Maltratta la moglie, la procura di Brescia si dissocia dal pm che chiede l’assoluzione per motivi “culturali”

12 Set 2023 16:02 - di Federica Argento
Procura Brescia Pm

La Procura di Brescia si dissocia dal pm che ha chiesto l’assoluzione “per motivi culturali” di un uomo del Bangladesh, accusato di maltrattamenti nei confronti della moglie. Il caso era esploso in tutta la sua assurdità e inaccettabilità, diventando un caso politico. Oggi il lungo comunicato in cui si legge la ferma presa di distanza. La Procura di Brescia si dissocia e “ripudia qualunque forma di relativismo giuridico; non ammette scriminanti estranee alla nostra legge; ed è sempre stata fermissima nel perseguire la violenza, morale e materiale, di chiunque. A prescindere da qualsiasi riferimento ‘culturale’, nei confronti delle donne”.

Maltratta la moglie, il pm chiede l’assoluzione.  Il Procuratore: “Ripudiamo le sue parole”

Lo scrive in una nota il procuratore Francesco Prete riguardo l’assoluzione chiesta dal pm per l’ uomo accusato di aver maltrattato la moglie in quanto, ha detto in aula: “i contegni di compressione delle libertà morali e materiali (…) sono il frutto dell’impianto culturale e non della sua coscienza”.  Riguardo alle affermazioni del pm in aula, il procuratore sottolinea che “in base alle norme del codice di procedura penale (…) nell’udienza, il magistrato del pubblico ministero esercita le sue funzioni con piena autonomia”. E che sulla scorta dell’ordinamento giudiziario, le conclusioni rassegnate in aula “non possono essere attribuite all’ufficio nella sua interezza. Ma solo al magistrato che svolge le funzioni in udienza”.

Il procuratore di Brescia si dissocia dal pm: “Ripudiamo il relativismo giuridico”

Il Procuratore ha tenuto a sottolineare che “le richieste di ispezioni ministeriali tese a verificare tale assunto ci lasciano assolutamente tranquilli: essendo tutti i magistrati dell’ufficio sicuri di avere sempre agito nel rispetto della legalità, secondo i parametri fornitici dalla Costituzione e dalla legge”. Il caso aveva suscitato uno sdegno bipartisan. FdI in primis con Susanna Donatella Campione e Riccardo De Corato hanno stigmnatizzato “una deriva pericolosa” e “inaccettabile”. Annunciando la richiesta al ministro Nordio di un’ispezione urgente. Non è accettabile che al Tribunale di Brescia il pm chieda il proscioglimento dell’imputato “per motivi culturali”, ha commentato la senatrice di FdI. Ricordando che “sul territorio italiano vige un codice penale che non ammette deroghe. E tutti coloro che vivono in Italia sono tenuti a rispettare le nostre leggi”.

Dacia Maraini: “Arcaismo culturale”

Il caso sta rappresentando un cazzotto allo stomaco sul quale è intervenuto anche la scrittrice Dacia Maraini all’Adnkronos: “un arcaismo culturale, qualcosa di antico e di vecchio che egli non si rende conto di portarsi appresso come un bagaglio che non esiste più”. Intanto, il ministro Ciriani accelera: “Auspico la collaborazione delle opposizioni. Domani alla Capigruppo chiederemo l’accelerazione del disegno di legge sulla violenza alle donne. Ho già scritto al presidente della Camera per chiedere l’urgenza. È possibile approvare questo testo così importante entro la fine dell’anno. Ma serve il concorso di tutti”, ha affermato il ministro per i Rapporti con il Parlamento ai microfoni del Tg1.

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