Open Arms, Richard Gere non sarà in aula. Né ufficiale, né gentiluomo: né teste “spettacolare” contro Salvini

30 Set 2023 9:26 - di Giulia Melodia
Richard Gere

Tanto rumore per nulla: alla fine, Richard Gere non sarà in aula a Palermo per la prossima udienza del processo Open Arms in programma il prossimo 6 ottobre. A renderlo noto, con chissà quanta disillusione, è la stessa Ong che aveva chiamato il divo hollywoodiano a testimoniare nell’ambito del procedimento che vede imputato l’ex ministro dell’Interno, Matteo Salvini, per sequestro di persona e rifiuto d’atti d’ufficio. «L’attore – fa sapere Open Arms – non potrà essere presente quel giorno perché impegnato in America con le riprese del suo ultimo film». Testimonianza spostata a data da destinarsi e un bela “ciaone” dalla star da oltreoceano.

Richard Gere dà buca a “Open Arms”: l’attore non sarà in aula il 6 ottobre

Alla fine, né ufficiale, né gentiluomo, né divo impegnato nella causa umanitaria: ma un attore per cui il richiamo – e gli impegni – sul set americano battono l’interpretazione richiesta nei tribunali italiani. Ubi maior, minor cessat, dicevano i latini: e così il protagonista di tanti successi a stelle e strisce declina l’invio testimoniale e opta per il copione hollywoodiano. L’attore americano era atteso per venerdì prossimo a Palermo, per “testimoniare” contro Matteo Salvini, nell’incredibile processo che vede alla sbarra il leader leghista per sequestro di persona. Ebbene, ieri l’ufficiale e gentiluomo di quattro decenni orsono ha fatto sapere che non sarà davanti ai magistrati perché ha da lavorare.

L’attore è “impegnato” sul set in America: niente testimonianza spettacolo in Italia…

Film batte causa umanitaria, e il richiamo di Hollywood prevale sul grido d’allarme degli ultimi che il protagonista di American gigolò e Ufficiale e Gentiluomo aveva ascoltato e rilanciato a bordo della nave umanitaria dove era stato “paparazzato” mentre dispensava cibo, coperte e conforto indirizzati ai profughi e parole di encomio per l’equipaggio soccorritore della Ong spagnola. Sì, perché come recita il sapiente motto latino, tradotto letteralmente: «In presenza di quel che possiede più potere o importanza, chi ne ha meno perde la propria rilevanza». E allora niente processo-spettacolo per Richard Gere, ma direttamente lo spettacolo. Niente passerelle a bordo della nave “sequestrata”, l’attore assai più prosaicamente calcherà le scene della suo nuovo impegno lavorativo: sicuramente meno faticoso che dover rispondere alle domande dell’avvocato Giulia Bongiorno, legale di Salvini.

Richard Gere, the show must go on: ma sul set negli States. La “testimonianza spettacolo” in Italia può attendere

Meglio la finzione cinematografica che dover testimoniare la verità di una narrazione e di una presenza, scomode da avvalorare. Anche per questo, ricorda oggi Il Tempo, «fonti della Lega parlano con Libero di «sconcerto del ministro». Evidentemente per questo ricco signore americano – si fa notare – “vengono prima i milioni di Hollywood della giustizia italiana”. Eppure Richard Gere deve solo raccontare come ha trovato gli immigrati, visto che lui era salito a bordo dallo yacht con cui era arrivato (non li ospitò certamente lui…). Chi gli segnalò il caso. Chi lo vestì da eroe in cerca di naufraghi che invece stavano proprio in nave». The show must go on, negli States però. Lo “spettacolo” italiano può aspettare (per il momento): l’attore in aula non ci sarà. Ha un impegno sul set hollywoodiano…

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