“La versione di Giorgia” all’Italian Conservatism: la grande scommessa del Partito conservatore

29 Set 2023 19:27 - di Romana Fabiani

La sfida dei conservatori italiani alla vigilia delle elezioni europee. Riflessioni, spunti e testimonianze di una rivoluzione foriera di svolte decisive all’apertura della due giorni “Italian Conservatism. The future of Europe”, organizzata da Fondazione Tatarella, Nazione Futura e The European Conservative, all’hotel Nazionale a Roma. Cuore del dibattito pomeridiano la presentazione del libro La versione di Giorgia di Alessandro Sallusti. Che, insieme al giornalista Italio Bocchino, al presidente del gruppo Ecr Nicola Procaccini e al vicepresidente della Fondazione Tatarella, Fabrizio Tatarella hanno fotografato la nuova offerta politica costruita con pazienza e lucidità dalla premier. In questi mesi alla prova del voto europeo di giugno, destinato a modificare gli assetti di Bruxelles.

La versione di Giorgia all’Italian Conservatism

Di “operazione editoriale totalmente innovativa” parla Bocchino presentando gli ospiti. “In genere i libri si scrivono dopo che si è fatto il presidente del Consiglio e non durante. Un atteggiamento che conferma il coraggio di Meloni di esprimere temi forti di rottura con gli schemi che hanno imbrigliato fino ad oggi l’Italia”. Un libro di visione. Si parte costante demonizzazione delle opposizioni. Che prima hanno tentato con lo spauracchio del fascismo, poi con quello della credibilità internazionale e in queste ore avanzano con la paura dei mercati. Basta sfogliare i grandi quotidiani,  Repubblica e Stampa, per leggere di allarme spread al 191 (ma con Draghi superava quota 200 e cob Conte 300) e prospettive apocalittiche per la tenuta dell’Italia. Perché questa narrazione così distante dalla realtà?

Sallusti: la sinistra agita la paura dei mercati

“Perché c’è una sinistra molto debole e divisa. Che non ha mai vinto le elezioni e ha bisogno di qualcuno che supplisca alla sua debolezza. Prima, con Silvio Berlusconi, c’erano magistrati e mezzi di informazione”, dice il direttore del Giornale. “All’epoca funzionò e una intera stagione fu liquidata dai magistrati, con operazioni che Palamara racconta fin nei dettagli. Oggi ci provano con i mercati, dai quali dipende il nostro debito pubblico. Dopo che hanno fallito con il terrore delle camicie nere e dell’isolamento internazionale. L’attacco – dice Sallusti –  va disinnescato alle origini, provando, come stiamo facendo, a raccontare la verità agli italiani”.

Procaccini: la posta in gioco alle europee è alta

Nicola Procaccini, dal suo osservatorio di Strasburgo, sottolinea la straordinaria posta in gioco del voto di giugno. “Meloni – dice –  non è l’obiettivo della sinistra italiana, ma di tutta la sinistra europea. Il tiro a segno contro il governo italiano è partito subito. E oggi c’è il rischio di diventare il bersaglio di tutta la Ue perché  la leader di FdI rappresenta un modello politico unico”. Per l’europarlamentare di FdI la sinistra ha solo un modo per vincere: spezzettare il centrodestra, “solo così può governare,  pur essendo minoranza. La sfida è dura. Ma sarà entusiasmante, la battaglia di tutte le battaglie”.

Il modello confederale e il bipolarismo europeo

Procaccini illustra poi a volo d’uccello il modello confederale caro al Partito conservatore. E lo strano paradosso che vede le sinistra rincorrere un federalismo che va dalla periferia al centro alla periferia, al contrario della destra che pensa a un federalismo che va dal centro alla periferia. “Loro partono dalle nazioni per trasferire poteri a un Super Stato che nessuno ha votato né mai voluto. Su questo non accettiamo lezioni, noi inneggiavamo all’Unione europea mentre altri all’Unione sovietica. Difficile dire come andrà a finire. Ma di sicuro l’Europa sta andando verso destra”.

