Marito violento a Brescia, FdI chiede un’ispezione in Procura: “Il codice penale vale anche per gli stranieri”
Ha suscitato uno sdegno bipartisan il caso del pm di Brescia che ha chiesto l’assoluzione per un uomo originario del Bangladesh, a processo per maltrattamenti alla moglie, adducendo come motivazione il fatto che si trattava di comportamenti “frutto dell’impianto culturale” e non della “coscienza e volontà” dell’uomo “di annichilire e svilire la coniuge”. L’idea del pm di Brescia che un marito violento, se straniero e dunque portatore di un’altra cultura, non vada condannato rappresenta “una deriva pericolosa” e “inaccettabile” per la senatrice di FdI Susanna Donatella Campione di FdI; il collega deputato Riccardo De Corato ha annunciato la richiesta al ministro Nordio di un’ispezione urgente; la capogruppo di Avs al Senato Luana Zanella ha avvertito sul rischio di un ritorno al “delitto d’onore”; la senatrice Pd Valeria Valente ha sottolineato la gravità delle parole del pm che “finiscono col giustificare la cultura patriarcale”.
Campione: “Il codice penale italiano non ammette deroghe. Dal pm deriva pericolosa”
“Non è accettabile che al Tribunale di Brescia il pm chieda il proscioglimento dell’imputato, residente a Milano, sul presupposto che i soprusi perpetrati siano motivati dalla cultura del soggetto in questione”, ha commentato la senatrice di FdI, ricordando che “sul territorio italiano vige un codice penale che non ammette deroghe e tutti coloro che vivono in Italia sono tenuti a rispettare le nostre leggi”. Dunque, nulla importa che il marito violento di Brescia fosse straniero, anche perché “aprire varchi di questo genere è una deriva pericolosa che in un momento di recrudescenza della violenza contro le donne può essere letale”, ha avvertito Campione, membro della Commissione parlamentare di inchiesta sul femminicidio, nonché su ogni forma di violenza di genere.
De Corato: “Chiederò a Nordio un’ispezione alla Procura di Brescia”
De Corato, anche lui di FdI, ha poi annunciato che “chiederò al ministro Nordio con un’interrogazione parlamentare un’ispezione urgente alla procura di Brescia”. Quella del pm, infatti, è “una richiesta inaccettabile e vergognosa su cui va fatta piena chiarezza”. “L’Italia – ha quindi ricordato De Corato – rappresenta un faro di civiltà nel mondo dove non c’è posto per chi intende mortificare le donne maltrattandole perché ritenute inferiori”.
La richiesta di “formare magistrati e operatori della giustizia”
“Se non vogliamo tornare al delitto d’onore – ha poi detto Zanella – sarà bene che i magistrati impegnati nel contrasto alla violenza sulle donne facciano stage obbligatori nei centri antiviolenza”. “Chiederò alla commissione parlamentare sul femminicidio di valutare una proposta in tal senso”, ha aggiunto l’esponente di Avs. Anche per Valeri del Pd “serve la formazione degli operatori della giustizia”. “Gli stereotipi e i pregiudizi contro le donne – ha avvertito – non possono più albergare nelle aule giudiziarie, la violenza contro le donne deve essere riconosciuta come una violazione dei diritti umani fondamentali. Punto”. Anche la promotrice di “Noi Rete Donne”, Daniela Carlà ha avanzato una richiesta di questo tipo, sottolineando in un colloquio con l’Adnkronos che il problema nel caso in questione è la formazione culturale del pm, che “l’ha portato a non capire la gravità dei fatti che sono stati rappresentati e a chiedere l’assoluzione dell’uomo”.
La misura già prevista nel ddl del governo contro la violenza sulle donne
Una misura che va in questa direzione è già inserita nel disegno di legge di iniziativa governativa che ha iniziato il suo iter alla Camera il 6 settembre. Il testo, infatti, come spiegato dalla capogruppo di FdI in Commissione Giustizia, Carolina Varchi, “tra le altre cose, favorisce la specializzazione dei magistrati che si occupano di questo reato”, oltre a prevedere “una assoluta priorità per i processi riguardanti fatti di questo tipo e amplia l’ambito di applicazione per i casi di arresto eseguito per violazione dei provvedimenti del giudice”.