Messina Denaro, una carriera criminale lunga 30 anni. Il fratello del piccolo Di Matteo: Perdono? Impossibile

25 Set 2023 13:09 - di Redazione
MATTEO MESSINA DENARO

E’ una carriera criminale lunga 30 anni e tutta in latitanza quella di Matteo Messina Denaro, il boss mafioso morto questa notte a 62 anni all’ospedale dell’Aquila dove era ricoverato a causa del tumore al colon che lo aveva colpito.

E in questa lunga storia criminale, in cui Messina Denaro non si è mai riconosciuto, ci sono le stragi mafiose. Ma c’è anche il terribile omicidio del piccolo Giuseppe, il bambino, figlio di un pentito, strangolato e poi sciolto nell’acido, su ordine, tra gli altri, ritengono i magistrati, di Giovanni Brusca, allora latitante e boss di San Giuseppe Jato e di Matteo Messina Denaro. Che ha sempre respinto le accuse, anche nell’interrogatorio di gennaio, quando venne catturato a Palermo.

“Ancora devo metabolizzare la notizia. Con sé si porta dietro tanti segreti. Ero certo che non avrebbe collaborato”, dice, all’Adnkronos, Nicola Di Matteo, fratello del piccolo Giuseppe, vittima di uno dei più efferati delitti di mafia.

Nelle ore immediatamente successive all’arresto del padrino di Castelvetrano, avvenuto lo scorso 16 gennaio a Palermo, Di Matteo parlando con l’Adnkronos aveva spiegato: “Mi auguro che possa vivere il più a lungo possibile per avere una lunga sofferenza, la stessa che ha imposto a mio fratello, un ragazzino innocente“.

Oggi la notizia della fine del capomafia nell’ospedale de l’Aquila dove era ricoverato da agosto non gli provoca “nessun sollievo”.
“Da credente non avrei potuto augurargli la morte. Non si può augurarla a nessuno se si ha un po’ di umanità, ma se fosse rimasto in vita sofferente avrebbe forse capito il dolore enorme che ci ha inflitto”.

“Non sono belle giornate – aggiunge Nicola Di Matteo. – Ancora una volta alla mente vengono quei giorni terribili. E’ una ferita che si riapre sempre, un segno che rimane a vita. Era un bambino, solo un bambino…”.

Una lunga carriera criminale, dicevamo.
Il nome di Matteo Messina Denaro, figlio del ricco mercante d’arte Francesco Messina Denaro e oggi dipinto come un killer spietato amante della bella vita – rolex al polso e vestiti firmati – sale all’onore delle cronache quando viene iscritto, per la prima volta, nella lista dei ricercati, il 2 giugno del 1993: è ritenuto colpevole di 4 omicidi e di associazione mafiosa.

A 31 anni e gli investigatori lo reputano il leader indiscusso delle nuove leve di Cosa nostra, colui che ha traghettato la mafia dalle stragi mafiose a quella degli affari.
Ufficialmente è uno sconosciuto: di lui, fino a quel momento, non si hanno né foto segnaletiche né impronte digitali.

A inchiodarlo è il collaboratore di giustizia Balduccio Di Maggio, lo stesso che fece arrestare il boss Totò Riina il 15 gennaio del 1993.
Ma Messina Denaro, che ha già subdorato la situazione, ha fatto sparire le sue tracce già da qualche mese, prima ancora che gli arrivi addosso la misura cautelare.

Nel 1993 Matteo Messina Denaro è un boss emergente ma molto in vista, proprio perché figlio di don Ciccio Messina Denaro, boss che verrà fatto ritrovare morto nel 1998, dieci anni dopo la sua latitanza.

Il figlio Matteo è entrato nelle grazie del boss Totò Riina che lo aveva definito un ‘picciotto in gamba’, un ragazzo sveglio, insomma. Un giovane talentuoso, per quelli che sono i canoni di Cosa Nostra, e sufficientemente ambizioso su cui i vertici mafiosi scommettono molto.
Riina lo apprezza. E fa affidamento su di lui.
In breve Matteo Messina Denaro diventa parte attiva dell’organizzazione mafiosa.

E si ritrova addosso l’accusa di strage. Le stragi mafiose del 1992 e del 1993. Quelle di Firenze, Roma e Milano. Le cosiddette stragi continentali di Cosa nostra. dopo aver eliminato nemici storici come Falcone e Borsellino.

In trent’anni di latitanza Matteo Messina Denaro è stato segnalato un po’ dovunque: in Sudamerica, a Dubai, nel Regno Unito, in Svezia, nei Paesi Bassi..
L’unica certezza è che Messina Denaro è stato in Spagna a curarsi gli occhi prima della sua latitanza.

Seguendo le tracce delle sue donne, gli investigatori gli arrivano vicino. Come quando scoprono l’unico vero covo, quello di Bagheria dove viene arrestata Maria Mesi che, di recente, è stata nuovamente indagata per favoreggiamento.
Gli inquirenti erano certi che la donna incontrasse il boss in un appartamento di Aspra, nel palermitano.
Nel nascondiglio vennero trovate tracce del capomafia: una consolle Nintendo, un foulard di Hermes.
La Mesi ammetterà di Messina Denaro, esclusivamente per motivi professionali.

Resta comunque il mistero su questi 30 anni di latitanza.
“Ha goduto di una serie di protezioni a diversi livelli, da quello di chi gli procurava l’appartamento a quello che gli ha consentito di viaggiare in molte parti del mondo e su questo sono in corso le indagini”, ha detto, dopo l’arresto, il procuratore di Palermo Maurizio de Lucia.

A Campobello di Mazara, prima del suo arresto, ha vissuto protetto in un circuito in cui era e si sentiva sicuro, da parte della famiglia Bonafede. Che era stata appositamente lasciata fuori dalla conduzione criminale proprio perché aveva il compito di tutelare la latitanza di Messina Denaro.
Di certo aveva un nome e una carta di identità fittizi.

Per gli investigatori che lo hanno a lungo studiato attraverso le persone che lo hanno conosciuto ma anche rimettendo a posto le tessere di quanto trovato nei covi, Matteo Messina Denaro era una sorta di boss “moderno”, l’evoluzione di Riina e Provenzano.

Mai sposato, amava i bei vestiti, la bella vita, amava le donne, adorava circondarsi di oggetti. E amava leggere, soprattutto biografie, alcune trovate nel covo. Ma non rispettava il Codice d’onore mafioso. La sua più che la ricerca del potere mafioso in sé e per sé era la ricerca di un riconoscimento personale. Un salto in avanti notevole rispetto alle figure storiche dei padrini.

 

Commenti

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  • giulio sole 26 Settembre 2023

    Si parla tanto di Messina Denaro, ma non si parla mai dei mostri sacri della sinistra e dei PM: Balduccio Di Maggio, Gaspare Spatuzza

  • Franz 25 Settembre 2023

    Un altro uomo rappresentante di una casta sr ne andato.