Salario minimo, Brunetta: “Il 15 ottobre daremo il dossier a Meloni. Dirà come stanno davvero le cose”
L’obiettivo è consegnare al governo il dossier sul salario minimo entro il 15 ottobre, dunque rispettando la scadenza dei due mesi indicata dal premier Giorgia Meloni. Ad annunciare la tempistica per la presentazione del lavoro del Cnel è stato il presidente Renato Brunetta, intervenendo nel corso della cerimonia di insediamento della undicesima consiliatura dell’organismo, alla quale hanno preso parte, tra gli altri, il presidente della Repubblica Sergio Mattarella e i ministri dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, e del Lavoro, Marina Elvira Calderone. “Lavoreremo per consegnare il 15 ottobre alla presidente del Consiglio quanto chiesto, ma poi l’interlocuzione resta aperta“, ha detto Brunetta, ricordando che “la presidente Meloni ci aveva chiesto 60 giorni, a partire da metà agosto, per dare una risposta sia in termini quantitativi e analitici, come stanno realmente le cose sui salari in Italia, e in particolare sui salari minimi, sia in termini di quali proposte fare sui salari minimi, sul lavoro povero e in generale sui salari e sulla produttività”.
Brunetta: “Consegneremo il dossier sul salario minimo il 15 ottobre”
“Non sappiamo ancora se ci saranno osservazioni, proposte, un documento, un dossier, un impianto normativo articolato. Ma speriamo di consegnare un documento il più possibile unanime e condiviso”, ha proseguito il presidente del Cnel, ricordando che “il lavoro di cui parla la nostra Costituzione è un lavoro pagato il giusto, un lavoro dignitoso e, soprattutto, un lavoro sicuro”. “È in questa stagione – ha quindi sottolineato – che la tutela e la dignità del lavoro, il giusto salario, il sistema di previdenza e assistenza più in generale, il concetto di bene comune si affermano come obiettivi e valori di una costituzione materiale, di cui si rinviene traccia già nel Codice di Camaldoli del 1943, e che avranno nella Carta la loro piena legittimazione”. E “ne sarà un esempio” proprio “l’istruttoria che stiamo compiendo sul tema del lavoro povero e del giusto salario, per incarico del presidente del Consiglio dei ministri, che chiama il Cnel al compito di offrire ai decisori politici e, più in generale, al dibattito pubblico, elementi condivisi di analisi e di proposta”. “È questa – ha commentato Brunetta – la bussola di un’azione politica competente, seria e responsabile”.
Giorgetti: “Non è più tempo di sussidi. Salari e produttività devono contribuire insieme alla ripresa della crescita”
È stato poi Giorgetti a ricordare che per il governo “il tema dei salari e il tema della produttività debbono assieme contribuire alla ripresa di uno sviluppo inclusivo che permei tutta l’Italia, e realizzi un giusto allineamento delle retribuzioni basato sul principio incomprimibile della libera contrattazione tra le parti sociali”. “Limitarsi a discutere della domanda e intervenire con ogni genere di invenzioni pur di spendere denaro pubblico e sussidiare qualcuno o qualcosa, sempre più si è rivelato denso di conseguenze non volute e anzi nocive”, ha proseguito il titolare dell’Economia, aggiungendo che “certamente sussidiare è più facile; impegnarsi invece in un coerente disegno di riforma dell’economia italiana che ne aumenti la produttività, più complicato”. “Tuttavia questo è il compito che la ragione economica e la morale impongono alla nostra attività di governo. Non possiamo più surrogare con facili misure il compito strutturale che ci è imposto”, ha avvertito.
Calderone: “La questione del salario minimo deve essere ricompresa nel tema più ampio dei trattamenti retributivi”
“Quando parliamo di lavoro, sappiamo che l’Italia ha davanti a sé sfide importanti. Mi riferisco, per esempio, ai temi e alle contraddizioni di un mercato del lavoro che ha performance del tutto diverse da regione a regione e con una offerta formativa che va meglio collegata ai fabbisogni reali delle imprese e su cui stiamo lavorando. Ma c’è ancora tanta strada da fare”, ha sottolineato il Calderone, precisando di riferirsi anche “al salario minimo, la cui soluzione deve essere compresa nel tema più ampio dei trattamenti retributivi, dell’estensione e dei rinnovi contrattuali e dell’andamento della produttività e dell’innovazione della nostra economia”.