Smentita la vedova di Battisti: la lettera di Mogol esiste. Medico rivela: “Poche righe ma Lucio pianse”
A pochi giorni dalla celebrazione dei 25 anni dalla morte di Lucio Battisti e da quella lettera aperta della vedova, Grazia Letizia Veronese, con durissime accuse a Mogol, arriva un’altra puntata della “fiction” sul cantante scomparso prematuramente. Stavolta a parlare è uno dei medici che restò al capezzale di Battisti fino all’ultimo momento, prima che l’artista morisse. Fu lui, come spiega oggi in un’intervista alla Stampa, a consegnare a Battisti una breve lettera che gli aveva affidato Mogol, lettera di cui la vedova aveva sempre negato l’esistenza. “Caro ragionier Mogol, ti invito a non raccontare più la commovente storia della lettera consegnata di nascosto a Lucio, ora da un’infermiera, ora da un medico, ora da un non meglio identificato professor”… Voglio precisare, una volta per tutte, che mio marito in quei giorni lottava per la sua vita, che nessuno ha mai ricevuto una tua lettera, che Lucio in quegli stessi giorni non è stato mai lasciato solo e che non ha mai pianto, tantomeno ricordando la vostra amicizia. Ti rammento che il vostro “sodalizio artistico” si era interrotto nel lontano 1980. Sono passati ormai 43 anni, Giulio! Senza rancore”, aveva scritto qualche giorno fa la Veronese.
Battisti e la lettera di Mogol, spunta una nuova testimonianza
“Battisti era il mio idolo musicale. Ho cercato solo di garantirgli le migliori possibilità in una situazione critica di cui non ho mai parlato – e mai lo farò – per rispetto nei confronti suoi e di tutti i pazienti…”, è il racconto del medico che assisteva Battisti. Ricorda anche il famoso episodio del bigliettino di Mogol? “Perfettamente. Glielo consegnai io stesso durante una delle tante visite di controllo che gli facevo. Passavo le mie giornate in ospedale. Sono arrivato a lavorare 72 ore senza tornare a casa: non lo dimenticherò mai. Il biglietto me lo diede la collega di un altro reparto. E io lo portai subito in camera di Battisti”. Senza chiedere permesso alla moglie? “Non era dovuto”, racconta il medico. “Gli dissi che arrivava da Mogol e che potevo allungarglielo, leggerlo ad alta voce per lui o stracciarlo. Stava a lui, e soltanto a lui, scegliere. Non pensi a una lettera, era giusto un bigliettino, due o tre righe al massimo e un numero di telefono in fondo. Mogol desiderava fargli sapere che lo pensava e che era a sua disposizione per qualsiasi cosa. Ma quelle parole semplici colpirono Battisti al punto da commuoverlo. L’ho detto e lo ribadisco. Sono l’unico a poterlo fare: ero lì”.
Il messaggio nel biglietto
Secondo quanto è stato raccontato dai giornali, sul biglietto c’era scritto più o meno così: “Spero che i giornali esagerino sulle tue condizioni di salute, comunque io sono a tua disposizione, chiamami a questo numero se hai bisogno di me”. Che fine ha fatto quel biglietto? “Lo tenne lui. Riuscì, non so come, a nasconderlo alla moglie. Non ho davvero idea di che fine abbia fatto. Leggo dichiarazioni sia di Mogol sia della moglie di Lucio Battisti che non corrispondono alla realtà. Comprensibile, è passato tanto tempo. Ma i fatti sono fatti, e sono quelli che ho appena raccontato a lei”.