Sentenze su Ustica e strage di Bologna: ad Amato concesso quel che è stato negato a De Angelis

4 Set 2023 11:52 - di Lando Chiarini
De Angelis

Quando, qualche settimana fa, Marcello De Angelis (nella foto) avanzò dubbi sulla «matrice fascista» della strage alla stazione di Bologna, il coro di condanna che ne seguì fu così forte e perentorio da indurlo alle dimissioni dal ruolo di portavoce del presidente della regione Lazio. I suoi detrattori furono lesti a bollarlo come  negazionista avendo egli osato dubitare della perfetta corrispondenza tra verità storica e verità giudiziaria. Certamente più fortunato di lui si è rivelato Giuliano Amato, tornato dopo 43 anni sulla strage di Ustica per riaccreditare la tesi del missile francese destinato a colpire un Mig libico ma accidentalmente impattato sulla fusoliera del Dc-9 Itavia, del tutto ignaro di trovarsi nel mezzo di una battaglia aerea nel cielo di Ustica.

Come De Angelis anche l’ex-premier ha negato il contenuto di una sentenza

In questo caso, infatti, è importato assai poco al mainstream se per accreditare tale tesi, per altro non nuova, Amato abbia a sua volta cancellato l’irrevocabile sentenza di assoluzione dei quattro generali dell’Aeronautica accusati di alto tradimento per aver sostenuto che mentre il Dc-9 sorvolava quel tratto di mare nessuna battaglia era in corso. E così ora i negazionisti, come le pizze del Peppiniello di Miseria e nobiltà, diventano due. Ma mentre Amato è stato portato in trionfo, De Angelis è precipitato all’inferno. Perché? Rispondere non è facile. Di certo c’è che la tesi della bomba a bordo, la più probabile a detta del collegio peritale internazionale presieduto da Aurelio Misiti, che ha anche esaminato la carcassa dell’aereo esploso, risucchierebbe nella tragedia di Ustica anche quella consumatasi 37 giorni dopo alla stazione di Bologna.

Il “rapporto Giovannone” potrebbe legare le due stragi

A stabilire un nesso tra le due stragi (per complessivi 161 morti) è il cosiddetto rapporto Giovannone, dal nome del capocentro del Sismi a Beirut, che in una serie di cablogrammi inviato alla sede di Roma, allertava le nostre autorità circa la possibilità di attentati palestinesi in Italia, fino a quel momento esclusi dalla vigenza del cosiddetto “lodo Moro. Ma per meglio illuminare il contesto, occorre spingere ancora più dietro il nastro e tornare alla notte del 7 novembre 1979, quando sul troncone autostradale che collega Ortona alla Pescara-Bari i carabinieri sequestrano due lanciamissili Sam-7 Strela di fabbricazione sovietica. A bordo del furgone Peugeot che li contiene, tre giovani – Daniele PifanoGiorgio Baumgartner e Luciano Nieri – che risulteranno appartenenti all’Autonomia romana.

Terrorismo palestinese e “lodo Moro”

Sei giorni dopo c’è anche un quarto arresto, quello destinato a dare un senso a tutta la storia. In manette finisce infatti il giordano Abu Anzeh Saleh, alto esponente del Fplp, il Fronte per la liberazione della Palestina. In virtù del “lodo Moro”, quei lanciamissili dovrebbero essere solo «di transito». Questa, almeno è la tesi sostenuta dal Fplp. Questa volta, però, qualcosa s’inceppa: i lanciamissili restano sotto sequestro e i magistrati si mostrano tutt’altro che compiacenti nei confronti di Saleh. Le trattative tra Fplp e Sismi saltano e da Beirut il colonnello Giovannone lancia l’allarme: i palestinesi considerano finito il “lodo Moro” e si accingono a compiere attentati anche in Italia.

De Angelis costretto alle dimissioni

E qui entra in pista la città di Bologna, la città dove Saleh finisce in manette. La stessa da cui decolla il Dc-9 e dove 37 giorni dopo esplode la bomba alla stazione. Coincidenze? Può darsi. Così come può esserlo anche quella che vede il “rapporto Giovannone” ancora non del tutto desecretato. Curiosamente, la parte riservata riguarda proprio i giorni a ridosso della strage alla stazione. Tutto questo, sia chiaro, non pretende di fornire alcuna tesi precostituita per la decifrazione di eventi tanto dolorosi quanto misteriosi. Ma sotto il profilo politico può benissimo spiegare perché, tra i negazionisti Amato e De Angelis, il primo sia finito in trionfo e il secondo all’inferno.

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