Migranti, Emergency frigna sul porto assegnato: non gradisce Ravenna. E sulle Ong Crosetto sferza Berlino

25 Set 2023 10:39 - di Lorenza Mariani
Migranti Ong

Le Ong insistono col piagnisteo del “porto lontano“. Evidentemente, la fermezza del governo nella lotta a scafisti e trafficanti, e le sentenze del Tar che sanzionano e rispediscono al mittente pretese irricevibili, non bastano a convincerle ad accettare norme e divieti. E così, ancora una volta, riparte il balletto di lamentele e recriminazioni per ottenere, in barba a decreti e disposizioni, l’approdo sicuro che evidentemente considerano una pietanza da poter scegliere arbitrariamente all’interno di un menù variegato. Ma non è così… Ad intavolare la polemica, allora, in questo caso è la Life Support di Emergency con 28 migranti a bordo, soccorsi in acque internazionali in zona Sar maltese lo scorso giovedì. L’imbarcazione è attesa per oggi nel porto di Ravenna

Migranti, ci risiamo: le Ong ripartono col piagnisteo sul porto lontano

Dunque, ci risiamo. Le Ong fingono di non sapere. Di non capire. O quanto meno ci riprovano sempre. Il copione è il solito: quello che punta ad aggirare leggi e divieti. Quello inscenato ancora recentemente, sempre da Emergency, che solo i primi di settembre, dopo bizze e storcimenti di naso sull’assegnazione del porto di Brindisi, ha incassato, recalcitrante, il fermo no del Tar ai blitz per scegliersi il punto d’approdo. Ribadendo forte e chiaro che è il Viminale a stabilire luogo e tempi degli sbarchi.

Il precedente dell’ultima lamentela di Emergency che il Tar ha rispedito al mittente

Uno schiaffo a due mani, quello sferzato dalla terza sezione del tribunale amministrativo del Lazio alla onlus fondata da Gino Strada, che ad aprile si era rivolta ai giudici amministrativi per chiedere l’annullamento del provvedimento con il quale, lo scorso 7 marzo, le autorità italiane (ministeri delle Infrastrutture e dell’Interno, Capitanerie di porto) avevano indicato il porto di Brindisi come «luogo di sbarco» per i 105 migranti a bordo della nave Life Support, battente bandiera panamense.

La “Life Support” di Emergency attesa a Ravenna, ma la Ong non gradisce quel punto di sbarco

Ma sembra che la lezione, finita con l’impartire un’ultima sentenza – l’ennesima – che ha bollato il ricorso come «irricevibile» e «infondato nel merito», non sia stata ben metabolizzata dalla Ong. Che infatti, attraverso Emanuele Nannini, capomissione della Life Support, insiste a dire: «Al momento del soccorso i 28 naufraghi si trovavano molto lontano da ogni costa e il loro motore non funzionava. Il gommone era in condizioni molto precarie di navigabilità, non sarebbero mai riusciti ad arrivare in un porto sicuro da soli». Poi, dopo il soccorso, il team di Life Support ha informato le autorità competenti, spiegando di essere a disposizione per assistere altri casi «visto che l’area in cui ci trovavamo non era coperta da altre navi di ricerca e soccorso».

Migranti, l’assurda pretesa delle Ong si scontra con norme e divieti

«Purtroppo – prosegue quindi Nannini ignorando decreto di governo e disposizioni nel merito – abbiamo ricevuto l’informazione che l’Mrcc italiano ci aveva assegnato il porto di Ravenna. E che non potevamo effettuare ulteriori soccorsi». E così, la Ong concentra il piagnisteo sulla destinazione di sbarco. «Sono quattro ulteriori giorni di navigazione per le 28 persone soccorse, che erano già in acqua da più di 48 ore. È inspiegabile che ci vengano assegnati porti così lontani, soprattutto quando non ci sono altre navi di soccorso nella zona operativa». E ancora una volta le autorità italiane si ritrovano a dover spiegare che la scelta di un porto è un’operazione che deve inserirsi nelle «delicate implicazioni di carattere militare, di polizia, di ordine pubblico interno e di politica migratoria»…

Ong e migranti, Crosetto contro-replica alla Germania

Nel frattempo, sul fronte politico-diplomatico, lo scontro tra l’Italia e la Germania in materia di immigrazione continua a tenere banco. Guido Crosetto, che ieri in un’intervista a La Stampa ha detto chiaro e tondo che «è grave che la Germania finanzi una Ong». Sottolineando in rosso che «non si aiuta così un Paese amico», oggi ha deciso di rispondere al portavoce del ministero degli Esteri tedesco, che ha giustificato i finanziamenti alle Ong con il fatto che «salvare le persone che annegano, si trovano in difficoltà in mare è un dovere giuridico, umanitario e morale».

«Mi aspetto collaborazione e non sterili polemiche»

Una replica netta, in cui il ministro della Difesa ha ribadito e rimarcato: «In merito alle recenti e rinnovate dichiarazioni sull’operato del governo italiano e, in particolare, sulla questione dei salvataggi dei migranti e dei finanziamenti alle Ong, voglio ricordare, con rispetto, al signor portavoce del ministero degli Esteri, cui rispondo in prima persona perché io non ho un “portavoce”, che mi sarei aspettato aiuto e solidarietà in un momento di difficoltà. Come abbiamo l’abitudine di fare noi italiani con tutte le nazioni, quando sono in difficoltà. A noi italiani viene naturale».

Ong e migranti, Crosetto: i salvataggi li facciamo anche senza Ong, anzi…

E ancora. Se non fosse stato abbastanza chiaro e netto, Crosetto nella sua contro-replica alla Germania aggiunge anche: «Per quanto riguarda il tema specifico, mi sono limitato a sottolineare, in un’intervista, che, invece, la loro risposta è stata quasi esclusivamente quella di aiutare e finanziare alcune Ong tedesche e non. Per quanto riguarda i salvataggi in mare, infine, voglio rammentare agli amici tedeschi che quelli effettuati dalle Ong rappresentano appena il 5%. Mentre le varie istituzioni italiane, in primis le capitanerie di porto, la Guardia di Finanza e la Marina Militare, che ha tra i suoi doveri istituzionali quello del salvataggio in mare di chiunque si trovi in difficoltà, rappresentano la maggior parte dei salvataggi stessi.

«Se la Germania vuole darci una mano potrebbe aiutare a costruire il “Piano Mattei” per l’Africa»

Se la Germania avesse a cuore il destino delle persone in difficoltà e volesse davvero aiutarci a salvare vite potrebbe aiutare a costruire quello che chiamiamo “piano Mattei” per l’Africa. A combattere seriamente i criminali che trafficano in esseri umani. E dare una mano alle istituzioni e ai corpi, militari e civili, della Repubblica italiana. Ne saremo ben felici».

Commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *