Lo spot scandalo di Esselunga, Meloni: polemiche? Io lo trovo molto bello e toccante
Lo spot Esselunga della bambina che cerca di riconciliare i genitori separati con una pesca ha creato polemiche e critiche. A difenderlo è scesa in campo anche la premier Giorgia Meloni. Che ha commentato sui social il video con parole semplici e dirette: “Leggo che questo spot avrebbe generato diverse polemiche e contestazioni. Io lo trovo molto bello e toccante“. Lo spot, molto commentato, mostra una bimba che prende una pesca al supermercato e poi la porta al padre dicendo che è un regalo della mamma. Nella speranza di riunire i genitori. Ora, non c’è che dire, la campagna di Esselunga ha centrato l’obiettivo: far parlare di sé e dunque del marchio.
E ha anche ribaltato uno schema finora in voga: adeguare la pubblicità a nuove e più trasgressive tendenze sociali, occhieggiando al mondo lgbtq+. Ma il fatto è che al supermercato continuano ad andarci le mamme. Gravate da mille pensieri e da mille responsabilità. E fanno fatica, si scontrano con difficoltà quotidiane: infatti la madre perde di vista la bambina. Poi la ritrova e la bimba, che si chiama Emma, vuole prendere la pesca. Frutto simbolo di immortalità nella mitologia cinese. La bimba vuole la pesca, non caramelle o cioccolate o altri snack spazzatura. Attenzione al carrello della mamma: ci sono verdure, uova, latte. E la pesca. Tutto naturale. Adatto cioè a un consumatore che ama un’alimentazione sana e bio. La madre in auto le parla di un disegno che la bimba ha fatto a scuola ma la bimba che fa? Guarda una coppia che coccola un figlio in monopattino. La famiglia presepiale, tradizionale, con mamma e papà, quella che Emma non ha più. Quindi a casa Emma gioca con la mamma. Disegnano. Ridono. Si divertono. In tv scorrono le immagini di un cartoon. Poi citofona il papà. E il climax diventa più intenso: la bimba gli dona la pesca e gli dice che è un dono da parte della mamma. Padre perplesso. “Allora dopo chiamo la mamma per ringraziarla, ok?”. Sguardo di nostalgia verso la finestra, da dove anche la mamma controlla l’incontro tra figlia e papà. Sorriso speranzoso di Emma: magari fanno pace. Perché i bimbi credono nell’amore immortale, simboleggiato dalla pesca. Sono rimasti gli unici a crederci, soprattutto se si tratta dei genitori.
Ora, in questo spot c’è il punto di vista dei bambini. Che sono quelli che le madri si portano dietro quando devono riempire il carrello. E sullo sfondo lo stato d’animo di tanti figli di separati e divorziati, che imparano prematuramente a vivere il dolore di un distacco. Poi c’è lo stato d’animo dei separati, con il carico dei loro sensi di colpa. C’è anche questa sorta di armonia finta tra i due genitori: le coppie invece, nella realtà, litigano furiosamente quando si separano, non disdegnano colpi bassi, e i figli ci vanno di mezzo. Se proprio una critica si vuole e si deve fare essa riguarda semmai l’attacco al diritto alla felicità dei singoli (anche se ex mariti o ex mogli) contrapposto al dovere di non far soffrire i figli. O magari vuole essere un invito a porsi come obiettivo separazioni civili, senza ripicche e senza comportamenti degradanti. O ancora il linguaggio scelto è quello dei sentimenti: non un invito al consumo ma il suggerimento di attenzionare di più l’animo dei bambini. E infine ciò che non hanno digerito gli avversari della famiglia: una famiglia è tale anche quando i genitori si separano, nel senso che si è per sempre madri e per sempre padri. Un colpo ben assestato alle pretese murgiane su figli dell’anima, utero in affitto e convivenze queer. Da questo putno di vista lo spot merita un applauso. E bene ha fatto Meloni ad applaudire pubblicamente e sentitamente.