Tatarella: un partito conservatore di massa

Fabrizio Tatarella accende i riflettori sulla svolta conservatrice, dopo la destra neofascista e post fascista e quella di Alleanza nazionale. Anche grazie alla lezione di Pinuccio Tatarella oggi Meloni può aprire la strada alla destra conservatrice.  “In Italia finalmente ci sono le condizioni e lo spazio politico per la nascita di un partito conservatore di massa. Prima non avevamo diritto di cittadinanza politica e metapolitica, anche se questo Paese dal ’48 in è sempre stato un Paese conservatore moderato e liberale. Ma la sinistra è riuscita con l’aiutino da casa, senza vincere mai le elezioni, a impedire la svolta.  Ora l’aiutino si chiama Europa, la campagna elettorale è già nel vivo. Vogliono impedire che venga esportato il modello Meloni, quello di Pinuccio, affinché la destra si saldi al centro. Ora dopo 30 anni possiamo restituire lo schiaffo e l’umiliazione internazionale del 1994 e passare dall’irrilevanza al governo delle istituzioni comunitarie”.

Elly Schlein è un problema per tutti

Tra gli spunti del dibattito a quattro anche la debolezza di Elly Schlein, un problema non solo della sinistra e del Pd. “L’assenza del leader politico di opposizione è un danno anche per il centrodestra. Un avversario debole –  ragiona Sallusti – non aiuta a tenere granitica l’opposizione. Se il nemico fuori non c’è dentro il fortino si litiga”. Niente di anomalo se non si esagera con le risse. “Gli elettori del centrodestra sono meno disposti ad assistere alle liti rispetto a quelli di sinistra, che godono a ogni scissione”.

La dialettica interna non entri a Palazzo Chigi

Nel lungo colloquio con la premier da cui nasce La visione di Giorgia Sallusti racconta di aver messo in guardia da questo rischi. “È bene che la dialettica interna resti fuori da Palazzo Chigi. Meloni dovrebbe tenere sul comodino le foto di Renzi e Salvini e dire ogni mattina ‘oggi non devo fare quello che hanno fatto quando sono stati nella mia situazione’. Loro vinsero il biglietto della lotteria e lo buttarono via. Deve stare attenta”. Sallusti invita a non trascurare gli elettori nuovi, “che  sono il bene prezioso, più di quello di famiglia. La vera sfida è capire esattamente chi sono. Lì c’è il partito conservatore che va oltre FdI”. Il direttore del Giornale non esita a definire Meloni il possibile successore di Berlusconi, “nel senso di qualcuno che costruisce un’offerta politica nuova che non c’è sul mercato. Ma è un’ operazione molto lunga”.

Impossibile evitare la competizione delle urne

Le europee sono elezioni identitarie, si vota con il proporzionale – chiarisce Procaccini – la competizione, anche forte, non si può evitare”. Ma l’eurodeputato di Fratelli d’Italia è convinto che non si arriverà allo scontro. “Perché abbiamo il senso della storia e poi Meloni non è una sprovveduta”.

L’Italia finalmente guarda al Mediterraneo

Infine una finestra sul ruolo strategico dell’Italia nel Mediterraneo, terreno sul quale la premier ha speso molte energie: il piano Mattei, i rapporti con Libia, Tunisia, Albania. La stagione è proficua. “Nella ultima fase politica – ricorda Fabrizio Tatarella – Pinuccio scelse di fare l’assessore alla Cultura e al Mediterraneo. Sono tanti i fil rouge che uniscono i due. Tatarella  era un grande amico dell’Albania e innamorato della Puglia. Credo molto nel conservatorismo latino, non è un caso se una una settimana dopo le elezioni europee Meloni sarà in Puglia. E spero possa presentarsi come il più grande leader internazionali degli ultimi 50 anni”.

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