Spagna, Puigdemont detta le condizioni a Sanchez: questione catalana e amnistia

5 Set 2023 13:47 - di Redazione
Puigdemont

Riconoscimento della legittimità democratica degli indipendentisti, abbandono della «via giuridica» per affrontare la questione catalana e amnistia per i separatisti. Queste, in sintesi, le condizioni poste dal leader secessionista Carles Puigdemont (nella foto) per sostenere il futuro governo spagnolo. L’ex capo del governo catalano, oggi in Belgio per sfuggire all’arresto, le ha elencate in una conferenza stampa a Bruxelles, dopo aver incontrato ieri la vicepresidente dell’esecutivo in carica, Yolanda Diaz.

Puigdemont è latitante a Bruxelles

Puigdemont ha dunque parlato chiaro. Bisognerà ora vedere quale effetto produrranno sui socialisti le carte che ha calato. Le elezioni di luglio, infatti, non hanno indicato alcuna chiara maggioranza. In termini numerici ha vinto il Partito Popolare, piazzatosi primo, ma senza  voti sufficienti per governare. Non li ha neppure il premier socialista uscente Pedro Sanchez, a meno che non decida appunto di trascinare nell’alleanza o almeno in appoggio esterno i separatisti di Junts per Catalunya. In poche parole, senza l’appoggio del partito di Puigdemont non ha speranza di ottenere la fiducia.

L’ex-premier socialista Gonzales critico sulla tra trattativa

È vero che, in conferenza stampa, il capo degli indipendenti ha detto che «in questo momento non vi sono le condizioni per un accordo». Ma è anche vero che ogni trattativa comincia così. I tatticismi sono una via obbligata in politica, specie alla vigilia della nascita di un governo parlamentare. Le reazioni alle condizioni dettate da Puigdemont non sono mancate. Il leader popolare Albert Feijoo ha definito «inaudito» oltre che «un’anomalia democratica» l’incontro fra Diaz e Puigdemont, definito come «persona condannata e ricercata della giustizia spagnola». Critico con la Diaz anche l’ex premier socialista Felipe Gonzales. Intervistato da Onda Cero,  si è chiesto se Diaz abbia incontrato Puigdemont come leader di Sumar (partito della sinistra radicale) o in qualità di numero due del governo. E ha sottolineato che la costituzione spagnola non prevede né l’aministia, né l’autodeterminazione.

 

 

 

 

 

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