Nicola Pietrangeli compie novant’anni: il genio Narciso più grande del nostro tennis
Nicola Pietrangeli compie novant’anni. Il genio del nostro tennis, che divide con Adriano Panatta la primazia, è ancora bello come il sole. Troppo per la sua età, passata fra successi, scorribande dialettiche, polemiche, grandi amori e l’immarcescibile, ipertrofica autostima, forse uno dei segreti della sua longevità.
Pietrangeli, detto “er Francia”
Nato a Tunisi nel 1933, Nicola imparò tardi a parlare l’italiano e poi il dialetto romanesco. Per questo era detto “er Francia”. Ben presto di dedicò al tennis facendo emergere un talento straordinario che lo avrebbe portato, per una decina di anni, a essere tra i primi dieci giocatori del mondo.
Una carriera straordinaria
48 tornei vinti, due slam( entrambi a Parigi, più altre due finali), due successi al Foro Italico. Per due anni numero tre del mondo nell’era precedente al professionismo, “Nick” ebbe la sfortuna di incrociare proprio in quel decennio decisivo degli anni sessanta i fenomeni australiani. Contro Rod Laver (l’unico a vincere per due anni il Grande Slam, cioè i quattro tornei principali, di Australia, Francia, Wimbledon e Usa), perse una meravigliosa semifinale a Wimbledon per 6-4 al quinto set. Insieme a Orlando Sirola formava un incredibile doppio in Davis. Insieme a Gianni Clerici è l’unico italiano nella Hall of Fame del tennis mondiale.
Un rovescio da Federer
Nicola Pietrangeli aveva un rovescio magnifico. Paragonabile a quello di Roger Federer. Era un classico giocatore da terra battuta ma capace di adattarsi bene anche alle altre superfici. In un tennis in cui insieme a Laver c’erano Rosewall, Manolo Santana e altri nostri, Nicola aveva un’eleganza veramente simile a quella del mostro svizzero.
Decisivo per la trasferta del Cile
Da capitano non giocatore nell’anno in cui Adriano Panatta vinse Roland Garros e Foro Italico, l’Italia si giocava a Santiago del Cile la possibilità di vincere la Coppa Davis. La sinistra voleva boicottare la trasferta cosi come aveva fatto l’Urss in semifinale per protesta contro il regime di Pinochet. Pietrangeli si batté come un leone, arrivando persino a telefonare ad Enrico Berlinguer, per disputare quella finale che vincemmo portando a casa l’insalatiera di argento quando era una competizione molto seria.
Un inguaribile Narciso
Bello, tronfio, eternamente innamorato di sé stesso, Nicola Pietrangeli è un grande Narciso. A Gianni Rivera ebbe l’ardire di dire: “Ti è andata bene che non ho fatto il calciatore”. Ma è nel Pantheon del nostro sport per una carriera inimitabile, intervallata da un eccessivo ricorso all’autocitazione. Il Coni gli ha dedicato in vita lo stadio più bello, tra quelli collaterali al Centrale del Foro Italico. Nella sua autobiografia, “Se piove, rimandiamo”, chiede che i suoi funerali vengano svolti proprio nel campo “Pietrangeli”. Ma c’è ancora tempo. Suonala ancora Nick.