La Procura di Torino: non c’era via libera a lavorare sui binari, il treno poteva deragliare
È stata già individuata dalla Procura di Torino una grave carenza di comunicazione fra la squadra di operai della ditta Sigifer travolti e uccisi dal treno a Brandizzo, alle porte del capoluogo piemontese, il coordinatore dei lavori e Rete ferroviaria italiana che avrebbe dovuto dare il nulla osta e quindi il via libera all’attività manutentiva sui binari dopo aver preventivamente fermato il traffico lungo la tratta.
Ma qualcosa non ha funzionato nella catena di comunicazione, come aveva già anticipato Rfi sul suo sito di news, tanto che i lavoratori non avrebbero dovuto trovarsi in quel momento sul posto dove sono stati investiti, ignari del treno con dodici vagoni vuoti che gli stava piombando addosso a 100 chilometri orari.
La novità investigativa emerge dai primi accertamenti sull’incidente ferroviario di Brandizzo. E, per questo, la Procura di Ivrea sta valutando l’ipotesi di dolo eventuale per i reati di disastro ferroviario e omicidio plurimo.
Al momento il fascicolo sulla strage di Brandizzo rimane contro ignoti, ma a breve potrebbero esserci le prime iscrizioni nel registro degli indagati.
Due le persone che potrebbero vedersi contestare dai pm la responsabilità della tragedia di Brandizzi, il cosiddetto “scorta ditta”, la persona di Rete ferroviaria italiana che avrebbe dovuto dare materialmente il via libera all’inizio dei lavori e il capo cantiere della Sigifer.In pratica le uniche due persone del gruppo di operai sopravvissute miracolosamente al disastro.
Dalle indagini, coordinate dal procuratore capo di Ivrea, Gabriella Viglione, sarebbero emerse violazioni così gravi della procedura di sicurezza nel momento immediatamente precedente all’incidente che fanno dire agli investigatori che “l’evento poteva essere evitato se la procedura fosse stata seguita regolarmente”.
Più nel dettaglio, gli accertamenti avrebbero evidenziato che in quel momento non ci fosse l’autorizzazione a lavorare, che deve essere fatta per iscritto, benché ci fosse personale proposto a verificare che l’autorizzazione dovesse esserci.
Dalle verifiche, effettuate anche con l’ausilio delle telecamere di sorveglianza che hanno registrato il momento dell’impatto, gli operai, nel cui comportamento gli investigatori non rilevano alcuna responsabilità, si trovavano sui binari già da qualche minuto, anzi, avevano già svolto operazioni di lavoro vero e proprio, fatto che spinge gli inquirenti a evidenziare che il grave incidente avrebbe potuto essere ancora più grave perché se il lavoro fosse proseguito e il treno fosse qualche minuto dopo, magari dopo la rimozione dei binari, il treno avrebbe potuto deragliare.
Gli accertamenti dei magistrati ora proseguono anche per verificare se è quanto possa essere considerata sicura la procedura complessiva, dunque, anche quella che stava a monte perché, si sottolinea dalla Procura “è evidente che quanto accaduto ha reso palese che il meccanismo di garanzia non era sufficiente a tutelare adeguatamente un lavoro così delicato in una sede così pericolosa come è la sede dei binari ferroviari”.
La sanità è gestita male come la Protezione Civile, c’è carenza di competenze.
( 5 morti a Torino sui binari in manutenzione)
La disorganizzazione porta con se disastri, costi incalcolabili, inflazione e disperazione!
La seguente scritta esporla in ogni luogo, è un deterrente formidabile contro gli infortuni e la morte:
“Sicurezza ovunque e sempre!”
in bar, uffici postali, scuole, ospedali, officine, supermercati, negozi di ogni genere, cantieri edili, luoghi dello sport, treni, metropolitane, stazioni ferroviarie, stazioni metropolitane, ministeri, navi, porti, centri d’accoglienza, caserme, vigili urbani, nelle portinerie degli stabili, su tute ed elmetti, sui camici degli operatori e medici, nelle piazze, nelle fermate dei mezzi pubblici, distributori di carburante, ripetizione di spot in TV, ecc.
Mi auguro di essere ascoltato!
Nelle grandi, grandissime aziende gli incidenti sul lavoro sono rari, anzi rarissimi, perché? “Piccolo è bello”, “la Fiat sarà il nostro Vietnam”, “tutto e subito”: grazie ’68!