La vedova di Battisti contro il “ragionier Mogol”: «Vivi del suo ricordo ma Lucio non ti ha mai perdonato”

16 Set 2023 8:50 - di Leo Malaspina

«Eccomi qui. Sono passati 25 anni da quando Lucio Battisti non è più fra noi. Noto, caro Giulio, che non perdi occasione pubblica per spargere il tuo miele su Lucio, dichiarando di averlo amato tanto: io credo che tu abbia ragioni per amarlo molto di più adesso, visto che ancora oggi, dopo un quarto di secolo dalla sua morte, non ti riesce di separare il suo nome dal tuo». I toni della vedova del grande cantante sono durissimi. Grazia Letizia Veronese scrive al paroliere di Battisti, che in questi giorni ha partecipato ai ricordi dell’artista a 25 anni dalla sua morte, una lettera aperta nella quale sirivolge  vedova di Lucio Battisti a Mogol, chiamandolo «ragionier Giulio Rapetti, imprenditore, in arte Mogol, paroliere», accusandolo, di fatto, di vivere sulla scìa della popolarità del marito scomparso.

Le accuse della vedova di Battisti a Mogol

«Noto anche che in queste occasioni non fai mai alcun cenno alle innumerevoli cause che hai intentato dopo la morte di Lucio: tre gradi di giudizio… Infine, per quanto riguarda la salute di Lucio e le cause della sua morte, ti chiedo gentilmente di lasciar perdere le tue infondate supposizioni e ogni altra illazione. Ti chiedo soltanto di rispettare la sua dignità di uomo, dopo avere tanto lusingato la sua figura di artista».

La lettera spedita al capezzale dell’artista

C’è spazio anche per il “giallo” della lettera che Mogol avrebbe fatto recapitare al capezzale di Battisti. Una fake news, secondo la vedova del cantante. «A tal proposito, ti invito a non raccontare più la commovente storia della “lettera consegnata di nascosto a Lucio”, ora da un’infermiera, ora da un medico, ora da un non meglio identificato “professore”… Voglio precisare, una volta per tutte, che mio marito in quei giorni lottava per la sua vita, che nessuno ha mai ricevuto una tua lettera, che Lucio in quegli stessi giorni non è stato mai lasciato solo e che non ha mai pianto, tantomeno ricordando la vostra “amicizia”. Ti rammento – conclude – che il vostro “sodalizio artistico” si era interrotto nel lontano 1980. Sono passati ormai 43 anni, Giulio! Senza rancore».

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