalla riduzione del costo del lavoro per le imprese e della tassazione per i dipendenti”. Anche perché “introdurre prematuramente la soglia salariale minima potrebbe limitare la flessibilità da parte delle aziende di adeguare i livelli salariali all’andamento del mercato, causando un irrigidimento del mercato del lavoro nazionale e una spinta delle imprese a spostarsi all’estero”, oltre al rischio che le imprese più piccole non ce la facciano con la conseguenza di ridurre il personale, cercare formule di contratto alternative o rifugiarsi nel sommerso, “fino ad arrivare alla conseguenza più drastica, la cessazione dell’attività”.

L’impatto su consumatori e inflazione

Si potrebbero poi verificare “distorsioni nel mercato del lavoro e nella competitività” e un effetto boomerang su inflazione e consumatori, sui quali le imprese potrebbero finire per scaricare i costi aggiuntivi. Insomma, benché si dica convinto che “l’introduzione di un salario minimo sia sicuramente tra gli obiettivi da portare sui tavoli decisionali”, Raguseo è “altrettanto convinto che bisogna arrivare alla sua introduzione in modo estremamente ponderato con delle basi di contesto solide”. “Oltre alla semplificazione preventiva della burocrazia di cui accennavo prima, sarà importante stabilire un monitoraggio di applicazione, in modo da intervenire ove necessario aiutando le imprese, tramite anche aiuti da parte dello Stato”.

Ricchiuti (FdI): “La sinistra continua a pensare che ricchezza o povertà si modifichino per decreto…”

A ricordare che “i salari bassi in Italia non si possono migliorare con un tratto di penna” è stato poi Lino Ricchiuti, viceresponsabile del dipartimento Imprese e mondi produttivi di Fratelli d’Italia, puntando l’indice contro la “furia demagogica dell’opposizione”.  Quella del salario minimo, ha aggiunto, è “una trappola che tendono ai lavoratori con giochi di illusionismo”. “È incredibile che continuino a prendere in giro promettendo l’impossibile, illudendo che la ricchezza aumenti o diminuisca ‘per decreto'”, ha proseguito Ricchiuti, ricordando che “il lavoro lo creano le aziende e le imprese, gli artigiani, i commercianti, ogni persona che vuole vendere il suo prodotto (bene o servizio)”. “Se non si capisce che alla base del salario c’è il lavoro e che alla base del lavoro c’è la produzione puoi fare tutte le leggi che vuoi, tanto – ha concluso – ritrovi un debito che aumenta e un Paese fermo”.

 

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