Migranti, le Ong ci risbattono il muso, il Tar boccia l’ennesimo ricorso: non potete scegliervi il porto

3 Set 2023 17:26 - di Martino Della Costa
Migranti

Migranti, il Tar continua a confermare il fermo no ai blitz delle Ong. E con un ennesima sentenza, stavolta indirizzata a Emergency, ribadisce forte e chiaro che è il Viminale a stabilire il porto di sbarco. E nel sottolinearlo e rispiegarlo anche con l’ultimo verdetto, il Tribunale amministrativo del Lazio assevera che il ricorso è «irricevibile». Ma anche se non lo fosse, sarebbe stato comunque bollato come «infondato nel merito».

Migranti, il Tar boccia il ricorso di “Emergency” contro la scelta del porto di Brindisi

Uno schiaffo a due mani, quello sferzato dalla terza sezione del Tar del Lazio alla onlus fondata da Gino Strada, che ad aprile si era rivolta ai giudici amministrativi per chiedere l’annullamento del provvedimento con il quale, lo scorso 7 marzo, le autorità italiane (ministeri delle Infrastrutture e dell’Interno, Capitanerie di porto) avevano indicato il porto di Brindisi come «luogo di sbarco» per i 105 migranti a bordo della nave Life Support, battente bandiera panamense.

Il Viminale assegna il Pos ma la Ong non gradisce

Tutto comincia il 28 febbraio scorso, quando la Life Support riprende il largo dal porto siciliano di Augusta per la sua terza missione consecutiva nel Mediterraneo. Nella notte tra il 6 e il 7 marzo, nelle acque internazionali di fronte alla Libia, l’imbarcazione di Emergency – dopo una segnalazione di Alarm Phone – soccorre un gommone di 12 metri con 105 naufraghi a bordo. E sempre il 7 marzo il comando generale delle Capitanerie di porto assegna come Pos – punto di sbarco – il porto di Brindisi.

Le Ong ci sbattono il muso ancora una volta: «Opposizione al governo infondata»

Ed è qui che cominciano gli storcimenti di naso della Ong che, sul punto, ha da ridire che la destinazione di sbarco assegnata è «disagevole da raggiungere. E contrastante con la normativa internazionale di riferimento». Bizze e frigno che non attaccano: nemmeno in tribunale. E infatti, depositato il ricorso al Tar, i giudici amministrativi danno torto a Emergency. Il messaggio è netto e chiaro: la scelta di Brindisi è insindacabile.

Migranti, l’indicazione del porto di destinazione è «insindacabile»

Un punto inappellabile su cui il decreto Piantedosi, strutturato per limitare l’azione delle Ong e contenere l’onda d’urto degli ingressi  di stranieri irregolari – e, al contempo, tenere sotto controllo l’organizzazione del sistema di accoglienza – ha sgomberato il campo da equivoci interpretativi e pretestuose lamentele di sorta. Anche se scafisti prima, e Ong subito dopo, continuano a ostentare arroganza e indifferenza ai paletti della legge e dello Stato chiamato a predisporre gli sbarchi.

La valutazione sulla scelta del porto è in totale capo al ministero dell’Interno

Eppure, l’orientamento del Tar nella disciplina della materia è sempre stato netto e cristallino. Una linea ferma, ribadita una volta di più con l’ennesimo ricorso respinto alla Ong fondata da Gino Strada di un porto non gradito per lo sbarco dei migranti. Una pretesa che il tribunale ha bollato come «improcedibile e infondata», in quanto l’indicazione del porto di destinazione è insindacabile. Perché, spiega il Tar, la valutazione sulla scelta del porto è in totale capo al ministero dell’Interno. E la decisione va valutata all’interno di una «unitaria attività di pattugliamento e soccorso in mare».

Le Ong preferiscono Lampedusa e la Sicilia in genere: ma non possono scegliersi il porto…

Ma le Ong insistono a non voler sentire ragioni. E continuano a scorrazzare per il Mediterraneo pretendendo di scegliersi arbitrariamente il porto d’attracco dove sbarcare i migranti raccolti in mare. E evidenziando a chiare lettere la loro preferenza per Lampedusa o, al massimo, uno qualunque dei porti della Sicilia sud-orientale in caso di operazioni nella zona libica.

Non spetta a loro decidere

Il Tar, però, è irremovibile. E ancora una volta è chiamato a spiegare che la scelta di un porto è un’operazione che deve inserirsi nelle «delicate implicazioni di carattere militare, di polizia, di ordine pubblico interno e di politica migratoria».

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